Capitolo 9 - Loren

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Stacco la presa dalla corrente

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Stacco la presa dalla corrente. Il mio piccolo gioiellino è finalmente carico, pronto per essere appeso al collo. Raccolgo assieme le carte sparse sulla mia scrivania, con un sorriso stampato in volto.

È finalmente pomeriggio. Guardo l'orologio: le quattro e trentatrè. Sono già pronta, non mi resta che infilare le scarpe blu, e volare giù per la scala gridando: «Mamma, io esco!»
«Hai già finito di studiare Håbe?»
«Certo...», come se non fossi grande abbastanza da gestire il mio tempo. Apro la porta, urlo un "ciao" e la chiudo alle mie spalle.

I raggi del sole colpiscono la mia pelle e sono pronta a fare una scorpacciata di raggi UV. Lo Sconosciuto abita lontano, ma decido di farmela lo stesso a piedi.

Mentre cammino accarezzo la mia macchinetta fotografica. Quando sono dietro all'obiettivo, e guardo il mondo attraverso quello strumento, tutto appare più nitido e distinto. In una fotografia ci sono per forza uno o più soggetti principali, di conseguenza c'è un focus. Nella vita normale invece no. Il tuo cervello, mentre ti guardi intorno e respiri, elabora così tante informazioni, vede così tante cose, e ne sente altre milioni. La fotografia mi aiuta non solo a scinderle, ma anche a comprenderle appieno. Come pensi di poter riuscire in una frazione di secondo a percepire tutto il mondo intorno a te?

Le foto intrappolano le azioni, le emozioni, le immagini e ti permettono di dire "stop", di premere pausa. E potrai avere quei momenti con te per sempre.
Sarà pure da nostalgici, ma mi piace. Ogni volta che faccio una fotografia poi mi ricordo quell'immagine per giorni, anche settimane, a volte mesi.

È bellissimo, ed emozionante. È come se trovassi una scena troppo bella per perderla in un secondo e quindi la marchiassi a fuoco nel cervello, intrappolandola lì dentro, premendo solo un tasto.

È magico, ma allo stesso tempo così naturale e umano, ammettere di avere dei limiti e sentire il bisogno di tenere quei momenti impressi, di non vederli perdersi tra le stagioni e le mode. La fotografia mi ha insegnato che ogni momento è unico e irripetibile e per questo, bisogna farne tesoro.

Mi chino un po', quasi inginocchiandomi, mentre prendo in mano la macchinetta. Un bambino sta correndo verso quello che sembra il papà. Fotografo l'attimo prima del loro abbraccio e quello immediatamente dopo, quando il papà lo solleva e gli fa fare l'aeroplano, mentre il bimbo ride felice.

Mi sento anche un po' una ladra, a volte, ladra di momenti e ricordi altrui, come questo. Ma la passione che scorre nelle vene è troppa per resistere a scene come questa; devo immortalarle.
Mentre sono ancora con l'occhio concentrato nell'obbiettivo, intenta a guardare intorno per vedere se qualcos'altro mi colpisce, la vedo.

La sua camminata femminile, ancheggiante, sicura sui tacchi vertiginosi. I capelli castani sfumati di viola sulle punte fluttuano al vento come fili di una ragnatela, mentre dietro agli occhiali da sole di Prada i suoi occhi da gatta color cioccolata scrutano altezzosi qualsiasi essere umano.

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