SIBERIA

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C'erano molte ore di viaggio a separare la Germania dalla Siberia, Steve preferì non dare mai il cambio al suo migliore amico per pilotare l'elicottero; non era per una questione di fiducia, semplicemente voleva lasciarlo riposare.

Inserì il pilota automatico per concedersi a sua volta qualche minuto di riposo, gli occhi avevano iniziato a bruciargli e la testa gli doleva per tutto quello che era accaduto e che doveva ancora accadere; dietro lui Charlotte era profondamente addormentata e lo stesso valeva per Bucky, seduto a suo fianco.

Teneva la mano sinistra appoggiata al viso e le labbra erano socchiuse; il giovane uomo rimase a lungo a guardalo, in silenzio.

"Smettila di guardarmi in quel modo, mi fai venire strani pensieri" borbottò il soldato aprendo gli occhi.

"Scusami, non credevo che ti avrei svegliato"

"Ero già sveglio da un po'. Perché mi stavi guardando?"

"Stavo cercando lo stesso ragazzo di Brooklyn con cui sono cresciuto"

"Quel ragazzo non c'è più. È caduto dal treno e non è sopravvissuto"

"Ed io ti dico che quel ragazzo c'è ancora"replicò Rogers, abbracciando il suo migliore amico "mi sei mancato terribilmente"

"Anche tu, cretino"

"Ricordi ancora come mi chiamavi?"

"Certo che me lo ricordo"

"E ricordi quella volta che siamo tornati a casa facendo l'autostop perché avevamo speso tutti i soldi?"

"Io li avevo spesi tentando di prendere quell'orsacchiotto di peluche per quella ragazza dai capelli rossi, come si chiamava?"

"Dolores. Tu la chiamavi Dott"

"Già, è vero. Non raccontare questa storia a Charlie, però" disse il giovane uomo, voltandosi a guardare Charlotte "ho visto quello che è in grado di fare e non ci tengo a provarlo sulla mia pelle"

"Tu l'ami?" gli chiese Steve, di getto, spostando lo sguardo dal pavimento al viso di Bucky.

"Si, sono innamorato, Steve"

"Sono proprio contento" mormorò il Capitano, abbracciandolo una seconda volta, in modo da nascondere gli occhi che erano diventati lucidi.



Trascorsero altre quattro ore prima che davanti ai loro occhi apparvero le lande insidiose ed innevate della Siberia; erano finalmente arrivati e Steve prese nuovamente possesso dei comandi dell'aereo mentre Bucky andò a svegliare Charlie, avvertendola del loro arrivo.

"Hai ancora male alle costole?"

"No, è passato tutto"

"Dobbiamo scendere adesso, siamo arrivati" disse il giovane uomo, si avvicinò ad una parete dove erano posate diverse armi e prese quello che era un fucile d'assalto, dotato di mirino, caricandolo; tutti e tre scesero dal mezzo di trasporto ed entrarono in quella che era una struttura abbandonata da molto tempo.

Non sapevano chi potesse esserci lì dentro, se erano arrivati in anticipo o troppo tardi, per cui avanzarono con circospezione; ad un tratto sentirono un rumore metallico alle solo spalle e si voltarono verso una porta, Bucky puntò subito ad altezza uomo il fucile.

La porta si aprì e dall'altra parte apparve la figura inconfondibile di Tony Stark nella sua armatura.

"Capitano, ti vedo un po' troppo sulla difensiva"

"È stata una lunga giornata, che cosa sei venuto a fare?"

"Riposo, soldato" disse l'uomo a Bucky "sono qui perché ho capito di aver sbagliato"

"Tu non ammetti mai di aver sbagliato" mormorò Charlotte, socchiudendo gli occhi, diffidente.

"C'è sempre la prima volta per tutti, piccola. Insomma, vuoi mettere giù quell'arma, soldatino di piombo? Non hai ancora capito che non ho intenzione di attaccarvi?"

"Metti giù quell'arma, Bucky" sospirò Steve, intenzionato a credere al miliardario, nonostante i suoi due migliori amici fossero di parere opposto; i quattro si avviarono in quella che era la sala principale del laboratorio e quello che videro li lasciò senza fiato.

An Unexpected Host; Bucky Barnes (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora