FUCK, FUCK, FUCK, FUCK...

4.1K 184 40
                                    


Charlotte prese in mano dei vestiti appoggiati ad una sedia e li mise dentro ad una cesta di plastica azzurra, uscì dalla porta d'ingresso del proprio appartamento e scese al pianoterra, dove c'era la lavanderia a disposizione di tutti gl'inquilini; entrò nella piccola stanza e si diresse verso quella che era l'unica lavatrice libera.

Aprì il cestello trasparente ed iniziò a riempirlo con alcune magliette a maniche lunghe e dei pantaloni da uomo.

Erano già trascorse quattro settimane dalla notte di San Silvestro e lei e Bucky avevano intrapreso una relazione a tutti gli effetti, sapevano entrambi quanto ciò fosse sbagliato, ma allo stesso tempo non potevano continuare a stare distanti l'uno dall'altra, ci avevano provato, fallendo miseramente.

Cercavano di godersi ogni momento che veniva loro concesso perché non sapevano quando tutto sarebbe finito, infranto dalla cruda realtà; Charlotte non era più una ragazzina innocente e sprovveduta da quando aveva sedici anni, era a conoscenza del fatto che Bucky non sarebbe rimasto per sempre a vivere da lei, prima o poi la polizia lo avrebbe trovato o Steve lo avrebbe portato altrove, ma preferiva non pensarci.

"Perché stai tremando?".

La ragazza si voltò in direzione della porta e vide il giovane uomo appoggiato ad una parete, le mani incrociate nel petto, indossava un paio di jeans neri ed una maglietta rossa a maniche lunghe, una di quelle che lei preferiva.

"Il rosso è un colore che ti dona molto"

"Grazie, ma non hai risposto alla mia domanda"

"Non voglio che tutto questo finisca. Non voglio che la polizia ti trovi"

"Sai, è buffo sentirti dire queste cose. All'inizio non mi volevi nemmeno dentro al tuo appartamento, te lo ricordi?"

"Si, me lo ricordo ma è passato molto tempo da quel giorno e sono cambiate tante cose" rispose la ragazza con un sospiro, sollevò lo sguardo e vide Bucky posizionare una sedia sotto il pomello della porta "che cosa stai facendo?"

"Voglio godermi ogni attimo in tua compagnia"

"Stai scherzando? Non possiamo farlo qui dentro, potrebbe arrivare qualcuno in qualsiasi momento!" protestò Charlie, ma nei suoi occhi c'era già uno sguardo carico di desiderio, una muta richiesta di non fermarsi per nessuna ragione al mondo; il soldato l'afferrò per i fianchi, posizionandola sopra ad una delle lavatrici.

Entrambi non avevano desiderio di perdere tempo con i preliminari, il giovane uomo le abbassò gli shorts azzurri, lei si occupò dei suoi pantaloni neri e lui l'entrò dentro, ansimando.

Charlotte si aggrappò alle sue spalle, lasciandogli dei profondi segni rossi, continuava a sentire una tremenda sensazione che non era in grado di scacciare in alcun modo, come se qualcosa fosse in procinto di riversarsi sopra di loro e non riuscì a scacciarla nemmeno quando raggiunse l'orgasmo.

"Ti ho visto distratta" le fece notare qualche ora più tardi il giovane uomo, mentre erano nel centro di New York per bere qualcosa in un bar.

"Come?"

"Mentre eravamo in lavanderia. Ti ho vista assente. Ho sbagliato qualcosa?"

"No, tu non hai sbagliato nulla, sono solo pensierosa. Tutto qua"

"Va bene" rispose Bucky, prendendo in mano la sua bibita gassata, si guardò un momento attorno ed i suoi occhi vennero attirati da una strana scena dall'altra parte della strada: c'erano due uomini, due poliziotti, che guardavano dalla sua parte e dopo qualche istante il primo prese in mano la radiolina che portava alla cintura, muovendo le labbra.

"Che ti prende?"

"Dobbiamo andarcene subito" disse il soldato, in tono secco, contagiato dalla stessa sgradevole sensazione che aveva colpito Charlotte poche ore prima; la trascinò il più velocemente possibile dentro al suo appartamento, chiudendo la porta a chiave.

"Si può sapere che hai?"

"Dobbiamo andarcene subito da qui"

"Cosa? Per quale motivo?"

"Dall'altra parte della strada c'erano due poliziotti. Mi hanno riconosciuto. Dobbiamo scappare subito, vai a prendere dei vestiti e le chiavi della macchina".

Charlie voleva dire al giovane uomo che la sua era stata solo un'impressione, che con tutte le persone che c'erano non potevano aver visto proprio lui, ma sentiva che non era così; corse subito in camera, prese dall'armadio uno zaino e c'infilò dentro i primi vestiti che trovò nei cassetti.

Tornò nella cucina per dire a Bucky che era pronta, quando aprì la bocca per parlare accadde tutto in una frazione di secondo.

Ci fu un'esplosione fortissima e la ragazza si ritrovò scaraventata contro una delle pareti del salotto,socchiuse le palpebre e vide il corpo del soldato, poco più in là, immobile nel pavimento; stava per alzarsi quando uno dei soldati delle forze speciali la colpì in pieno volto con un calcio, facendole perdere i sensi.



"Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo" imprecò Steve, salendo le scale il più velocemente possibile, Sam era subito dietro di lui ed entrambi i giovani uomini si auguravano di non essere arrivati troppo tardi; le loro preghiere vennero ascoltate perché i soldati erano giunti da pochi secondi nell'appartamento.

Erano uomini scelti e specializzati ma non potevano nulla contro un super soldato, mosso da una furia quasi cieca; Steve li stordì quasi tutti senza l'aiuto di Sam, che stava salendo gli ultimi scalini, precipitandosi poi a soccorrere Charlotte.

"Come sta? È viva?"

"Si, è solo svenuta" rispose Rogers, poi si precipitò a controllare le condizioni del suo migliore amico "Bucky? Bucky, mi senti? Riesci a sentire la mia voce?"

"Ti risponde?"

"No, maledizione!" ringhiò Steve, aveva già perso Bucky una volta, non voleva perderlo una seconda "non c'è battito, Sam, non respira. Aiutami, maledizione"

"Cerca di stare calmo"

"Non posso stare calmo!".

Sam si allontanò da Charlotte e raggiunse l'altro giovane uomo; il Capitano congiunse le mani nel petto di Bucky, iniziando a praticargli il massaggio cardiaco e continuò per lunghi minuti, talmente lunghi che sembravano ore, pregando mentalmente che non fosse troppo tardi.

"Steve..."

"Stai zitto, Sam, non è troppo tardi. Avanti, Bucky, apri gli occhi!".

In risposta il soldato prese a tossire e respirare rumorosamente; il Capitano gli passò un braccio attorno alle spalle e lo aiutò a sedersi, affinché riuscisse a respirare meglio.

"Steve, Steve sei tu?"

"Si, sono io, Buck"

"I poliziotti ci hanno scoperto. Hanno fatto esplodere una granata"

"Tranquillo, Bucky, adesso ci siamo io e Sam".


An Unexpected Host; Bucky Barnes (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora