5. Scontri e incontri

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Barbara cercò di ricambiare per tutto il tempo lo sguardo di quel ragazzo riccio che continuava a guardarla imperterrito, e non voleva distoglierlo e guardare altrove, semplicemente perché lui avrebbe capito l'effetto che le faceva essere guardata...

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Barbara cercò di ricambiare per tutto il tempo lo sguardo di quel ragazzo riccio che continuava a guardarla imperterrito, e non voleva distoglierlo e guardare altrove, semplicemente perché lui avrebbe capito l'effetto che le faceva essere guardata in quel modo, con un intensità che nessuno aveva impiegato mai nel guardarla. Nonostante cercasse di apparire forte e determinata sotto lo sguardo di lui che continuava a vagare su ogni centimetro del suo viso, Barbara non poté evitare di arrossire. Sentiva le sue guance riscaldarsi e non riusciva a capire se fosse il sole che splendeva sulle loro teste o era l'imbarazzo arrivato ormai alle stelle. In cuor suo, sapeva che il sole non c'entrava niente, ma non lo dette comunque a vedere.

Quando Harry entrò in macchina, Liam ed i ragazzi si voltarono verso di lei, facendole segno di risalire. Alla fine, Barbara si ritrovò a pensare che, in un modo o in un altro, aveva fatto comunque tardi il primo giorno, a differenza di Gigi che, sebbene si fosse svegliata tardi, era riuscita ad arrivare in orario.

«Guarda che sei stato fortunato che non ti ha fatto il culo, Liam». Disse Louis, riferendosi alla reazione troppo avventata di Liam poco prima.

«Lo so... ma sai anche quanto tengo alla macchina» ribatté, anche se in fondo sapeva che Louis aveva ragione. Liam era stato fortunato, perché un Harry arrabbiato non era uno spettacolo di cui godere. Barbara era indecisa se chiedere o meno del ragazzo riccio incontrato quella stessa mattina, ma non ci pensò due volte e la curiosità ebbe la meglio in lei.

«Lo conoscete?» chiese, mentre si sporgeva in avanti tra i due sedili. Barbara non lo aveva mai visto. Era sicura che avesse più o meno la sua stessa età o forse qualche anno in più, ma non lo aveva mai visto al campus. Non che si mettesse a guardare chiunque, poiché sapeva che non conosceva nemmeno la metà degli studenti che frequentavano la Washington State University, ma era sicura che un ragazzo di tale bellezza non sarebbe passato inosservato ai suoi occhi. Sebbene non volesse più impegnarsi seriamente dopo Kristof, o almeno non dopo un arco di tempo così breve dalla loro rottura, le era concesso guardare altri ragazzi, no?

«No» dissero i tre all'unisono e Barbara rimase leggermente delusa, volendo saperne di più. Annuì e si sistemò sul sedile, pregando di arrivare velocemente. Quando il campus entrò nella loro visuale, Barbara sospirò sollevata e, tra le tante macchine, riuscì a scorgere quella di Zayn, parcheggiata in prima fila, segno che fosse arrivato presto. Barbara guardò il cellulare e notò le numerose chiamate di Gigi e gli altrettanti numerosi messaggi da parte di Zayn che, molto gentilmente, le chiedevano dove cazzo si fossero cacciati. Barbara rimise il telefono in borsa e salutò i ragazzi con un bacio sulla guancia ciascuno, prima di correre letteralmente all'interno della struttura. Mai come quella volta, non aveva visto in quale aula dovesse svolgersi il primo corso che avrebbe dovuto seguire quella mattina, poiché era sicura che, arrivando in anticipo, avrebbe avuto tutto il tempo di farlo. Si avvicinò velocemente alla bacheca con i corsi e gli orari corrispondenti, fece scendere un dito sul foglio e sgranò gli occhi quando trovò il corso di letteratura, che tra l'altro, era già iniziato da quindici minuti. Si voltò velocemente e, nel farlo, andò a sbattere contro qualcuno; qualcuno che, molto probabilmente, era in ritardo esattamente come lei. Non ci volle molto a perdere l'equilibrio e a cadere a terra, rovesciando il contenuto della borsa, lasciata aperta per la fretta. Barbara, se avesse potuto, avrebbe imprecato ad alta voce, ma non era solita farlo, quindi si morse la lingua e maledisse prima il ragazzo riccio che aveva colpito la loro macchina, facendole perdere tempo, e poi se stessa per essersi voltata così bruscamente senza neanche guardare se ci fosse qualcuno.

«Scusami, mi dispiace» disse il ragazzo con cui Barbara si era scontrata, allungando una mano per aiutarla ad alzarsi. Barbara si guardò intorno con la speranza che nessuno avesse assistito ad una scena così imbarazzante e, quando constatò che il corridoio era praticamente vuoto, con solo qualche rumore di sottofondo dovuto agli studenti nelle aule, la afferrò e si rimise in piedi sistemandosi i capelli completamente scompigliati.

«Scusami tu, non ti ho proprio visto». Si grattò la nuca e si abbassò per rimettere i libri caduti in borsa. Il ragazzo dal sorriso mozzafiato si propose di aiutarla, ma Barbara con un piccolo sorriso accennato gli disse di non preoccuparsi.

«Anche tu in ritardo?» le chiese sorridendo. Barbara, a quel punto, si chiese se tutti i ragazzi più belli che avesse mai incontrato si fossero messi d'accordo per farle perdere tempo. Era più alto di lei - e lei era davvero alta- con un sorriso smagliante e gli occhi di un verde accesso. L'accento era diverso da quello di Barbara, la quale si ritrovò a chiedersi di dove fosse.

«Già» rispose, uscendo dalla trance provocata dall'aspetto fin troppo bello del ragazzo che stava ora camminando accanto a lei.

«Corso di letteratura?»

«Sì, dovrebbe essere in aula 12» disse Barbara guardandosi intorno per individuare l'aula.

«Ti spiace se ti seguo? Non ho idea di dove sia l'aula» chiese lui, sistemandosi lo zaino in spalla. Indossava jeans stretti ed una maglietta a mezze maniche bianca, che risaltava la pelle abbronzata, che di conseguenza risaltava gli occhi. Barbara dovette ripetersi più volte di smetterla di guardarlo in quel modo e di rispondergli.

«Certo, nessun problema» gli rispose.

«Sono Steven, comunque» Barbara era stata totalmente occupata a squadrarlo e a contemplare la sua bellezza da non chiedergli neanche il nome.

«Barbara» gli porse la mano, che Steven strinse gentilmente.

«Eccola qui» disse Barbara lasciando andare un sospiro che non si era neanche accorta di star trattenendo. Quando entrarono in classe, tutti si voltarono nella direzione dei due ritardatari. Steven si scusò per entrambi sotto lo sguardo del professore, che guardava Barbara con la testa abbassata e le braccia al petto. Non si era mai sentita così in imbarazzo come allora - o forse sì - dopo la breve avventura di quella stessa mattina. Tra i tanti volti sconosciuti, Barbara riuscì a scorgere Gigi, che per fortuna le aveva tenuto il posto, e non perse tempo a camminare verso di lei. Steven le stava dietro e quando Barbara si sedette accanto a Gigi, si guardò intorno in cerca di un altro posto vuoto in cui sedersi.

«Dove eravate finiti?» la voce di Gigi era bassa per evitare che il professore le sentisse.

«Ti spiego dopo»

«E lui chi è?» le chiese ancora, ma Barbara non aveva intenzione di risponderle; aveva già fatto tardi ed era abbastanza per quella mattina.

«Ho detto che ne parliamo dopo» la sua voce poco più alta di un sussurro. Gigi emise un silenzioso verso di lamento, ma si arrese. Entrambe seguirono la lezione, intervallata dagli sguardi tra Barbara e Steven.

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