15. Non si tratta di un invito

1.4K 91 9
                                    

Era passata una settimana da quella sera; la sera in cui Harry aveva lasciato Barbara, senza alcun motivo apparentemente concreto, o almeno questo era ciò che lei pensava, nella stessa stanza in cui era entrato solo pochi attimi prima con la speranza di vederla.

Con il passare dei giorni, Barbara aveva accantonato quella costante sensazione di conoscere di più sul suo conto, ed aveva smesso di chiedere di lui a Zayn che, tra l'altro, aveva iniziato ad insospettirsi. Nemmeno lei conosceva il motivo di tutta quella curiosità, ma le era bastato ricordarsi di come l'avesse trattata, di come l'avesse piantata in asso senza dirle neanche una parola, una motivazione, per smettere di pensarlo per un piccolo e, fin troppo breve, attimo.

L'aveva trovato altamente maleducato e lunatico, eppure avrebbe voluto ascoltarlo divagare sui suoi romanzi preferiti ed avrebbe voluto ascoltare, ancora ed ancora, per un arco di tempo non quantificabile, le frasi migliori recitate dalla sua voce roca e grave.

Le alte temperature di settembre avevano ormai lasciato spazio all'aria fresca ed alle costanti piogge di inizio ottobre. La routine di Barbara continuava tra casa, che aveva dovuto sistemare dopo la sera della festa e che era ridotta peggio di una discarica di alcolici e bicchieri utilizzati e non, università, alla quale si recava quasi ogni giorno per partecipare ai corsi, e in biblioteca, dove si rintanava per studiare, qualora Gigi fosse troppo rumorosa per i suoi standard.

E fu proprio in quella biblioteca che qualcuno, che aveva seguito i suoi movimenti senza che lei se ne accorgesse, si recò solo per parlarle.

HARRY

La pioggia non mi aiuta in alcun modo. Attraverso la strada che mi separa dalla biblioteca e che è trafficata, parecchio, per i disagi che il cattivo tempo sta provocando. Mi stringo nella giacca, ma il vento freddo, insolito per questa prima settimana di ottobre, mi colpisce in pieno viso, ed il fatto che i capelli siano bagnati, appicciati sul mio viso, tanto da impedirmi leggermente la vista, non mi aiuta di molto. Gli alberi oscillano, i clacson suonano rivelando l'ira degli automobilisti che vogliono giungere alle destinazioni prefisse nel minor tempo possibile. Io cerco di destreggiarmi tra i veicoli per raggiungere l'edifico in cui lei dovrebbe trovarsi al momento. Secondo i miei calcoli e le mie abilità nel seguire i suoi spostamenti e percepire, in base ad acute osservazioni, le sue mete, scommetto che in questo momento si trovi qui dentro. L'orario dei corsi è terminato e Zayn, Gigi e tutta la loro combriccola sono andati a casa, tranne lei.

Mi metto al riparo ed entro scuotendomi i capelli. Lo spazio è silenzioso, troppo per i miei gusti e per chi è abituato al caos continuo come me. La cerco con lo sguardo, ma le buonanime studiose sono fin troppe perché io possa trovarla subito. Così vago tra i vari corridoi separati da scaffali di libri, fin quando non la vedo. È china su quello suppongo essere un quaderno di appunti, i capelli lisci che le ricadono in avanti ed un evidenziatore pronto a farsi spazio sui fogli ogni qualvolta è la sua mano a deciderlo. Mi beo per un attimo della sua immagine e godo del suo carattere taciturno e tranquillo, perché so che quando mi vedrà, la sua reazione non sarà di certo quella che spero abbia nei miei confronti.

Così mi posiziono davanti a lei e tiro una sedia sul pavimento fino a sederle accanto. Sono convinto che, se la sedia non avesse prodotto un frastuono enorme, non si sarebbe nemmeno accorta della mia presenza, così presa com'è da quello che sta studiando. Quando si volta nella mia direzione, il suo volto mostra un cipiglio, per lo stridore della sedia sulle piastrelle, ed incredulità per trovarmi qui davanti a lei. Gli occhi sgranati e le iridi di un verde così acceso da risaltare in quest'ambiente poco illuminato, sia da luci artificiali che naturali, a causa del grigiore del cielo.

BARBARA

«Disturbo?» mi chiede Harry con un ghigno divertito, forse per la mia espressione, sul viso. È seduto accanto a me, con le mani nelle tasche dei pantaloni ed i suoi vestiti perennemente neri. Mi chiedo se conosca l'esistenza di una vasta gamma di colori. Il suo tono di voce è alto ed io mi volto agitata in tutte le direzioni sperando che nessuno lo abbia sentito.

DIVERTISSEMENT Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora