12. La festa

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BARBARA

Quello che più temevo accadesse è ovviamente accaduto. Il nostro appartamento è gremito di persone ed io fatico a riconoscere persino i miei pezzi d'arredamento, ora che sono diventati la tana di numerosi bicchieri, patatine ed avanzi di pizza. Ciò che poi mi spaventa è che sono solo le nove e mezza, e se adesso c'è tutto questo casino, che poi la sottoscritta dovrà sistemare, non oso immaginare la quantità di persone che si aggiungerà man mano che ci avviciniamo alla mezzanotte.

Non capisco mai perché le persone non rispettino gli orari.

Avevo detto a Gigi di comunicare che la festa sarebbe stata alle otto e mezza, per evitare appunto che si facesse tardi, ma ovviamente qui ognuno fa come gli pare.

Cammino tra le varie sedie che occupano in modo disordinato la sala da pranzo e cerco di cestinare i residui di coloro che, secondo me, non conoscono l'esistenza di una pattumiera dove riporre i proprio rifiuti. Armata di bustine di plastica a coprirmi le mani, per evitare di toccare qualcosa e pentirmene, mi muovo per la stanza, lamentandomi tra me e me a bassa voce nemmeno stessi dicendo un rosario.

Scorgo Gigi in lontananza e la ammiro in tutta la sua bellezza. Sembra un angelo vestita in quel modo. I lunghi capelli biondi le ricadono sulla schiena, la jumpsuit bianca corta presa ieri al negozio, con la parte superiore in pizzo e i pantaloncini che le fasciano le gambe. Si muove con maestria sui tacchi di ben dodici centimetri come se li indossasse anche per andare a dormire, ed io mi sento così stupida a non saper fare neanche due passi senza avere quella costante sensazione di prendere una storta da un momento all'altro. Continuo a blaterare tra me e me cercando di pensare a qualcos'altro, tipo quando sarà tutto finito.

«Ho messo lì la pattumiera per un motivo!» Quasi urlo ad un ragazzo fin troppo ubriaco che  ha lasciato un cornicione di pizza proprio sul ripiano. Mi guarda in malo modo, ma poi lo getta. Non lo ringrazio nemmeno e mi giro nella direzione opposta. Non ho intenzione di starmene tutta la sera a pulire, quindi cerco di rilassarmi e fingere che tutti si stiano comportando in maniera decente ed educata. Raggiungo Gigi e Zayn al centro della stanza, circondati solo da una piccola parte degli amici di quest'ultimo, pur sentendomi completamente a disagio. Ascolto le loro frivole conversazioni e non intervengo, preferendo il silenzio. In realtà ci sarebbe molto da dire, dal momento che gli amici di Zayn mi stanno ispezionando senza ritegno, ma evito.

Due ore dopo, l'aria fa fatica a circolare dato il numero non quantificabile di persone presenti. Mi fanno male i piedi e sto cercando invano da ben cinque minuti di chiedere educatamente ad un ragazzo di spostarsi. Mi arrendo e mi avvicino per urlargli all' orecchio, cercando di sovrastare la musica proveniente dall'impianto stereo. Quando finalmente mi lascia giusto cinque centimetri di spazio per passare, adocchio il divano e prima di correre letteralmente verso di esso come se fosse una sorgente d'acqua nel bel mezzo del deserto, decido di guardarmi allo specchio per controllare trucco e capelli. Così, mi avvicino all'appendiabiti e mi guardo, notando come, per mia sorpresa, sia ancora tutto perfetto. Il vestito che ho scelto ieri su consiglio di Gigi mi sta davvero bene e devo ammettere che più lo guardo, più mi piace e mi mette a mio agio. Le balze nere gli danno un tocco in più ed i tacchi, che richiamano gli stessi colori del vestito, sono bellissimi, e lo sarebbero ancora di più se non facessero così male.

Quando raggiungo il divano, cerco di ritagliarmi un angolino e non far caso alla coppia al mio fianco che sembra in procinto di procreare proprio qui in questo momento.

Sfilo le scarpe e sospiro di sollievo alla sensazione di poter sfiorare le piastrelle fredde del mio pavimento. Mi massaggio le caviglie doloranti e guardo come si evolve la situazione. Ormai non riesco nemmeno a ricordare quante volte il campanello sia suonato ed io sia corsa ad aprire ritrovandomi gruppi di dieci persone alla volta che mi chiedevano se si tenesse qui la festa. Avrei dovuto dire di no, magari ora non starei soffocando. Corpi sudati, fin troppo, sfilano davanti a me in continuazione e la puzza nauseante di alcol mista al sudore è un danno per le mie povere narici. Devo cercare di ricordarmi di non dar a vedere il mio nervosismo e la mia dannata voglia di urlare e liberare il mio povero appartamento, ma cercare di trattenermi e comportarmi come se tutto mi stesse bene, solo per non rovinare il compleanno della mia migliore amica. Dal mio posto, non riesco a vedere chi sia entrato adesso dalla porta e non mi chiedo nemmeno chi abbia aperto quest'ultima al nuovo gruppo arrivato, tanto qui si comportano come se fossero a casa loro.

«È arrivato da bere, ragazzi!» annuncia Zayn da lontano, dopo che probabilmente ha fatto abbassare la musica per ricevere maggior attenzione. La coppia al mio fianco decide finalmente di smetterla e di avvicinarsi al gruppo di persone riunito intorno a Zayn. Quando lo vedo alzarsi sulle punte in cerca di qualcuno, mi avvicino per chiedergli se ha bisogno di una mano.

«Stavo cercando proprio te». Mi dice ed io mi pento di non essere rimasta appiccicata al mio divano. «Ho bisogno che tu vada a prendere l'alcol in macchina.» Sgrano gli occhi.

«Cosa?» chiedo infuriata. «Ci saranno un centinaio di persone in questa stanza, senza contare Niall, Louis e Liam, e tu chiedi a me di andare a prenderti da bere?» Chiedo ad alta voce, urlando sulla musica che sembra essere ritornata al volume iniziale, purtroppo per me.

«Il punto è che sono tutti ubriachi! Niall è con la ragazza che doveva portare, Louis è sul divano con gli altri a parlare di calcio, e sai benissimo che non si alzerebbe nemmeno se lo pregassi, e Liam non so che cazzo di fine abbia fatto.» È esasperato, ed io in fondo mi sono promessa che avrei fatto di tutto per far sì che questa festa andasse per il meglio. Ancora una volta, chiudo gli occhi per qualche secondo, inspiro ed espiro per calmarmi, prima di annuire e sussurrare un flebile "sì".

«Grazie, grazie» mi solleva leggermente e mi abbraccia. Sorrido e faccio per allontanarmi, ma Zayn mi blocca.

«Aspetta, devi andare con Harry».

«Harry? Chi sarebbe questo Harry adesso?» Non voglio che qualcuno venga con me, soprattutto qualcuno di cui non conosco l'esistenza. Sento una presenza alle mie spalle ed una mano sulla spalla che richiama la mia attenzione. Quando mi volto, quasi urlo per la persona che mi trovo davanti.

«Sono io Harry, piacere». Dice con la voce roca, che non ricordavo dall'ultima volta in cui abbiamo parlato, e che mi trasmette più brividi di quanto dovrebbe.

***

Questo è il primo capitolo in prima persona, spero vi sia piaciuto. Abbiamo visto un po' sotto gli occhi di Barbara cosa sta accadendo, ma il prossimo potrebbe essere scritto anche sotto il punto di vista di qualcun altro...
Vi lascio soffrire per un po' e, nel frattempo, vi lascio l'outfit delle nostre ragazze qui sotto.

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