Era passata una settimana dall'inizio dei corsi. La maggior parte degli studenti del campus aveva già iniziato a lamentarsi, desiderando e sperando nell'arrivo della prossima estate; ma Barbara, a differenza dei suoi coetanei, non la pensava allo stesso modo. Desiderava sì ritornare ai momenti in cui se ne stava sulla spiaggia di Jumeira, con il suo costume bianco e la sua pelle che formicolava per il calore emanato dal sole, che asciugava l'acqua salata del mare sulla superficie del suo corpo, ma una volta finito agosto, acquisiva già la consapevolezza dell'inizio di un nuovo anno, e sapeva valutare più che bene i momenti in cui riteneva fosse opportuno divertirsi; e quello non le sembrava il momento. Voleva dedicarsi allo studio più che ad ogni altra cosa e, sebbene Gigi la spronasse ad uscire e a godersi le giornate di sole che settembre ancora regalava, Barbara lasciava l'appartamento solo per recarsi in biblioteca, alla fine dei corsi, o al supermercato dove provvedeva alla spesa per se stessa e la sua irresponsabile coinquilina. Gigi sapeva solo preparare la colazione; in realtà l'unica volta in cui aveva provato a preparare il pranzo per entrambe aveva rischiato di incendiare l'intero appartamento e, anche ora che avevano sostituito il vecchio piano cottura con uno moderno e ad induzione, Barbara non aveva dubbi che ne avrebbe combinata comunque un'altra delle sue. Per questo motivo, era lei che provvedeva ai pasti, non che le dispiacesse comunque. Adorava sperimentare sempre nuovi piatti e doveva ammettere che le mancavano i piatti elaborati della mamma che, sebbene cercasse di imitare, non le venivano mai buoni quanto i suoi.
Barbara aveva quindici minuti liberi prima che il corso di letteratura inglese iniziasse, e ne approfittò per uscire all'aperto, nel cortile, dove gli altri studenti si raggruppavano. Si guardò in giro e notò quante cose diverse gli studenti facessero, mentre lei si limitava a passeggiare in attesa che il prossimo corso iniziasse. Era una ragazza casa-università e, se qualcuno le avesse chiesto di indicargli un solo locale in città, Barbara non avrebbe saputo cosa rispondere. Stava passeggiando con gli occhiali da sole e la borsa in spalla, quando sentì qualcuno chiamarla. La voce era ancora lontana per poter identificare da dove venisse ed era sicura di averla già sentita prima, ma non ricordava a chi appartenesse. I suoi dubbi si placarono quando vide correre nella sua direzione Steven, con una camicia a quadri bianca e bordeaux e con i capelli biondo scuro che ondeggiavano ad ogni suo veloce passo. Le sue movenze ed il suo aspetto affascinavano sempre di più Barbara, che però si limitava soltanto a costatarne la bellezza più che evidente.
I suoi occhi ridotti a due fessure per i raggi del sole ed il modo in cui passava la mano nei capelli, una volta fermatosi davanti a lei, per rimetterli al proprio posto, fecero sì che Barbara si incantasse di fronte a tale bellezza, tanto che, quando lui richiamò la sua attenzione, lei sobbalzò.
«Hei», disse Steven con il fiato corto per la corsa dall'ingresso dell'Università fino al punto che Barbara aveva raggiunto.
Barbara sorrise e sollevò gli occhiali da sole sulla testa. Odiava indossarli mentre conversava: trovava fastidioso non poter guardare chiunque fosse negli occhi.
«Hei», rispose sorridendo e spostando il peso del suo corpo da una gamba all'altra.
«Hai la pausa di quindici minuti, giusto?» le chiese Steven.
«Dodici adesso, per la precisione» rispose sorridendo e guardando l'orologio al polso. «Comunque sì. Giusto un po' di pausa prima del prossimo corso».
«Ti va se prendiamo un caffè insieme? Giusto per occupare questi undici minuti rimanenti». Le guance gli si erano immediatamente colorate di rosso.
«Certo» rispose, felice di poter trascorrere quei pochi minuti in compagnia di qualcuno. Non aveva visto né Gigi né i ragazzi per il campus quella mattina e passeggiare da sola, mentre chiunque era in compagnia di qualcun altro, non la metteva comunque a suo agio. Non conosceva Steven; avevano parlato per poco più di cinque minuti la mattina in cui, per colpa sua, si erano scontrati. Ma le sembrava un ragazzo apposto, nonché davvero carino, e non avrebbe voluto perdere l'opportunità di farsi qualche nuovo amico.
Camminarono l'uno accanto all'altra sotto i raggi del sole che emanavano ancora il tipico calore dell'aria di settembre. Quando raggiunsero il Monet, uno dei posti in cui gli studenti si riunivano di più, Steven aprì la porta per Barbara, per poi seguirla all'interno. Barbara era già stata al Monet, con Gigi ed i ragazzi. Al primo anno, era loro solito vedersi lì prima di raggiungere il campus e dare inizio alla giornata. Si sedettero ad uno dei tanti tavoli ed ordinarono due caffè, ad un ragazzo che doveva avere più o meno la loro età. Steven sembrava più che in imbarazzo, e a Barbara dispiaceva che lui non riuscisse ad intavolare una conversazione.
«Sbaglio o non sei americano?» gli chiese Barbara che aveva notato il suo accento. Non era né un accento inglese, né tantomeno americano.
«Non sbagli» sorrise e sembrò rilassarsi, ora che avevano dato inizio ad una conversazione. «Sono francese». Spiegò, giocando con il menù appoggiato sul tavolo. Barbara rimase sorpresa. Insomma, non si aspettava che fosse francese.
«Davvero? Avevo detto che il tuo accento non era di queste parti!» esclamò sorpresa.
«Mio padre è francese e mia madre americana. Si sono conosciuti in Francia, per uno di quegli scambi culturali tra studenti».
«E come mai se qui e non in Francia?» chiese lei incuriosita. Insomma, la Francia era così lontana dagli Stati Uniti. Perché aveva scelto di venire qui?
«I miei si sono separati, prima che iniziassi l'università. All'inizio volevo restare con mio padre in Francia, con le intenzioni di venire a trovare comunque mia madre, che tra l'altro ha preferito tornare qui. Poi ho valutato i college, e qui sono pazzeschi. Non ci sono paragoni tra i campus qui e quelli in Francia». Si passò una mano tra i capelli, sotto lo sguardo attento di Barbara, che aveva appoggiato il mento sulle mani. Il ragazzo arrivò con i loro caffè, ed entrambi ne presero un sorso, prima che Steven continuasse. «Quindi ho deciso di raggiungere mia madre qui, ma non appena ho qualche giorno libero, corro da mio padre».
«Non ci sono mai stata, in Francia. Sono stata in tantissimi posti, ma Parigi è davvero una delle città che più vorrei visitare. La Tour Eiffel, il Louvre...» La tazza di caffè era ancora fumante, mentre Barbara fantasticava sulla prossima meta che avrebbe senz'altro proposto al padre, per il loro consueto viaggio estivo.
«Qual è stato l'ultimo posto che hai visitato?» le chiese Steven. Nel frattempo, i minuti scorrevano velocemente, eppure nessuno dei due sembrava accorgersene.
«Dubai, Emirati Arabi», si affrettò a rispondere lei, con la mente che brulicava di ricordi legati a quel posto.
«Sinonimo di paradiso terrestre, in pratica».
Entrambi risero, mentre gli studenti iniziavano ad alzarsi per ritornare alle lezioni.
«Sarà meglio andare». Disse Barbara, guardando il suo orologio al polso. Fece per prendere il suo portafoglio, ma Steven le lanciò un'occhiata.
«Offro io», disse, e prima che Barbara potesse ribattere, si allontanò verso la cassa. Barbara raccolse le sue cose e lo aspettò, prima di uscire insieme dal locale per recarsi nuovamente ai corsi.
***
Piccola parentesi: sono completamente innamorata di Steven Chevrin.
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DIVERTISSEMENT
FanficHarry Styles, ventitré anni, è uno dei ragazzi inglesi più belli ed incasinati di Washington. Persi i genitori, Harry non sa più cosa farsene della sua vita. Il suo rifugio? Il divertimento. Quello stesso divertimento definito da Blaise Pascal, filo...