7. Proposte rifiutate

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Per tutto il pomeriggio, Barbara non fece altro che ricopiare gli appunti in maniera ordinata

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Per tutto il pomeriggio, Barbara non fece altro che ricopiare gli appunti in maniera ordinata. Era una maniaca dell'ordine e voleva che le sue cose stessero in un certo modo. In questo lei e Gigi erano completamente gli opposti. Non passava un giorno in cui Barbara non la rimproverasse per aver lasciato i suoi vestiti sparsi ovunque. Tra un foglio ed un altro, però, qualche pensiero - solo qualcuno - era volato verso il ragazzo dagli occhi smeraldo e, sebbene avesse cercato di smettere di pensarci, non poteva non chiedersi perché lui la guardasse in quel modo. Si guardavano quasi come se si conoscessero, troppo intensamente per due persone che non si erano mai viste prima di quel momento. C'era qualcosa che l'attirava in Harry: era forse il suo sguardo, che riusciva ad imbarazzarla come mai nessuno o forse erano i suoi tatuaggi o il suo aspetto fisico.

E lo stesso valeva per Harry.

Era abituato a guardare chiunque, soprattutto persone del sesso opposto al suo, ma con nessuno aveva avuto voglia di andare oltre. Harry voleva parlarle, voleva conoscerla e, proprio come Barbara, anche lui si chiedeva perché si guardassero in quel modo. Anche Steven aveva guardato Barbara, ma di certo il suo, di sguardo, non le aveva sortito lo stesso effetto. Barbara era rimasta sveglia fino a tardi per studiare i suoi appunti; era solo il secondo giorno di università, e questo lo sapeva, ma non avrebbe sopportato arretrare pagine e ridursi a studiare all'ultimo minuto.

La mattina seguente, la sveglia di Barbara non suonò come tutte le altre mattine, ma il suo spirito mattutino la portò ad alzarsi comunque. Il letto di Gigi era vuoto e la porta del bagno era aperta, segno che quest'ultima non fosse neanche lì. Dalla cucina non proveniva alcun rumore e Barbara iniziò a chiedersi dove fosse finita la sua coinquilina. Camminò verso la cucina e ispezionò l'intero appartamento, persino la vecchia stanza di Gigi che non utilizzava più, ma di lei nessuna traccia. Quando si avvicinò al tavolo della loro cucina ad isola notò un biglietto accanto alla colazione che le aveva preparato.

Ieri sera ho staccato la tua sveglia ed ho dimenticato di dirtelo. Ho provato a svegliarti stamattina, ma hai detto che non ti sentivi bene, quindi ti ho lasciata dormire. Io sono all'università. Tu mangia e prendi la tachipirina che ti ho lasciato.

Barbara sgranò gli occhi ed entrò nel panico. Aveva parlato ancora nel sonno? Era l'unica soluzione plausibile. Si sentiva benissimo e non avrebbe di certo voluto saltare il secondo giorno di università. Voleva prendersela con Gigi per non averla trascinata via dal letto, perché Gigi sapeva del suo parlare nel sonno , ma non era colpa sua. Aveva detto di non sentirsi bene, e Gigi era stata fin troppo premurosa da lasciarle la colazione ed il biglietto. Senza perdere altro tempo, corse in camera da letto ed afferrò un paio di jeans ed una maglietta, lavò il viso ancora assonnato e, senza neanche guardarsi allo specchio, corse via dall'appartamento. Ovviamente i ragazzi erano andati con le loro auto e le toccava arrivare al campus a piedi.

Aveva saltato solo il primo corso, il che avrebbe dovuto rincuorarla, ma per Barbara era diverso. Il tragitto dall'appartamento al campus non le era mai sembrato più lungo di quel giorno ed il sole non la risparmiava di certo.

Se solo avesse incontrato qualcuno di sua conoscenza...

Harry, come ogni mattina, si stava recando al campus. Era oramai un abitudine recarsi lì per qualche ora, prima di iniziare la sua giornata. In cuor suo sperava di rivedere Barbara, ed il suo desiderio sembrò realizzarsi quando vide una figura familiare lungo il marciapiede della First Avenue. Era di spalle, ma avrebbe riconosciuto le sue lunghe gambe ovunque. Harry era indeciso sul da farsi: voleva fermarsi e chiederle di salire, oppure avrebbe dovuto proseguire e far finta di non averla vista. Seppure avesse considerato, per un solo secondo, la seconda opzione, perché gli sembrava quella più giusta, Harry decise di accostare.

Harry non faceva qualcosa di giusto da parecchio tempo, non vedeva il motivo di iniziare proprio in quel momento.

Barbara, nel frattempo, aveva visto una macchina avvicinarsi, ma era troppo impegnata a camminare a passo più che veloce verso il campus per prestare attenzione alla vettura. Si malediva per non possedere una macchina, ed era in momenti come questo che pensava di chiederne finalmente una ai suoi genitori.

«Hai bisogno di un passaggio?» Barbara non aveva riconosciuto quella voce, perché in fondo lei ed Harry non avevano mai parlato, pertanto non poteva sapere che quella voce rauca e grave fosse la sua. L'unico istante in cui aveva udito la sua voce era stato dopo lo scontro della macchina di Liam con la sua, ma aveva pronunciato poco più di due parole. Non si voltò nemmeno, pensando fosse un idiota che volesse farle perdere tempo.

«Sto parlando con te» disse Harry, divertito dall'atteggiamento di Barbara. Era così buffa mentre correva quasi, con il fiato corto ed un leggero strato di sudore sulla fronte, ma cercò di non ridere. Barbara, a quel punto, non poté fare a meno di voltarsi.

«Non ho bisogno di nessun» le parole le morirono in bocca quando si accorse di chi fosse stato a parlarle. Era Harry, nei suoi vestiti perennemente neri ed i suoi occhi perennemente belli quanto intensi.

«No, non ho bisogno di un passaggio». Cercò di apparire neutrale e continuò a camminare con un passo più che veloce, mentre Harry le stava accanto con la macchina.

«A me sembra di sì» disse lui spostando lo sguardo tra la strada e Barbara. Si passò una mano tra i capelli e bagnò le labbra con la lingua. Era irresistibile quando lo faceva, e lo sapeva bene, poiché durante le sue numerose avventure, le sue compagne, se così potevano essere definite le numerose fanciulle che occupavano il suo tempo libero, non avevano mai tardato a ricordarglielo. Barbara non poté fare a meno di guardare i capelli ora leggermente scompigliati dal tocco della sua mano e le labbra piene e lucide. Fu costretta a distogliere lo sguardo però, per non dare a vedere che era rimasta estasiata dai suoi movimenti.

«Cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di un passaggio?» disse lei, notando l'insistenza di Harry che, sebbene lei avesse rifiutato la sua offerta, non ne voleva sapere di lasciarla in pace.

«Beh, tanto per cominciare stai correndo come se fossi ad una maratona, poi hai il fiato corto e sei ad un passo dal svenirmi qui per strada»

«Ok, senti» disse Barbara, fermandosi all'improvviso. «Non ho bisogno di un passaggio, tantomeno da uno sconosciuto. Quindi, se non ti dispiace, preferirei proseguire la mia passeggiata». Gli disse, mostrandogli uno dei suoi sorrisini finti.

«Ci siamo visti ieri per ben due volte» ribatté Harry. Nel frattempo, aveva notato come le parole di Barbara uscissero spezzate dal respiro pesante e come le narici le si allargassero quando si arrabbiava.

«Questo non significa che debba salire in macchina con te».

«E va bene, fa' come vuoi»

Harry decise di lasciar perdere, poiché sapeva che, se gli fosse andata male questa volta, non sarebbe successo lo stesso una seconda. Barbara gli rivolse un sorrisetto soddisfatto prima di riprendere a percorrere la strada che l'avrebbe portata al campus, mentre la macchina nera di Harry le passò accanto precedendola al suo arrivo nella medesima destinazione.

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