Capitolo 2

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SIMON

Mi alzo presto e mi dirigo verso la cucina. Mi tiro su i pantaloni del pigiama che mi scendono fastidiosamente sui fianchi. Ho decisamente perso troppo peso e massa muscolare in queste ultime settimane. Non va per niente bene, devo cercare di riprendermi anche perché se vado avanti così rischio di farmi ammazzare e da morto, di certo, non potrei aiutare Daniel.

Mi preparo la colazione e anche se ho poca fame, mi faccio delle uova con il bacon e due toast con burro di arachidi.
Ad un tratto bussano alla porta.
Chi sarà così presto?

Sbuffando ed esprimendo tutto il mio scontento con il tono di voce, urlo: "Avanti! La porta è aperta."

Sento dei passi e poi riconosco l'odore inconfondibile della persona che è appena entrata nel mio appartamento.
Poco dopo sbuca dal corridoio e mi inchioda con il suo sguardo glaciale che ha avuto sempre la capacità di terrorizzarmi.
Ingoio il boccone che quasi mi va per traverso e dico: "Madre..."

Lei, con sguardo fermo, rimane in piedi con una postura rigida e militaresca.
Eccola lì, mia madre, fiera donna che ha gestito il branco delle tigri bianche per quasi trent'anni prima che io prendessi il suo posto. Alta più di un metro e settantacinque, fisico ancora asciutto e atletico, capelli biondo cenere tagliati corti. Ma quello che più inquieta, è il suo sguardo intelligente, indagatore, di una donna che ha visto e ha fatto cose irripetibili. Due occhi profondi del color del ghiaccio, saggi e intransigenti.
Per lei l'unico scopo è sempre stato quello di proteggere la sua famiglia e il branco, ma soprattutto il suo status sociale di puro e capo branco. È sotto la sua guida che le tigri bianche hanno acquisito sempre più potere e un ruolo rilevante nella scena politica dello stato di New York. È grazie a lei se ora siamo tra i branchi di puri più temuti e rispettati.
Non ha mai ammesso errori da parte di nessuno, men che meno dai membri della sua famiglia. Non concede perdono o comprensione perché non lo tollera nemmeno con sé stessa. Non puoi deluderla o non rispettare le sue aspettative nei tuoi confronti, mai.
Il vederla lì di fronte a me mi fa capire che sono nei guai ed improvvisamente mi sento di nuovo un ragazzino colto dai sensi di colpa.

Con tono fermo, dopo quel minuto imbarazzante di silenzio, finalmente mi risponde: "Figlio."

Mi alzo subito per darle due baci sulla guancia che lei accoglie con poco entusiasmo rimanendo arroccata nella sua postura rigida.

Continuo imperterrito: "Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?"

Lei continua a fissarmi in silenzio e nonostante io la sovrasti in altezza da diversi anni ormai, ora mi sento un piccolo moscerino al suo cospetto.
Sono però un uomo adulto e di certo non ho alcuna intenzione di mostrare alcuna debolezza o timore nei suoi confronti.

"Madre, cosa ti porta a casa mia a quest'ora del giorno? Era un bel po' che non venivi qui alla sede centrale."

Lei a quel punto scoppia ridere.
A me si gela il sangue nelle vene. Come diavolo fa a farmi ancora questo effetto?

Si sposta e si va a sedere. Io mi volto per raggiungerla e mi siedo di fronte a lei, ma rimango in silenzio. Se vuole giocare, sono disposto a farlo anche io.

Dopo parecchio tempo passato nel silenzio più totale, finalmente annuisce con la testa e si decide a parlare: "Beh, vedo almeno con piacere che non hai perso del tutto le palle e hai deciso di tenermi testa. Questo un po' mi rincuora."

Io continuo a guardarla e subito dopo ricomincio a mangiare, sempre tendendola sott'occhio.

Lei sorride e poi procede: "Sai benissimo perché sono qui Simon. Sei già stato sfidato due volte per il ruolo di capo branco perché i tuoi nemici, così come i tuoi amici, ti vedono debole, distrutto dal dolore e per questo attaccabile e sfidabile. Non possiamo permetterci il caos nel nostro branco di questi tempi. È troppo pericoloso e ne va della nostra reputazione e sopravvivenza. Non è il momento di fare la vittima o piangere sul latte versato. Devi fartene una ragione ed accettare che Daniel se ne è andato e probabilmente è morto..."

Non le do nemmeno il tempo di terminare la frase, che trasformo parte del mio volto e le mie mani e con scatto fulmineo afferro mia madre per la gola e la sbatto contro il muro, tenendola sollevata da terra.

Poi con un ringhio a stento trattenuto, le dico: "Daniel non è morto! Ed io lo troverò. Per quanto riguarda le sfide, lasciali pure fare, tanto li sconfiggo uno ad uno come fatto con gli ultimi due idioti. Trovo che sia un modo molto efficace e rapido di capire chi mi è davvero fedele e chi invece, complotta alle mie spalle per prendere il potere. Tu madre da che parte stai?"
Vedo per una frazione di secondo la paura nei suoi occhi, immediatamente sostituita dal moto di orgoglio e soddisfazione.

Quasi riuscendo a malapena a parlare, data la gola serrata, mi dice: "Bene, sono felice di constatare che non hai perso del tutto la testa e il contatto con la realtà. Ora mettimi giù."

Obbedisco e mi ritrasformo completamente in essere umano come se nulla fosse successo.

Lei va a prendersi un bicchiere d'acqua e dopo essersi toccata la gola, mi dice: "Devi fare attenzione Simon. Io sono dalla tua parte, lo sai, altrimenti non saresti dove sei ora. Non sottovalutare i tuoi nemici interni ed esterni al branco perché sono momenti di sommossa e di mal contento questi. Giorni pericolosi in cui mostrarsi debole. Ti consiglio di rimetterti in forma e di portare avanti il business concentrandoti a pieno sui tuoi doveri. E se proprio pensi che Daniel sia vivo, beh, allora datti una mossa a trovarlo. Non puoi permetterti di essere distratto da altro in questo momento. Fidati di me."

"Non mi fido di te madre, ma d'altronde lo sai, visto che è una delle prime lezioni di vita che mi hai impartito. Seguirò però il tuo consiglio e mi concentrerò di più sul business, posto il fatto che non l'ho mai abbandonato."

"Molto bene. Rimarrò qualche giorno in città. Ho degli affari da sbrigare. Se avessi bisogno di me, fammelo sapere."

"Certo madre, lo farò. Ora devi andare. Mi devo preparare per il lavoro."

"Certo, certo. Vado. A presto." Mentre lo dice si alza in piedi.

Poi austera come una regina in parata, se ne va, avviandosi verso la porta.

Solo in quel momento mi rendo conto di riprendere a respirare. È come se fossi stato in apnea per tutto il tempo.
Per fortuna questo primo round è finito a mio favore, anche se sono certo che mia madre si rifarà viva molto presto. Dovrò farla tenere d'occhio.
Sicuramente non è in città solo perché preoccupata del comportamento sconsiderato di suo figlio...

The Bounty Hunter - Dead Zone (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora