Capitolo 27

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Dopo una buona mezz'ora arrivo al palazzo di Simon.
Incrocio A nell'ingresso e gli chiedo dove si trova il grande capo. Lui ride di gusto e mi indirizza verso il suo ufficio dicendomi di andare pure da sola senza problemi.
Questa è nuova, nessuna scorta? Mica si fideranno di me?

Gli uffici sono in pieno fermento e sento parlare qualcuno della protesta di stamattina: evento che sicuramente ha disturbato gli equilibri di tutti i branchi e i clan della città, puri e non.

La porta non è chiusa quindi entro dicendo con tono entusiasta, "Simon non puoi credere cosa ho da dirti!", mentre contemporaneamente la spalanco con foga, ma mi blocco perché di fronte a lui c'è la misteriosa donna che era nell'atrio l'altra sera.
Un po' imbarazzata dico: "Scusate l'interruzione, ma A mi ha detto che eri libero e sono venuta su direttamente."

Simon sorride e mi sta per rispondere, ma interviene la donna algida di fronte a lui: "Simon! Chi è questa umana? Come mai entra liberamente nel tuo ufficio senza essere accompagnata?"

A quel punto Simon fa mezzo passo verso di me e: "Madre, questa è Makhaira ed entra qui perché la conoscono tutti. È di casa. Quindi ne approfitto per presentarvi. Makhaira, questa è mia madre Laila. Madre questa è Makhaira, Bounty Hunter e mia cara amica."

Cosa?! Sua madre?!

Sembrando una ragazzina imbranata, mi avvicino per stringerle la mano e dico: "È un onore conoscere il precedente capo branco delle tigri bianche." Questa donna è molto potente e anziana, nonostante all'apparenza sembri una donna di poco più di quarant'anni.

Lei guarda schifata la mia mano senza stringerla e, ignorandomi, si gira verso Simon: "Come osi farci interrompere da un'umana? Mandala via subito. Stavamo discutendo di questioni importanti."

Lui la guarda scioccato, ma io di certo non sono offesa. Ci sono abituata.
Poi le dice a denti stretti con un leggero ringhio: "Madre, quello di cui stavamo parlando può essere rimandato. Ora ho bisogno di parlare con Makhaira di vere questioni importanti. Ti chiamo stasera così finiamo il nostro discorso."

Lei squadra le spalle ed espira rumorosamente dalle narici dilatate per l'evidente incazzatura, sembrando più un toro che una tigre: "Come osi mandarmi via? Sono tua madre!"

Lui sospira rassegnato e a quel punto intervengo io perché non voglio che scoppi una guerra, visto che la situazione ha già attirato l'attenzione di diverse persone nell'ufficio: "Simon, non ti preoccupare. Posso aspettare nella sala d'attesa finché non avete finito."

A quel punto noto un guizzo di orgoglio e di ira passare nelle sue iridi, solleva le spalle e si erge in tutta la sua statura: "Madre, ti ricordo che sono io il capo branco ed ora ho da fare." Poi le mette una mano sulla spalla e l'accompagna fuori, facendo cenno alla segreteria di portarla via. A quel punto rientra e chiude la porta. Intanto fuori si sentono le sue proteste e urla che si allontanano sempre di più nel corridoio.

"Simon, scusa. Non pensavo fossi occupato..."

Lui alza la mano per fermarmi: "Non continuare per favore. Ogni tanto si dimentica chi comanda qui. Le fa bene essere messa al suo posto. Tu piuttosto, sembri stanca. Come stai?"

"Bene, ma in effetti lo sono perché non ho dormito molto ultimamente. Sono qui per una questione importante che però non posso del tutto verificare prima di dirtela."

Lui batte un paio di volte il piede a terra ed incrocia le braccia sull'ampio petto: "Mak, sputa il rospo."

Lo guardo nei sui occhi luminosi e: "So dove si trova Daniel."

Lui rimane zitto e, trattenendo a fatica l'entusiasmo, cerca di mantenere una certa compostezza dicendomi: "Ne sei davvero sicura?"

Gli racconto tutto. Lui si va a sedere e chiude un attimo gli occhi. Si passa la mano enorme sul volto e poi, improvvisamente, scoppia a piangere.
Io non so che fare sul momento, ma poi mi avvicino e lo abbraccio: proprio come ha fatto lui quando gli ho parlato di mio padre. Lo tengo stretto e gli accarezzo la testa, senza dire nulla.
Dopo un po' solleva il volto lucido di lacrime e dice: "Grazie, davvero."

"Simon, non ho ancora fatto nulla. Lo sai anche tu che sarà un suicido andare nella Dead Zone, ma sono anche sicura che lo troveremo."

"Faremo un piccolo team. Vedrai che ce la faremo."

Mi siedo nella sedia di fronte alla sua scrivania: "Stai cercando di auto convincerti?"

Lui sorride: "Un po', sì, direi di sì. In qualche modo faremo. Non esistono mappe aggiornate dell'interno però. Nessuna è mai entrato e ne è riuscito con delle informazioni. La topografia dell'area sarà molto cambiata negli anni, quindi non possiamo prepararci se non in modo generale a livello tattico e soprattutto dobbiamo fidarci di quello che dice questo Quick."

"Lo so. Verrà anche Carl e... non protestare. Ci tiene molto e soprattutto è un ottimo combattente, lo sai anche tu."

"Ok. Saremo io, te, Carl, A e B. Meno siamo e meno sarà facile individuarci. So però come entrare senza passare dall'ingresso usato dalle Autorità per buttare dentro i criminali. Tu però dovrai verificare con questo Quick come pensava lui di entrare e poi incrociamo le informazioni."

"Va bene."

"Allora giusto un paio di giorni per organizzarmi qui e per prendere l'occorrente a sopravvivere e poi si va."

"Perfetto. Io intanto interrogo ancora il bastardo. Magari dopo un paio di giorni in cella diventa più socievole."
Rido al solo pensiero.

The Bounty Hunter - Dead Zone (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora