Capitolo 6

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Sono seduta nell'ufficio di Simon da circa cinque minuti. Rob, una delle sue guardie del corpo, mi ha detto di aspettarlo dentro e che arriverà il prima possibile.
Io attendo diligentemente e con pazienza seduta davanti alla sua scrivania. Ho spostato però un poco la sedia per tenere d'occhio sia la porta, sia la fantastica vista che si gode attraverso l'immensa vetrata dell'ufficio di Simon.
La sedia l'ho posizionata in obliquo e più verso il muro per deformazione professionale: mai dare le spalle ad una possibile via di accesso e quindi potenziale fonte di pericolo.

Dopo altri cinque minuti abbondanti, finalmente la porta si apre.
Simon indossa un vestito elegante, con una cravatta blu elettrico. È decisamente più in forma e in salute dell'ultima volta che l'ho visto, per lo meno a livello fisico. Ha riacquistato anche massa muscolare, ma a me non imbroglia: lo sguardo rimane quello di un animale ferito e in gabbia. Anche se fisicamente sta meglio, mentalmente e internamente, sta soffrendo per la perdita del fratello. Come me del resto.

Chiude la porta e si va a sedere, con incedere sicuro e spavaldo, alla sua scrivania.
Il re è arrivato. Il padrone. Colui che si trova al vertice della catena alimentare e non ha alcuna intenzione di scendere per lasciare il posto a qualche piccolo essere che si crede superiore a lui.

Ovviamente, come sempre, la sua bellezza mi colpisce al centro del petto e mi lascia quasi senza fiato. La mia testa sa perfettamente che mi devo dimenticare quel poco che c'è stato tra noi, ma il mio corpo reagisce con violenza alla sua presenza fisica.
Mi crea un cortocircuito e sono quasi certa, dannazione, che lui se ne sia accorto: il mio battito che aumenta di frequenza, una leggera sudorazione e probabilmente anche il cambio di odore.

Ingoio e per spezzare l'incantesimo inizio subito a parlare: "Ti trovo bene Simon... Meglio. Hai ripreso peso."

Lui mi sorride, si alza, si toglie lentamente la giacca e la appende dietro la sua sedia. Il bastardo lo fa apposta, ne sono sicura.
Si risiede e sbuffando prende il nodo della cravatta allargandolo il più possibile per cercare di respirare meglio. Nel frattempo i suoi muscoli si gonfiano pericolosamente, con ogni suo movimento, tanto da farmi temere che la camicia, seppur su misura, possa rompersi.

Non resisto: "Dovrei parlare con il tuo sarto Simon... In modo da fargli capire che le camicie non devono essere una seconda pelle. Per quanto la qualità noto che è indubbiamente ottima, sulle misure lascia sempre un po' a desiderare. Spero che tu non lo paghi troppo."

Lui scoppia a ridere e poi tornando serio mi chiede: "Hai novità su Daniel?"

Subito l'atmosfera goliardica di qualche istante fa, evapora come neve al sole: "No, purtroppo. Non ho ancora scoperto niente nonostante l'utilizzo di tutte le mie fonti e anche quelle di Carl. Nessuno sembra sapere nulla in merito alla sua scomparsa né tantomeno sa dove potrebbe essere nascosto."

Lui sospira e con tono lugubre, quasi bisbigliando: "Se è ancora vivo..."

La mia reazione è violenta e immediata: "Non dirlo neanche per scherzo Simon! So che è ancora vivo, me lo sento. Chiamalo istinto. Lo troveremo, stanne certo. Io non mi arrendo. Glielo devo..."

Lui inclina la testa e mi osserva con attenzione: "Cosa intendi Mak con -glielo devo-?"

Prendo un istante per raccogliere le idee poi decido di buttarmi: "Perché mi sento in colpa." Poi mi coglie il profondo rimorso che mi tormenta da giorni e abbasso lo sguardo.

"Mak, cosa stai cercando di dirmi?" Il suo tono è preoccupato, ma di certo non di accusa. Almeno per ora...

"Non ti ho mai detto come è andata davvero quello sera. O almeno non tutto."

"Continua, forza." Ora ha un tono posato, calmo e paziente, direi quasi genitoriale ed è proprio in questi momenti che dimostra tutta la sua maturità. Simon, per essere un mutaforma a capo di uno dei branchi più potenti di New York, è sicuramente molto giovane per i loro standard. Ha infatti trentasei anni, anche se ne dimostra al massimo ventisette. Esteticamente parlando è quindi quasi un mio coetaneo, ma di fatto a ben undici anni in più di me. Si sa, però, che i mutaforma invecchiano molto più lentamente di noi esseri umani. Hanno tutte le fortune, dato che possono arrivare benissimo ai centocinquant'anni di età e sembrare dei giovincelli. Ovvio che il più delle volte muoiono prima perché molte specie mutaforma sono violente e per salire nei ranghi dei propri branchi, devono sfidarsi. Queste sfide finiscono quasi sempre con uno dei due contendenti morto stecchito.

Rialzo lo sguardo e prendo coraggio: "Quella sera quando sono penetrata nello schermo magico, ho visto che Agrios stava per terminare il rituale che avrebbe aperto il portale sul nostro piano di esistenza, permettendo ad un demone superiore di passare. Non potevo ovviamente permetterlo."

Simon mi interrompe di colpo: "Ah mi devi anche spiegare come mai sei stata l'unica a poter attraversare lo schermo magico!"

"Dammi tempo Simon! Sono qui per spiegarti anche questo, ma non mi interrompere più... È già difficile così."

"Va bene, scusami. Starò zitto."

Sospiro di nuovo e ricomincio: "Il demone stava ormai per entrare. L'ho visto nel portale, gigantesco e terribile. Emanava un potere e una forza maligna che non avevo mai visto prima e ho dovuto agire in fretta, d'istinto. Ho quindi usato il mio sangue per chiudere il portale. E non mi guardare così, poi ti spiego meglio perché l'ho fatto, ma è legato al motivo per cui sono stata l'unica a poter entrare nello schermo magico."

"Ok, ti ascolto e non giudico."

"Quindi contrariamente a quanto immaginassi tu, ho prima chiuso il portale e poi ho rivolto la mia attenzione ad Agrios. Non è la morte di Agrios che ha determinato la chiusura del portale." Mentre parlo vedo che lui sta facendo ogni sforzo per non farmi ulteriori domande, ma Simon non è per niente stupido e ha già capito dove voglio arrivare. Però me lo ha promesso e quindi rimane zitto e attento.

Continuo con il mio racconto: "Mi sono girata e abbiamo iniziato a lottare. Alla fine l'ho disarmato e per farlo stare zitto e non fargli lanciare altri incantesimi, l'ho decapitato sul posto." Mi fermo un attimo e lo guardo.

Poi continuo: "Mi dispiace Simon, forse avrei potuto stordirlo, senza ucciderlo tu avresti avuto la possibilità di interrogarlo. Era l'unico che poteva sapere dove hanno portato Daniel, invece io e la mia stupidità ti hanno tolto questa opportunità. Ed ora siamo qui e non abbiamo ancora scoperto nulla. Tutti i nostri sforzi vani..." Ho quasi il magone ora e stento a trattenere le lacrime.

Dopo un tempo che mi pare infinito, finalmente si decide a parlare: "Non è colpa tua Mak. Sì, forse avresti potuto gestire il tutto in un altro modo, ma eri ferita quasi mortalmente, sofferente e il tuo corpo ha reagito alla situazione critica andando in automatico ed eliminando la minaccia imminente. Ricordati che sono per metà animale e posso capire perfettamente quello che hai provato in quel momento. Non so se io avrei agito diversamente da te... L'istinto a volte supera qualsiasi altra cosa. E poi quando l'hai ucciso la barriera è venuta giù. Non so se sarebbe successo lo stesso con lui solo svenuto e tu a quel punto saresti morta dissanguata e da sola."

Sono senza parole perché ha capito nel profondo cosa è successo e cosa ho provato.

Poi Simon continua senza darmi il tempo di riprendermi e di provare sollievo per la sua reazione misurata: "Quindi non puoi fartene una colpa. Hai solo fatto il tuo dovere salvando tutti quei giovani che stavano morendo dissanguati. Se non ci fossi stata tu, quel demone sarebbe arrivato sul nostro piano e non oso neanche immaginare la morte e la distruzione che avrebbe potuto causare."

"Grazie, davvero. Per aver compreso."

Lui mi sorride con sincerità e poi gli compare nello sguardo un accenno di curiosità e sospetto: "Ed ora raccontami tutto il resto... Chi sei davvero Makhaira? Qual è il segreto che tieni nascosto a tutti, compreso me?"

The Bounty Hunter - Dead Zone (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora