Capitolo 3

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Io e Carl arriviamo al Comando alle nove precise. Alle 9:30 ci sarà il briefing delle settimana nella sala principale, come sempre.
C'è molta gente questa mattina, un certo fervore ed agitazione.

Il Capitano, appena finito l'incontro con gli Hunter, mi fa un cenno con la testa e mi chiede di andare nel suo ufficio.
Cinque minuti dopo sono seduta alla sua scrivania.
Mi guarda con il suo solito atteggiamento paternalistico: "Come stai Makhaira?"

"Molto bene, grazie." Appoggio la schiena alla sedia per mettermi più comoda.

"Ti sei ripresa perfettamente, vedo. Ti trovo in forma."

"Lo sono infatti."

"Bene. Vorrei affidarti un caso un po' delicato."

Lo guardo circospetta: "È un po' strana come procedura. Di solito metti i casi a disposizione di tutti."

Lui annuisce con la testa e sorride, poi prosegue: "Lo so, è insolito, ma mi fido della tua discrezione e non voglio che si sappia di questo caso, che si sparga la voce. Quindi meno persone ne sono a conoscenza meno è probabile che si diffonda la notizia. Voglio che qualcuno bravo indaghi e lo risolva nel minor tempo possibile. E chi, se non te, ha esattamente questi requisiti?"

"Su, sputa il rospo. Di che si tratta? Ora sono curiosa."

"Vuol dire che sei interessata?"

"Sì certo," e dopo una breve pausa ad effetto e un sorrisino sornione che mi è comparso sulle labbra, "ma la ricompensa è buona, vero?"

Lui ride di gusto e appena riprende fiato, mi passa un fascicolo: "Ci sono stati alcuni casi di furti in città. Sia opere d'arte di musei, sia oggetti preziosi di un cittadino privato di alto profilo. Non nego che la questione sta diventando imbarazzante perché nessuno riesce a capire come questo ladro riesca a fare questi furti. Sembra apparire e sparire dai posti come per magia."

"Magari sta veramente usando la magia."

"Forse. Ma proprio perché sei esperta in questo ambito e hai già avuto dei casi simili, vorrei che te ne occupassi tu, in modo discreto."

"Discrezione è il mio secondo nome." Poi sfoggio il migliore dei miei sorrisi.

"Ehm, sì. Mi raccomando. Riporterai direttamente a me."

Poco dopo lascio il suo ufficio e mi ricongiungo con Carl. Anche lui ha appena preso in carico un caso, quindi ci separiamo e ci ridiamo appuntamento per la sera successiva a casa mia. È il martedì di pizza e film. È diventata ormai un'abitudine mentre ero in convalescenza: lui veniva a casa e mi portava da mangiare. Abbiamo quindi deciso di renderlo fisso e di vederci ogni martedì sera per cenare insieme a base di pizza, birra e film d'azione.

Vado al piano di sopra dove ci sono gli uffici per dare un'occhiata al fascicolo fornito dal mio capo ed iniziare ad impostare una linea d'azione.
Al telegiornale non ho sentito parlare di casi di furti, ma ormai è sempre più comune: casi particolari o scomodi, vengono tenuti nascosti il più possibile dalle Autorità. Il controllo dei media e della stampa è sempre più capillare e non nego che la cosa mi preoccupa altamente.

Apro il fascicolo sulla scrivania: ci sono stati già tre furti. Un quadro di Van Gogh è sparito dal Guggenheim Museum e un secondo quadro, Ragazza con velo, è stato sottratto dal Metropolitan Museum of Art. Capisco Van Gogh, ma il quadro di Vermeer è proprio brutto...
Dei gioielli preziosi, invece, sono spariti dalla casa di un vampiro molto benestante, proprietario di un'azienda high tech.
In entrambi i casi non sono scattati i molteplici allarmi presenti per prevenire proprio questo genere di inconveniente. Nessun segno di effrazione e gli oggetti in questione sono semplicemente svaniti. Prima c'erano e poi non più. Tutti e tre i furti sono avvenuti di notte.
Sicuramente c'è di mezzo la magia: l'unica cosa che potrebbe spiegare le abilità di questo fantomatico ladro.
Non ci sono indizi o tracce nei luoghi dove sono avvenuti i furti.
Io mi fido però solo dei miei occhi.
Il furto al primo museo è avvenuto tre giorni fa, il secondo solo l'altro ieri, mentre quello nella casa del vampiro la notte precedente. Se vado subito sul posto, è probabile che ci sia ancora qualche cosa da osservare o che è sfuggita al team che ha risposto al furto.

Detto fatto. Prendo il fascicolo con me e mi avvio verso l'uscita.

[...]

Dopo circa venti minuti arrivo a Manhattan. Mi avvio verso un palazzo moderno alto circa sessanta piani e tutto fatto di vetri e acciaio.
Entro dentro e mostro il mio badge da Hunter al custode. Lui, come se fossi l'ennesima persona che oggi gli mostra un badge, mi dice solo di andare al quarantottesimo piano senza nemmeno chiedermi chi sto cercando o perché sono lì.

Lo ringrazio e mi avvio verso l'ascensore. Le porte si aprono con un leggero sibilo. Il corridoio è austero, sui toni del grigio. Le lampade emanano una luce soffusa.
Leggo sul file che l'appartamento è il numero 102.
Controllo i numeri e una volta arrivata alla porta, busso.

Mi apre una donna sui quarant'anni. Sicuramente una domestica e probabilmente una delle fonti di cibo dell'emerito vampiro benestante che sto per incontrare.

Con voce un po' flebile mi chiede chi sono.

"Buongiorno," le dico mostrando contemporaneamente il mio badge, "sono la Hunter assegnata a questo caso. Se non disturbo troppo, vorrei parlare con il signor Brighton."

"Il mio padrone ha passato una nottata impegnativa. Forse sarebbe il caso che lei tornasse un'altra volta."

A quel punto la porta si apre del tutto e dietro di lei sbuca un austero signore sui quarant'anni elegantemente vestito come un vero e proprio dandy inglese.
Mi colpisce subito il peso dei suoi anni sulla pelle. Il vampiro di fronte a me è molto vecchio, anzi, anziano. Avrà almeno duecento anni. Ecco anche perché, pur essendo mattina, non ha alcun problema a restare sveglio. La casa è ovviamente in penombra, ma la regola che i vampiri cadono morti o come preferiscono dire loro, addormentati, di giorno, è valida solo per i vampiri più giovani e i più deboli. Quindi il novanta per cento di loro, ovviamente.
Questo vampiro è molto antico ed è però un impuro: una combo molto pericolosa. Perché è pericoloso? Perché gli impuri antichi come lui che hanno raggiunto un livello così alto di benessere, di potere e di status sociale, hanno davvero una marcia in più. Sono quindi da temere.

Lui mi squadra e con voce soave e calda dice: "Non ti preoccupare Martha. Posso concedere qualche minuto alla giovane hunter." Poi mi fa segno di entrare con la mano.

La domestica a quel punto sparisce in un corridoio laterale ed io seguo il padrone di casa nell'immenso appartamento che nella penombra sembra non finire mai.

The Bounty Hunter - Dead Zone (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora