La mattina del 19 febbraio sentii la sveglia suonare. Era domenica, ma, per colpa di Andrej e soprattutto di quei calciatori, ero costretta ad alzarmi troppo presto, solo per seguire un allenamento a porte aperte di una squadra di cui poco mi importava.
Mi trascinai controvoglia verso il bagno per fare una doccia calda e in venti minuti ero pronta per la colazione.-Ehi, quella è mia!- urlò Andrej dopo che presi dal suo piatto una fetta di pane ricoperta di nutella.
-Questo è il minimo dopo quello che mi hai fatto.- mi sedetti di fronte a lui e lo guardai inclinando il capo.
-Cosa avrei fatto di male? Sentiamo.-
Mentre aspettava che io gli dessi una spiegazione, afferrò altro pane per riparare al "danno" che avevo provocato rubando una delle altre cinque fette già pronte.
-Per colpa tua, oggi mi sono dovuta svegliare presto e tutto questo per cosa? Per guardare quei tipi che corrono a caso.-
-Non sei felice di rivedere Marco?-
-Chi?- lo guardai alzando un sopracciglio.
-Marco Asensio, centrocampista del Real, il ragazzo con cui parlavi insieme ad Alvaro.-
-Ah già. Lui.- scossi la testa ridacchiando -Penso che sia il motivo per cui rimarrei tranquillamente a casa.-
-Ammetti che fai la difficile solo per conquistarlo.- fece l'occhiolino e lo guardai stranita.
-In realtà non mi interessa conquistare nessuno. Non mi piace per niente, lo trovo uno sbruffone, egocentrico e lo odio. Veramente.-
-Certo certo.- annuì per poi andarsene.Rimasi seduta, ripensando a ciò che Andrej mi disse. Era veramente un egocentrico quel Marco, ne ero più che certa. Se ripensavo a lui, a quel sorriso falso, mi veniva quasi da rimettere la colazione.
Scacciai i pensieri vedendo entrare in cucina Annette, seguita dal resto della banda.
Cinque minuti dopo eravamo tutti pronti con le chiavi della casa e della macchina che i ragazzi avevano affittato per il periodo in cui sarebbero rimasti a Madrid.Per tutto il viaggio fino al centro sportivo del Real, Andrej diede il meglio di sè raccontando vita, morte e miracoli della società, dei vari allenatori, dei giocatori, passati e nuovi. Non ci ha risparmiato neanche il minimo dettaglio.
-Cla, spiegami come fai ad odiare Cristiano?! È uno dei giocatori migliori al mondo.- spalancò gli occhi quando ammisi di non apprezzare uno dei suoi giocatori preferiti.
-Andrej, carissimo, lo sai bene che gli sbruffoni non li sopporto ed ecco, lui mi sembra il tipico egocentrico e tutto solo perché qualsiasi persona al mondo lo idolatra come se fosse un dio.-
-Ma lui è un dio.-
Scossi la testa e rivolsi la mia attenzione al centro sportivo che iniziava a farsi vedere davanti ai nostri occhi.-Che brutto.- dissi facendo finta di avere conati di vomito. Annette rise cingendo poi le mie spalle con un suo braccio. Intanto Andrej mi guardò male.
-Tu non torni a casa viva.- fece l'occhiolino il croato, poi cominciò a camminare verso il presunto ingresso.
Restammo lì in piedi in attesa che qualcuno venisse a prenderci o ci dicesse cosa fare delle nostre miserabili vite. Non feci in tempo a dire ai miei amici che secondo me non sarebbe mai venuto a prenderci Morata, che una macchina si fermò davanti alle nostre figure. I finestrini si abbassarono e, per mia sfortuna, riconoscemmo Alvaro e il grandioso Marco.
-Siete venuti.- un sorriso comparve sul volto di Alvaro. Era davvero un bellissimo ragazzo. Il suo compagno, seduto al posto del conducente, invece mi guardò con un ghigno.
-Ciao splendore.- disse mordicchiandosi poi il labbro inferiore.
Sbuffai roteando gli occhi. -Ciao Mario.-
-Mi chiamo Marco, non Mario. Te l'ho già detto.-
-È uguale.-
-Comunque.- ci interruppe Alvaro -Parcheggiamo e vi raggiungiamo, così vi facciamo vedere dove potete andare e cosa vedere.--Smettila di trattarlo male, si vede lontano un miglio che ti piace.- mi disse Alessandro, una volta che si allontanarono i due.
-Smettila tu. Non lo posso vedere quel tizio.-
-Certo certo.- rise abbracciandomi poi da dietro. Poggiò le mani sul mio ventre e io intrecciai le mie con le sue.In pochissimo tempo diventammo grandi amici, ci raccontavamo qualsiasi cosa, anche i nostri più grandi segreti, forse perché ci legava la stessa cultura, e poi i suoi abbracci erano i migliori.
Incastrò il suo mento nell'incavo del mio collo e intanto si guardava intorno, scrutando il paesaggio, in attesa dei due madridisti.Da lontano comparvero due figure, non troppo alte, con i borsoni neri sulle spalle.
Una volta vicini, Marco guardò malissimo sia me che Alessandro, ancora abbracciati.
-Carini.- soffiò passandoci di fronte.
-Lei sarebbe più carina con qualcun'altro, però.- rise Annette.
-Confermo.- annuì il napoletano.
-Si, sarei carina con Mandzukic.- Mario era il mio giocatore preferito e tutti sapevano della mia cotta per quel croato.
-Stai scherzando? È troppo vecchio per te.- disse Alvaro per poi ridacchiare.
-L'età è solo un numero, cari. Poi abbiamo solo 10 anni di differenza, non è così vecchio.-
-Puoi avere di meglio.- aggiunse sempre il numero 21.
-Tipo Asensio.- sussurrò Andrej, o meglio, tentò di sussurrare, perché lo sentirono tutti.
-Contaci.- gli alzai il pollice con un espressione tutt'altro che felice.
-Perché ce l'hai così tanto con me?-
-Perché giochi per il Real e non ti chiami Alvaro Morata.- dissi senza neanche guardarlo in faccia.
-E cosa c'entra?- inclinò la testa.
-Il Real è una delle squadre che più odio al mondo, compreso chi gioca qui.-
-La conosco da un bel po' ma ancora non capisco il suo odio nei vostri confronti. Tranquilli, direi che è normale.- affermò Marko -Poi odia diverse squadre, non solo la vostra.-
-Si ricrederà.- rispose Marco facendomi l'occhiolino.
-Sei un incubo.- sbuffai accelerando il passo.Per mia grande sfortuna la seduta di allenamento durò più del previsto, ma una volta finito scesi velocemente dagli spalti nella speranza che la voglia di tornare a casa fosse uguale a quella dei miei amici. Andrej scese verso la ringhiera che separava il campo dagli spalti e lo vidi parlare con Alvaro e un altro ragazzo, James Rodríguez. Mise le mani nelle tasche posteriori alla ricerca del telefono, per poi tirarlo fuori e scrivere velocemente qualcosa.
Scambiarono ancora qualche parola, poi si salutarono. Vidi Alvaro alzare una mano e ondeggiarla nella mia direzione. Ricambiai il saluto sorridendo.-Di cosa parlavate?- chiesi curiosa ad Andrej.
-Niente di importante.-
Lo guardai con la coda dell'occhio per un istante mentre camminavamo verso l'uscita.
-Non guardarmi così, mi ha solo dato il numero di telefono, così possiamo vederci di nuovo.- ammise finalmente sotto pressione. Sorrisi compiaciuta.
-Se organizzerete qualcosa, fai in modo che ci sia anche io, se possibile anche la sua ragazza, la adoro.-
Andrej scoppiò a ridere vedendomi battere le mani sorridente -Sembri quasi tenera.- appoggiò un braccio intorno alle mie spalle mentre raggiungevamo la nostra vettura.
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The Best Nightmare. | Marco Asensio
FanfictionSpesso ho detto "non me ne importa niente" quando non era vero, e rimanevo ferma a guardare fisso un punto lontano e quando spostavo lo sguardo speravo che gli occhi di chi mi aveva ferito fossero lì, su di me.