6, 21 Febbraio.

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Di solito durante le lezioni scambiavo qualche parola con la mia amica Annette o con qualche ragazzo del mio corso. Quel giorno, invece, avevo la testa altrove. La concentrazione l'avevo lasciata a casa o forse nell'audi bianca di Marco.

Marco. Divertente pensare che fino a qualche settimana prima non sapevo neanche della sua esistenza e che fino a questa mattina il mio disprezzo per lui superava limiti inimmaginabili.
Ora invece era il centro dei miei pensieri.
Pensavo. Pensavo a tutto, tranne che alla lezione di Inglese, tenuta dal mio professore preferito. Pensavo a Marco, alla sua mano morbida sul mio volto, al suo sorriso, che quella mattina era diverso. Non era beffardo o di sfida, come suo solito. Era sincero, dolce e solo per me.

Mi sentii toccare un braccio, mentre muovevo la penna tra le dita della mano destra e la sinistra reggeva quel peso morto che era diventata la mia testa. Voltai lo sguardo verso la ragazza che stava al mio fianco e notai che aveva ritirato tutto il suo materiale.
Erano già arrivate le 12.
Non ero pronta a passare altro tempo con lui.

Ritirai i fogli nella tracolla insieme al computer, mi alzai e mi diressi verso l'uscita dell'edificio.
Camminavo al fianco di Annette e di altri nostri amici conosciuti durante queste poche settimane a Madrid, poi, quando arrivammo ai parcheggi, cominciai ad interessarmi ai discorsi del gruppetto.

"Ma quello è Asensio?" "Perché Marco Asensio è al nostro campus?" "Che bello che è." "Secondo voi potrei piacergli?"
Queste furono alcune delle frasi che percepii.

-Oh Dio, si sta avvicinando.- una ragazza, Lavinia, cominciò a sistemarsi i capelli e i vestiti mentre Marco camminava verso di noi. Io spostai il mio sguardo, che prima era concentrato sul madridista, verso la ragazza che cominciava ad essere parecchio imbarazzante e la guardai male.
-Cosa c'è? È troppo bello.- disse notando la mia espressione.

-Ciao ragazzi.- disse avvicinandosi poi a me, pur sembrando poco sicuro, e lasciando un bacio sulla mia guancia -Ciao anche a te, tesoro.-
-Ti ho già detto di non chiamarmi così, Marco.-
-Tu.. tu lo conosci?- disse Lavinia spalancando gli occhi.
-Purtroppo.- alzai le spalle infilando poi le mani nelle tasche della giacca.
-Andiamo?-
-Sì, a domani.- sorrisi ai presenti iniziando a camminare verso la sua auto.
-Ciao ragazzi, ciao Annette.- dopo aver salutato, mi raggiunse.

Salimmo in macchina rimanendo entrambi in silenzio. Io guardai, come mio solito, fuori dal finestrino per cogliere tutti i particolari di quella bellissima città che si rivelò Madrid.
Quello che accadde quella mattina tra di noi creò evidente imbarazzo ad entrambi, eppure lui sembrava essere una persona così sicura, non avrei mai detto che lo avrebbe imbarazzato rimanere da solo con me.

Mi voltai verso di lui appoggiando la nuca al finestrino e cercai di cogliere più particolari possibili. Volevo provare a trovare del buono in chi avevo giudicato forse troppo presto.
Si voltò anche lui nella mia direzione per un attimo.
-Cosa guardi?-
-Te.- alzai le spalle anche se non ero sicura che lo notasse. -Sto cercando di capire se mi sbagliavo a giudicarti.-
-Lo capirai solo passando del tempo con me. Credo di poterti dimostrare che ti sbagliavi.-

-Dove stiamo andando?- chiesi dopo qualche istante.
-In un ristorante che a me piace da morire. Ci sono stato un bel po' di volte con i ragazzi della squadra e ormai il proprietario è un nostro grande amico.-
-È lontano?-
-Sono 19km dall'università, ancora dieci minuti e ci siamo.-
Annuii.

Poco dopo, Marco dovette assistere ad un mio spettacolino, piuttosto imbarazzante.

-I Cnco!- urlai alzando il volume della radio.
Iniziai a cantare insieme a Richard, mentre Marco mi guardava ridendo.
-Baby tu me tienes loco, loco.- cantai indicandolo, forse pentendomene -Tu me encantas y se nota ah ah.-
Poi cominciò il ritornello e diedi il meglio di me.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora