2, 18 Febbraio.

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-Ragazze, sbrigatevi!- Andrej spalancò la porta della stanza in cui Annette e io dormivamo da poco più di una settimana. Il rapporto tra noi due era migliorato di molto da quando avevamo lasciato Barcellona, in lei avevo trovato una persona a cui potermi affidare nei momenti più difficili, la potevo tranquillamente considerare come la versione femminile di Miguel. Scoprimmo molte cose, l'una dell'altra, che in sei mesi non ci eravamo mai confidate.
Avevamo molto in comune: a entrambe piaceva la musica, viaggiare, conoscere nuove culture, nuove lingue, ma soprattutto ad entrambe piaceva il calcio. Quella era la passione che più ci legava. Lei seguiva in particolar modo il calcio francese e la suo squadra del cuore era il PSG, ma aveva una marcata ossessione per il Manchester City.
Io da brava torinese amavo la Juventus, mia unica e sola ossessione, unico e solo amore. Le feci anche vedere la mia maglietta di Del Piero, che custodivo gelosamente nell'armadio. La portai con me fino in Spagna, un po' come porta fortuna, un po' per legame affettivo.
Da amanti del calcio, accettammo di andare con i nostri quattro coinquilini alla partita del Real Madrid, nonostante entrambe non amassimo particolarmente quel team.
Andrej, quindi, entrò preoccupato nella nostra stanza per verificare se fossimo pronte.

-Entro cinque secondi vi voglio fuori da questa stanza, altrimenti vi lasciamo a casa e non mi interessa di quanto abbiamo speso per i biglietti.-
-Stai calmo, siamo ancora in tempo.- disse Annette prendendo la borsa.
-Tu non hai capito nulla! Fuori di qui.- la intimò puntandole un dito contro.
-Tu sei pazzo.- risi uscendo dalla stanza.

Andrej era un tifoso sfegatato del Real Madrid e ci aveva obbligati a prendere i biglietti più costosi, così da avere la possibilità di incontrare i suoi "beniamini" nel post partita.
Ci impiegò un giorno intero a convincere sia me che Annette e poi passò una settimana a stressarci per colpa della sua ansia.
Quella mattina si svegliò con un'energia esagerata, anche se di lui non c'era niente che non fosse esagerato, e provò a convincerci ad indossare una delle sue magliette della sua squadra del cuore. Annette cedette, prendendo la maglia di Bale, io non mi feci corrompere e indossai una semplicissima maglia bianca.

Alessandro chiamò un taxi che ci portasse fino al Bernabeu e in netto anticipo ci trovammo davanti allo stadio. Inutile descrivere ciò che provai ritrovandomi davanti ad una struttura di quelle dimensioni.
Rimasi senza fiato e il meglio doveva ancora arrivare, quando eravamo seduti al suo interno ne rimasi estasiata. In televisione era totalmente diverso, lì, dal vivo, quello stadio era davvero una delle cose più belle che io abbia mai visto.

Il Real Madrid stava per battersi contro l'Espanyol. Era ora delle formazioni e quando venne nominato Morata saltai finalmente in piedi, come tutti gli altri.
-Ma buongiorno anche a te.- scherzò Marko vedendomi finalmente con il sorriso.
-Alavro fa questo effetto, perdonatemi.-
Ci sedemmo nuovamente aspettando l'inizio del match.

A sbloccare quella partita fu proprio Morata al 33°. Saltai in piedi battendo le mani, facendo sentire la mia voce e chiunque mi avesse visto avrebbe sicuramente pensato che io fossi una grande tifosa, ma al secondo goal di Bale la mia reazione fu totalmente diversa.
-Almeno fingi di essere contenta.- rise di nuovo Marko guardandomi.
-Woh!- alzai una mano verso l'alto con un'evidente espressione infelice.
-Dovresti fare l'attrice, non ho mai visto nessuno fingere di emozionarsi così bene.- scherzò questa volta Alessandro.
-Mi piace guardare la partita, ma non chiedetemi di esultare, grazie.-

Finì così. 2 goal per il Real e niente più voce per Andrej, che ormai pensava solo al fatto che da lì a poco avrebbe incontrato i suoi idoli.
Ci fecero accomodare in una stanza immensa. Oltre a noi vi erano una decina di persone, quasi tutti aldulti o comunque ragazzi della nostra età, tutti pronti con le magliette da far firmare.
Poi c'eravamo Annette ed io, le uniche sedute tranquillamente con i cellulari alla mano.

Ad essere sincera neanche mi accorsi che entrarono i giocatori, ero troppo impegnata a finire il livello di Candy Crush, era da settimane che provavo fallendo miserabilmente.
Quasi urlai di gioia quando riuscii a completarlo, attirando però a me l'attenzione di qualche presente, tra cui dei giocatori, e risatine a parte di Annette e Alessandro.
Assunsi sicuramente diverse tonalità di rosso, fu molto imbarazzante.
Mi alzai svogliatamente, giusto per non sembrare finita lì per puro caso, cosa che effettivamente era vera, ma che nessuno, oltre ai miei amici, sapeva.

Tra quei ragazzi almeno c'era uno a cui potevo rivolgere il mio interesse, colui che per mia grande tristezza aveva abbandonato la mia amata Juventus, Morata.
Essendo ancora solo, non accerchiato dai vari tifosi mi avvicinai sorridente.
-Ciao!- dissi con imbarazzo.
-Hey! Tutto bene?- mi chiese gentilmente.
-Si, anche se al momento preferirei trovarmi altrove.-
-Si è notato un pochino il tuo disinteresse.- finse di sussurare al mio orecchio. Risi alla sua affermazione.
-In effetti sono qui per accompagnare degli amici.- mi voltai verso un gruppo di ragazzi -Il biondino alto là in mezzo è un vostro grande tifoso e diciamo che mi ha obbligato con forza a venire qui. Per mia fortuna almeno ci sei tu.-
-Non ti piace il calcio?- chiese interessato.
-Mi piace, mi piace da morire, ma non il Real. Sono juventina, ed immagina il perché io stia parlando con te.-
Nel frattempo si era avvicinato a noi un ragazzo, non molto alto rispetto a me, moro, con una carnagione decisamente non bianca cadaverica come la mia. Mi sorrise, mentre io lo guardai alzando un sopracciglio.
-Cos'hai da guardare?- dissi, notando che rimaneva al fianco di Alvaro senza spostare lo sguardo da me.
-Ah, giusto.- disse Alvaro scuotendo la testa -Lei non tifa Real, quindi quasi sicuramente non sa neanche chi tu sia, senza offesa.-
-Esatto e sinceramente non mi interessa saperlo.- feci un sorriso evidentemente falso.
-Che caratterino.- sorrise di nuovo il ragazzo.
-Non piace a molti.- gli risposi, tornando poi a guardare Alvaro -Dicevamo?-
-Sono Marco, comunque.- allungò una mano verso di me.
-Non mi interessa, comunque.-
Iniziavo ad infastidirmi per colpa di quel Marco, ma sentii finalmente delle voci amiche. Andrej e Annette si erano avvicinati a me, interrompendo quel patetico discorso con Marco.
-Clara, ti rendi conto di con chi stai parlando?- chiese Andrej, emozionato.
-Con il fantastico Alvaro e quest'altro, Mario.- dissi squadrando il ragazzo.
-Marco.- rettificò, sentendosi preso in causa.
-Poco importa.-
-È sempre così scontrosa la vostra amica?-
-Solo con chi non sopporta.- rise Annette.
-Esattamente, e voi del Real non mi piacete praticamente per nulla. Si salva solo Morata.- dissi sorridendo poi all'attaccante che stava firmando la maglia di un tifoso che si era avvicinato.
-Dato che mi sembrate simpatici, soprattutto tu Clara, perché dopodomani non venite agli allenamenti? Se vi fate trovare là fuori vi facciamo entrare.-
A proporre l'idea fu Alvaro, che come suo solito dimostrò la sua gentilezza nei confronti dei tifosi. Andrej, ormai estasiato, accettò senza pensarci due volte.
-Devo venire anche io? Per forza?- chiesi infilando le mani nelle tasche della felpa alla ricerca del telefono.
-Ovviamente si.- rispose Marco.
-Solo perché a chiederlo è stato Alvaro, lo avessi chiesto tu probabilmente sarebbe stato un no.-
Si avvicinò al mio orecchio sorridendo.
-Tanto prima o poi ce la farai a non essere così scontrosa nei miei confronti.- disse per poi andarsene verso un gruppo di suoi compagni.

Alzai gli occhi al cielo per poi sbuffare rumorosamente.
-Cos'era quello che ho appena visto?- chiese stuzzicandomi Annette.
-Un ragazzo egocentrico che fa il don Giovanni con la prima ragazza che trova.-
-Sareste carini.-

La guardai con un'espressione schifata, andandomi poi a sedere sulla piccola poltrona da cui prima mi ero scomodata.
Accavallai le gambe e sbloccai il telefono trovando diversi messaggi del mio amico Miguel che giudicava il fatto che fossi ad una partita del Real e non fossi emozionata a sufficienza.

Intanto notai il ragazzo di prima, Marco, che mentre parlava con i suoi compagni, spesso guardava nella mia direzione.
Bloccai quindi il telefono e lo riposi nella tasca, per poi cominciare a fissarlo a mia volta.
Mi sorrise compiaciuto.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora