Era passato troppo tempo, a mio avviso, dall'ultima volta che Marco ed io uscimmo.
Dopo la giornata al parco eravamo riusciti a vederci un paio di volte fuori dall'università, ma la sua presenza era dovuta solo agli in bocca al lupo che ci teneva ogni volta a farmi prima degli esami.Tra i suoi allenamenti con il Real e il mio studio, intervallato da esami, ci eravamo veramente visti quelle due volte, per puro miracolo.
Però, non abbiamo mai smesso di scriverci. Quando non si allenava era sempre pronto a mandarmi messaggi di incoraggiamento, data la mia ansia smisurata per l'università.Il primo Marzo mi aveva invitata ad una partita allo stadio, ma il giorno successivo, ovviamente, dovevo sostenere un esame, quindi rinunciai.
Arrivò poi il 4 Marzo.
Andrej aveva preso possesso del divano e soprattutto del telecomando.
Quel giorno avrebbe giocato il suo Real e nessuno doveva disturbarlo, altrimenti avrebbe dato di matto (come suo solito, dopotutto).
Indossò la sua maglia preferita, quella di Ronaldo, posizionò la sciarpa del Real sullo schienale del divano e, forse, si poteva ritenere pronto.Io, quel giorno, decisi di fare qualcosa di diverso, che avrebbe stupito qualsiasi persona mi conoscesse almeno da sapere quanto poco apprezzassi i Blancos.
Presi dal frigorifero delle bottiglie di birra, per me e per il mio amico, poi preparai al microonde dei popcorn e mi accomodai infine al fianco di Andrej.
-Non ti faccio vedere i tuoi programmi trash, se è quello che pensi. Oggi c'è il Real, quindi gira a largo.-Lui e la sua simpatia mi sconvolgevano sempre più.
-Lo so che gioca il Real.- risposi mettendo poi in bocca qualche popcorn.
Lui alzò un sopracciglio e spostò lo sguardo su di me, evidentemente confuso.
-Non dirmi che Marco ti sta facendo innamorare così tanto da farti guardare una partita che non sia della Juventus.-
-Non sono innamorata, stupido.- gli diedi un colpo al braccio -Voglio vedere come gioca, dato che è titolare oggi.-
-Ah, ti sei anche informata!- si portò una mano davanti alla bocca ed emise un gridolino, molto femminile direi. Scoppiai a ridere a causa della sua espressione.
-Me l'ha detto lui, ora zitto che entrano.-
Mi accucciai al suo fianco e un sorriso comparve sul mio volto non appena vidi il numero 20. Sguardo fiero e concentrato, muscoli tesi; era davvero stupendo.-Non sbavare.- disse Alessandro sedendosi sulla poltroncina subito vicino al divano.
-State zitti, idioti.- sbuffai.Però hanno ragione, disse la mia coscienza.
Cercai di concentrarmi per scacciare quella vocina e a non pensare a quello che tutti in quella casa sostenevano, ovvero che mi piacesse, e anche tanto, Asensio.
Ti piace, disse ancora la mia coscienza dopo che i miei occhi incontrarono quelli di Marco, nonostante solo attraverso uno schermo di un televisore.
Scossi la testa e prestai più attenzione, dato che il direttore di gara aveva fischiato il calcio d'inizio.
Eibar contro Real Madrid, Marco titolare, era da poco iniziata, per l'esattezza da quattordici minuti, e il primo goal arrivò per i Blancos.
-BEEEENZEMAAA- Andrej si alzò urlando il nome del numero 9. Una seconda volta, sempre il francese, dopo dieci minuti, portò la sua squadra avanti di due goal. Il terzo goal non mancò ad arrivare. Questa volta fu James il protagonista, il quale iniziò ad abbracciare i propri compagni con un sorriso stampato in volto.
Arrivò la fine del primo tempo, popcorn finiti e Andrej troppo felice al mio fianco che non la smetteva più di elogiare i Blancos.
Il momento più bello di quel pomeriggio, però, arrivò al 60esimo minuto.
Dopo un clamoroso palo di James, Marco approfittò della respinta calciando con il sinistro in porta.
Lo vidi correre con il suo bellissimo sorriso. Mi alzai con Andrej, cominciando a urlare.
Marco intanto alzò lo sguardo al cielo, come suo solito; mi dissi che appena lo avessi rivisto gli avrei chiesto perché ogni volta esultasse in quel modo. Sembrava voler dedicare il goal a qualcuno che non c'era più.-Cla, sei innamorata persa!- Alessandro disse dopo la mia esultanza.
-No.- gli puntai un dito contro.
-Esulti solo per lui e ti luccicano gli occhi ogni volta che lo vedi.- alzò le spalle.
Sbuffai perché in fondo sapevo che qualcosa cominciavo a provare per Marco, ma sicuramente non ne ero innamorata, non ancora almeno.Marco stava diventando un punto fisso nella mia vita. Mi svegliavo al mattino con un suo messaggio e sapevo che sarebbe stata una buona giornata, mi dava la buonanotte prima di andare a letto e sapevo che avrei dormito con il sorriso.
Iniziavo veramente a provare dei sentimenti profondi per lui, eppure cercavo di soffocarli continuamente per paura di stare male. Mi sembrava così lontano dal mio mondo. Lui era un calciatore famoso, io una studentessa universitaria, non poteva veramente funzionare, sicuramente qualcosa doveva andare storto.Quella stessa sera tornò a casa con la squadra.
Mi chiese se volessi passare da lui per mangiare qualcosa insieme. Io avevo finalmente finito una serie di esami e potevo concedermi un po' di tempo da dedicare a lui, a noi.
Quindi accettai.Mi presentai sotto casa sua intorno alle otto. Essendo tornato da poco, ancora non aveva preparato la cena, così mi offrii per cucinare qualcosa di semplice mentre lui sistemava le sue cose.
-Ho visto la partita oggi.- dissi mentre ero concentrata a tagliare delle verdure. Poco prima era nella sua camera e sapevo che comunque mi avrebbe sentito benissimo.
-Davvero?- mi voltai e lo trovai alle mie spalle intento a mettersi una maglietta. Per un attimo riuscii a vedere gli addominali e la maglietta era piuttosto stretta così da mettere in evidenza i muscoli. Rimasi imbambolata per qualche istante e lui cominciò a ridacchiare.-Così mi consumi.- sussurrò avvicinandosi a me. Rimasi in silenzio posando, intanto, il coltello, che prima avevo in mano, sul bancone alle mie spalle.
Marco, ormai a pochi centimetri da me, portò le mani sui miei fianchi mentre le sue labbra sfioravano la pelle sul mio collo. Brividi percorsero il mio corpo. Se non avesse suonato il suo telefono, probabilmente avrebbe continuato a farmi impazzire.Sbuffò allontanandosi da me. Controllò lo schermo e subito rispose, andando poi verso la terrazza.
Cercai di ricompormi e, dopo aver preso un profondo respiro, ripresi a cucinare.Doveva essere una telefonata importante perché per almeno dieci minuti rimase a parlare in terrazza; intanto io iniziai a portare i piatti sul tavolo.
-Marco?- provai a chiamarlo dopo essermi avvicinata a lui. Lui mi guardò mimando con le labbra un "arrivo", poi salutò il suo interlocutore e insieme ci sedemmo al tavolo.
-Era mio padre, scusami.- disse mentre versava dell'acqua nel suo bicchiere -Domani mattina verrà qui.-
-Da quanto non lo vedi?-
-Non molto, ma sono sempre felice di passare del tempo con lui.-Finimmo la cena, molto minimal a mio parere, vista la mia abitudine a mangiare per tre persone, ma mi accontentai; aiutai Marco a mettere i piatti in lavastoviglie e infine ci accomodammo sul divano.
Accese la televisione, ma nessuno dei due le prestò molta attenzione.-Posso chiederti una cosa?- lui annuì, ma io rimasi per qualche secondo in silenzio insicura e con la paura che la mia domanda potesse ferirlo in qualche modo.
-Oggi, dopo aver segnato, ho notato che hai alzato le braccia verso l'alto, così come il tuo sguardo. I tuoi goal sono dedicati a qualcuno di importante, vero?-
Questa volta fu lui a rimanere in silenzio. Il suo sguardo si spostò dai miei occhi ad un punto che non decifrai subito. Solo dopo qualche secondo notai una foto appesa al muro di un bambino, che sembrava essere lui, e una donna.-È morta nel 2011.- sospirò -Le dedico ogni goal perché è anche grazie a lei che sono arrivato fino a qui.-
-È tua madre?-
Annuì.
-Mi dispiace Marco.- mi sporsi verso di lui e gli asciugai una lacrima per poi stringerlo tra le mie braccia.Stretti, l'uno all'altra; lì capimmo tutto.
Non potevamo stare più separati.
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The Best Nightmare. | Marco Asensio
FanfictionSpesso ho detto "non me ne importa niente" quando non era vero, e rimanevo ferma a guardare fisso un punto lontano e quando spostavo lo sguardo speravo che gli occhi di chi mi aveva ferito fossero lì, su di me.