11, 12 Marzo.

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Domenica 12 Marzo, un giorno che difficilmente potrò dimenticare, per due motivi.

Marco, con il quale avevo chiarito, ci aveva procurato i biglietti per la partita di quella sera, permettendoci anche di poter stare con la squadra a fine partita.

Quel giorno fu indimenticabile non perché avrei visto una partita del Real, quello era superficiale.

Quella domenica mattina mi svegliai al suono delle urla dei miei coinquilini già svegli da ore. Li sentivo ridere e parlare a voce alta.

Mi alzai dal letto e mi incamminai verso il salotto.
Ai miei occhi si presentò il primo dei due motivi per cui quel giorno era da segnare sul calendario.
Miguel era venuto a trovarmi da Barcellona.

Gli saltai addosso sorridendo.
-Piccola peste.- mi strinse tra le sue braccia sorridendo a sua volta. -Quanto mi sei mancata!-
-Anche tu Miguel, davvero tanto.-
-Mi devi raccontare un po' di cose, o sbaglio?- mi fece l'occhiolino.
-Tanto ti avranno già detto tutto loro.- alzai le spalle per poi sedermi comodamente sulle sue gambe.

-In effetti non hanno risparmiato neanche un dettaglio. Però dimmi una cosa, davvero non l'hai ancora baciato? Sei seria?-
-Deve guadagnarselo con sangue e fatica un mio bacio, non può pensare di avere tutto subito con uno schiocco di dita.-
-È solo un bacio, mica devi portartelo a letto.- ridacchiò lui. Lo spinsi facendogli la linguaccia.
-Fatti gli affari tuoi, Miguel. Io sono la donna e io decido.-

Passammo la mattina e il pomeriggio tutti insieme, poi, verso le otto e mezza di sera, ci ritrovammo seduti su comode poltroncine al Bernabeu, pronti per assistere alla partita.
Si concluse con la vittoria dei Blancos.

A partita finita andammo nella sala preparata apposta per chi possedeva il pass che ci aveva lasciato Marco.
C'era un grande buffet e io, da buona mangiona, iniziai a prendere tutto quello che trovavo invitante. Mangiammo tutti, ad esclusione di Annette che quella sera si sentiva poco bene.

Erano quasi tutti seduti sulle poltroncine presenti nella sala, io fui costretta a stare sulle gambe di Miguel dato che lo staff non si era preoccupato di procurare abbastanza sedie.
Controllai l'oro sul telefono, e sbadigliando mi accoccolai sul mio amico per riposarmi.

Saranno passati dieci minuti e sentii la voce di Miguel. -Il tuo amico mi sta fulminando con gli occhi.-
Senza aprire gli occhi, vista la mia stanchezza, chiesi a chi si riferisse. -Asensio, saranno cinque minuti che continua a guardarci e assottigliare lo sguardo, forse è geloso.-
-Mmh.- mugugnai. Non avevo neanche le forze per parlare.
-Cla, ti conviene andare andare da lui, altrimenti tra poco viene qui e mi uccide.- ridacchiò.
-Che palle, non si può neanche dormire in pace.- usai un tono di voce piuttosto elevato, infatti notai Nacho e Isco ridere dopo che mi alzai dalle gambe di Miguel.

Cercai tra i presenti Marco e dopo averlo visto lo raggiunsi.
-Marco.- forzai un sorriso, ma venne bloccato da uno sbadiglio.
Mi guardò per poi ignorarmi.
-Che c'è?- chiesi confusa.
-Devo andare, ciao.- disse prendendo il suo borsone e andando poi verso l'uscita.

-Marco!- urlai il suo nome sperando si fermasse. Ma così non accadde.

Non ne andava mai una bene.

Andai dai miei amici e chiesi loro di accompagnarmi da Marco, magari sarei riuscita a parlargli senza tutte quelle persone presenti.

Arrivammo da Marco quasi nel suo stesso istante, infatti, quando Andrej parcheggiò davanti alla casa, lo notai mentre chiudeva la porta d'ingresso.
Salutai tutti e corsi verso il campanello.
Iniziai a suonare con insistenza, sperando che aprisse e che non mi ignorasse.

Non tardò ad aprire, così entrai in casa. Lo trovai in salotto, mentre metteva in carica il telefono, poi alzò lo sguardo su di me. Era visibilmente arrabbiato, forse deluso, oppure triste.
-Mi spieghi cosa ti prende? Te ne sei andato senza dire niente a nessuno e mi hai praticamente ignorata.-
-Potevi dirmelo che tra te e quel tizio ci fosse qualcosa, almeno non mi illudevo inutilmente.- disse avvicinandosi a me.
-Spero tu stia scherzando! Miguel è un mio amico, niente di più. Avevo sonno e mi sono appisolata sulle sue gambe.- il tono della mia voce intanto cominciava ad alzarsi.
-Le mie amiche non si siedono sulle mie gambe, tanto meno le faccio dormire su di me!- alche lui alzò il tono di voce.
-Non sei il mio ragazzo, quindi posso dormire dove voglio, anche sulle gambe dei miei amici! E non devo spiegazioni a nessuno!-
-Non sono il tuo ragazzo, ma non voglio neanche essere tuo amico.-
-Bene, allora posso anche andarmene.- mi voltai ma una mano mi bloccò.

-Mi hai odiato per settimane intere, credendo fossi una persona di merda, senza sentimenti e senza valori. Sono riuscito a dimostrarti il contrario, ti ho dimostrato che valeva la pena passare tutti quei giorni con me. Non ti voglio come amica, non ti voglio neanche come nemica. Voglio te, al mio fianco, da adesso in avanti.
Non sarà facile, anzi... sarà molto difficile. Il mio lavoro mi terrà sempre occupato, tu avrai da studiare sempre di più man mano che si avvicineranno gli esami, poi te ne andrai di nuovo in Italia. Dovremo lavorarci ogni giorno e lottare nonostante la distanza che ci sarà, ma io voglio farlo perché io voglio te. Io voglio tutto di te! Per sempre! Io e te, ogni giorno della nostra vita! E... per favore, prova a immaginare la tua vita fra 30 anni, fra 40 anni... come sarà? Io la mia la vedo al tuo fianco e non potrei chiedere di meglio. Quindi non te ne andare e scegli me. Per questa volta, cazzo, scegli me. Lascia stare il tuo orgoglio e scegli me. Scegli me, Clara, e non lasciarmi mai, per nessun motivo al mondo e per nessun'altra persona.-

Ascoltai tutte le sue parole, non ne trascurai nessuna. Ogni parola veniva man mano scolpita in me e ad ogni frase il mio cuore accelerava sempre di più.

Il secondo motivo per cui quel giorno era da ricordare: le parole di Marco.

Peggiò una mano sulla mia guancia destra senza distogliere lo sguardo dai miei occhi che ormai luccivano. Si avvicinò sempre di più fino a quando non chiusi completamente gli occhi e annullando la distanza tra di noi.

Avevo appena abbattuto tutte le barriere che si erano innalzate in quegli anni e lo baciai.
Lo baciai perché era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento.
Desideravo solo lui e avrei fatto di tutto per non perderlo.

Quella notte trovai un nuovo rifugio per le mie insicurezze.
Quella notte furono le sue braccia e il battito del suo cuore a cullarmi e a farmi dormire al sicuro, con il sorriso sul volto.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora