10, 5 Marzo.

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Quando aprii gli occhi quella mattina, non mi ritrovai nel mio comodo letto, nella casa in periferia di Madrid, insieme alla mia amica Annette.
Impiegai qualche secondo prima di rendermi conto che, durante la notte passata, avevo dormito tra le braccia di Marco, sul suo divano.

Cercai di alzarmi senza svegliarlo e mi diressi nella cucina per preparare la colazione. Trovai una macchina del caffè, per la mia felicità, delle fette biscottate e della marmellata alle ciliege. Sia lodato Marco e la sua bravura nel fare la spesa.

Dopo aver preparato tutto mi accomodai al tavolo e iniziai a mangiare mentre controllavo i messaggi sul telefono.
Avevo diverse chiamate da Alessandro e Andrej, mentre Annette mi riempì di messaggi chiedendo anche se Marco mi avesse rapita e stuprata. Molto simpatica.

Mentre tentavo di rispondere ai numerosi messaggi, sentii la porta d'ingresso aprirsi e dopo poco la voce di un uomo.
-Mh, buongiorno.- disse. Io mi voltai verso di lui, dato che comparve alle mie spalle, mente stava appoggiando su una delle sedie uno zaino. Notai che non era solo, era insieme ad un altro ragazzo il quale a sua volta mi salutò.
L'uomo era piuttosto basso, un po' in carne e con i capelli brizzolati. Il ragazzo era decisamente più alto, forse della stessa altezza di Marco, capelli scuri, così come gli occhi.

Posai la tazza di caffè e mi alzai dalla sedia.
-Buongiorno.- risposi.
-Piacere,- si avvicinò il ragazzo -sono Igor, il fratello di Marco.-

Notai una certa somiglianza tra i due.
-Piacere mio. Clara, un'amica di Marco.- e sussurrai un "forse" mentre gli stringevo la mano.
-Io sono il padre, Gilberto.- strinsi anche la sua mano e tutti e tre ci girammo verso la porta della cucina dalla quale comparve Marco che sbadigliava.

Potrei diventare ripetitiva, ma anche da assonnato Marco ai miei occhi sembrava il ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia.

Ci guardò per un po' poi si portò una mano alla fronte confuso. -Che idiota che sono.-
-Perché?- alzò un sopracciglio suo fratello.
-Ieri mentre parlavamo ci siamo addormentati sul divano. Non doveva essere qui e non dovevate incontrarvi.-

Rimasi in silenzio, così come i due familiari di Marco.

-Cioè... volevo dire che…- cercò poi di chiarire, ma lo bloccai subito.
-Tranquillo Marco. Me ne vado subito. Buona giornata a tutti.-
Recuperai la borsa che la sera prima avevo lasciato nella cucina e mi diressi velocemente verso la porta d'ingresso.
-Clara, no, non hai capito quello che intendevo dire!- provò ancora a scusarsi.
-Ho capito bene, Marco.- aprii la porta e la chiusi alle mie spalle. Iniziai a correre per le scale per allontanarmi il prima possibile. Raggiunsi la macchina che presi in prestito dai ragazzi la sera prima e, dopo aver preso un respiro profondo, feci partire l'auto diretta a casa.

Una volta arrivata evitai qualsiasi tipo di contatto con chiunque provasse a parlarmi.
Mi chiusi in camera dopo essermi assicurata che Annette non fosse lì. Cominciarono a bussare alla porta speranzosi di ricevere spiegazioni da parte mia, ma fu tutto inutile.

Ero delusa, perché con poche parole era riuscito a ferirmi.
Pensavo fosse diverso, invece avevo ragione fin dall'inizio. Non si meritava il mio affetto, non si meritava nulla da parte mia.

Mi addormentai, con quei pensieri che frullavano nella testa, mentre le immagini di noi due insieme mi facevano solo più male.





Mi svegliai qualche ora più tardi.
Per mia fortuna era domenica e non sarei dovuta andare all'università. Però i ragazzi erano tutti a casa e probabilmente stavano già preparando il pranzo, mentre io mi sarei dovuta preparare per le infinite domande che mi avrebbero fatto.

Mi alzai quindi controvoglia e aprii la porta, pronta all'assalto dei miei coinquilini, tutti tranne Michael, a lui importava poco degli altri.

-Buongiorno.- dissi notando che nessuno aprii bocca una volta entrata in cucina. Nessuno rispose.
-Avete perso l'uso della parola?-
-Stai bene?- mi chiese Andrej.
-Benissimo. Oggi ho capito che il mio futuro sarà stare su un divano, a bere birra, circondata da venti gatti.- risposi fingendo un sorriso.
-Che ha combinato il fesso?- Alessandro capì che qualcosa era andato storto con Marco.
-Si è rivelato il coglione, pezzo di… Clara sei una persona fine, quindi basta brutte parole, che si era mostrato all'inzio. Quindi viva la vita da single e a mai più ragazzi!- conclusi sedendomi al mio posto a tavola.
-Mi sono un po' persa nel discorso, ma mi sembra di capire che la serata non si sia conclusa bene.- questa volta parlò Annette.
-In realtà la serata si è conclusa benissimo e mi sono anche svegliata felice, poi sono arrivati il fratello e il padre e lui non sembrava poi così contento che li avessi conosciuti. Ha detto che non li dovevo conoscere e che non sarei dovuta essere lì. Quindi me ne sono andata subito. E niente, lo odio di nuovo, come all'inizio. È ritornato ad essere un incubo.- dissi tutto d'un fiato sperando che quello che dicevo avesse un senso logico. -A proposito di incubo, mi sta chiamando.- conclusi poi notando la chiamata in arrivo sul telefono. Lo lasciai squillare a vuoto.

-Rispondi dai, magari è stato solo un malinteso.- Andrej rimase sempre dalla parte di Marco, dal primo giorno che lo conobbi.

-Ma quale malinteso? Io non ci parlo più con lui.-
-Non fare la bambina adesso, lascia che ti spieghi.- rispose Andrej.
-No.- da ragazza testarda e orgogliosa non avrei risposto a quella telefonata, neanche se mi avessero pagata. Andrej, però, prese il mio telefono e accettò la chiamata.

-Pronto?- disse. -Sono Andrej… sì... non vuole, è stupida… no… sì... infatti… lo sapevo, non comprende mai le parole delle persone. È convinta che tu sia uno stronzo e che non la voglia… sì appunto!… adesso le parlo io… alle 3 va bene?… va bene, a dopo. Ciao.- e chiuse la chiamata. Io lo guardai senza proferire parola.

-Sei tu la fessa, lo sai?-
-Perché?- chiesi per poi sbuffare.
-Non voleva che li conoscessi perché prima voleva instaurare un rapporto particolare con te, voleva conoscerti meglio, e poi farteli conoscere. Vuole fare le cose con calma, non presentarti tutta la famiglia e chiederti di sposarti dopo un mese. Mongola.-
-Smettila di insultarmi.-
-Rispondi a quello che ti ho detto.- incrociò le braccia al petto.
-Cosa vuoi che ti dica?- alzai gli occhi al cielo.
-Che hai sbagliato anche questa volta.-

Sapeva benissimo che non lo avrei ammesso, sono troppo orgogliosa per farlo.
Però ero cosciente del fatto che per l'ennesima volta mi ero sbagliata e che Marco fosse veramente un bravo ragazzo.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora