7, 23 Febbraio.

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Nei giorni che seguirono il nostro appuntamento parlammo davvero tanto. Io lo trattavo come se fosse un semplice amico, nonostante da parte sua si notasse l'interesse nel creare qualcosa di più tra di noi.

In quei giorni capii molto su di lui, ma anche su me stessa.
Non avevo mai avuto un ragazzo serio nella mia vita. Avevo dato il primo bacio, sì, ma niente di più.
Non ero mai riuscita a trovare in nessuno quello che tutti chiamano il vero amore.
A vent'anni ad alcuni potrebbe sembrare strano non aver mai fatto esperienze con un ragazzo, ma io lo trovavo normale. Non avevo trovato il ragazzo giusto e preferivo delle semplici amicizie.

Però con lui era diverso, era davvero diverso.
Avevo ritrovato l'interesse, se così si può dire, nel cercare l'amore, scoprirlo e viverlo. Forse mi sentivo pronta a instaurare un rapporto diverso dalla solita amicizia.

In quei giorni, quindi, ci conoscemmo sempre di più e Marco mi chiese di andare ad un allenamento del Real, così da poter cambiare idea anche sul resto della squadra.
Ne parlai solo con Alessandro, il quale continuamente mi spingeva a fare il grande passo, a dimostrare che anche da parte mia ci fosse interesse per quello spagnolo che sembrava avermi fatto perdere la testa.

Mi feci accompagnare da lui quella mattina.
Gli allenamenti erano a porte chiuse infatti eravamo gli unici due sugli spalti.

I ragazzi erano ancora negli spogliatoi, così ne approfittai per riposarmi, dato che in quei giorni dormivo poco, chiudendo gli occhi e appoggiandomi sulla spalla del mio amico.
Sentii un suo braccio cingermi e poi il tocco della sua mano sulla mia guancia.
Era una sensazione piacevole e quel gesto mi ricordò quel primo momento tra me e Marco.
Nonostante tutto, il tocco di Marco era tutt'altra cosa.
Percepivo la differenza.
Quello era un gesto di affetto di un amico; quello di Marco era esattamente l'opposto.
Non sentivo qualcosa di strano alla pancia quando ero con Alessandro. Con Marco si.

-Hai mandato a puttane il cervello di quel ragazzo.- sentii la voce di Alessandro, così mi alzai dalla sua spalla aprendo poi gli occhi.
-Come scusa?- chiesi, non capendo la sua affermazione.
-Per guardarti si è preso una pallonata in faccia e ora sembra non essere più capace di giocare.- ridacchiò tornando a guardare i blancos.
Spostai anche io lo sguardo verso il campo e cercai la figura di Marco tra tutti i giocatori che erano presenti.

Lo riconobbi subito.

Stava cercando di palleggiare con un suo compagno, ma continuava a perdere il pallone perché era troppo impegnato a voltarsi verso di me e Alessandro.

Notò che lo stavo guardando, così sorrise stoppando il pallone sotto al piede destro.
Decisi di scendere verso le ringhiere e lui mi raggiunse.
Mi guardò negli occhi sorridendo e sembrò rimanere stupito quando gli diedi un bacio sulla guancia.
-Non pensavo venissi veramente.- disse sfiorando una delle mie mani appoggiate sulla ringhiera.
-Ho dovuto rinunciare ad un'interessantissima lezione su William Shakespeare per essere qui.-
-Ti ho salvata allora.- rise.

Quanto era bello il suo sorriso.

-In realtà io amo Shakespeare, quindi un po' mi dispiace. Ma non importa, sono comunque contenta di essere qui.- notai il suo sguardo diretto a ciò che stava alle mie spalle. Mi voltai e trovai solo Alessandro, seduto al posto di prima, che ci guardava. -Che c'è Marco?- chiesi tornando a guardarlo.
-Niente, niente. Sappi che sono geloso.- sorrisi compiaciuta.
-Alessandro è solo un amico, esattamente come te.- gli feci l'occhiolino per poi raggiungere il mio compagno d'avventure.

Seguimmo gli allenamenti dei ragazzi e notai che alcuni di loro avevano grandi potenzialità, eppure erano spesso esclusi dall'elenco dei titolari.
Si rivelò davvero piacevole quella giornata, passata con il mio amico a guardare il ragazzo spagnolo che stavo iniziando veramente a vedere sotto una luce diversa.

Quel pomeriggio lo passammo ancora insieme.
Accompagnammo Alessandro all'università, dato che doveva seguire delle lezioni importanti per i successivi esami, e Marco volle tenermi nascosto il luogo dove voleva passare del tempo con me.

Non conoscendo Madrid, probabilmente qualsiasi posto mi avrebbe sorpresa, anche una panchina in Plaza Mayor.

Però Marco aveva in mente qualcosa di meglio per me, aveva intenzione di rendere quel pomeriggio indimenticabile, e devo dire che non avrei potuto chiedere di meglio.

Quando Alessandro ci lasciò da soli, io presi dalla borsa un piccolo pacchetto e lo porsi a Marco. Mi guardò stranito.
-Cos'è?-
-Un piccolo regalo, aprilo.- risposi con un gran sorriso sul volto. Lui tolse la carta che ricopriva il regalo e poi scoppiò a ridere.
-Sei seria?- disse guardandolo meglio.
-Così puoi ascoltare tutte le canzoni dei Cnco in macchina e ricordarti di me, anche quando io non sarò più qui a Madrid o quando ti stancherai di me.- alzai le spalle per poi prendere il cd dalle sue mani. Feci partire subito la prima canzone, mentre Marco partì per portarmi nel luogo misterioso.
-Primo, non mi stancherò mai di te, secondo, anche quando dovrai tornare in Italia, farò di tutto per venire a trovarti.-
Non risposi, mi limitai a sorridere al pensiero che Marco Asensio, il mio incubo, potesse spendere il suo tempo libero per stare con me, magari in Italia, a Torino. La mia immaginazione cominciò a vagare. Immaginavo me e lui, magari solo da amici, anche se cominciavo a desiderare qualcosa di più, per le strade della mia Torino.

Avevo tutto il tempo per sfogare la mia immaginazione perché ci volle un po' prima di arrivare a destinazione.

Parcheggiò vicino al luogo, poi, a piedi, raggiungemmo quello che si rivelò un parco: parco Buen Retiro.

Era immenso e bellissimo, forse uno dei parchi più belli che avessi mai visto.
Entrati da quella che viene chiamata Puerta España, ci ritrovammo davanti ad un lungo vialone, circondato da alberi. Lo percorremmo quasi tutto in silenzio, fino a quando Marco non si fermò.

-A quest'ora c'è sempre poca gente ed è davvero rilassante. È uno dei miei posti preferiti.- disse guardandosi intorno.

Aveva ragione. Regnava la pace in quel parco. Il nostro parco. -Adesso sto pensando in che zona del parco andare.- concluse guardandomi finalmente negli occhi.
-Io non ho impegni, prenditi tutto il tempo che vuoi.- alzai le spalle sorridendo.
-Vieni.- disse sfiorandomi una mano, poi iniziò a camminare verso la fine del viale. Cominciai a seguirlo.

Pochi minuti dopo mi ritrovai davanti alla cosa più bella che potessi immaginare.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora