4, 20 Febbraio.

1.7K 77 14
                                    

-Preparati.-
Andrej entrò nella mia stanza senza neanche bussare. Lo guardai stranita.
-Mi avevi detto che se avessi organizzato qualcosa con Alvaro avrei dovuto invitarti, quindi alza il tuo bel culo dal letto, posa quel libro consumato che ormai conosci a memoria e mettiti qualcosa di carino.-
-Intanto ti calmi.- sbuffai alzandomi dal letto -Poi potevi avvisare prima, sai, magari avevo un altro impegno.-
-Si con la regina d'Inghilterra. Muoviti.- mi aprì l'armadio alla ricerca di quello che poi si rivelò un vestito, piuttosto colorato ed eccessivamente corto per l'aria fredda di Febbraio.
-Sei pazzo?! Fa troppo freddo per mettere quel coso. Vanno bene un jeans e un maglione, bello caldo.-
Mi avvicinai a lui e presi il mio maglione preferito, grigio chiaro.
Presi il tutto e andai a prepararmi nel bagno. Quando uscii, c'era Andrej appoggiato al muro, in mia attesa.
-Finalmente, andiamo.- mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla porta d'ingresso.
Salimmo in auto e non curante delle macchine che potevano passare, Andrej uscii dal vialetto premendo fin troppo sull'acceleratore.
Il tempo di tre canzoni e il ragazzo si fermò, posteggiando vicino ad altre macchine in prossimità del centro di Madrid.

-Siamo solo noi e Alvaro?- chiesi guardandomi intorno per studiare la zona.
-In realtà no. Siamo noi, Alvaro, la ragazza e altre due persone.-
-Chi sarebbero?-
-Meglio non sapere.-
-Io torno a casa.- dissi capendo chi, probabilmente, avrebbe passato con noi il pomeriggio.
-Ti prego, rimani. Ho bisogno di te.- strinse il mio braccio dalla paura che potessi lasciarlo lì da solo.
Non me ne sarei andata, ma solo perché ci tenevo a quel ragazzo. Sbuffai tenendo il suo passo.

Arrivammo nei pressi di un bar, non molto affollato, nonostante fossimo in pieno centro.
Notai un tavolino attorno al quale quattro ragazzi stavano parlando vivacemente. Riconobbi subito Alvaro, con un sorriso bellissimo sul volto e al suo fianco una ragazza dalla chioma bionda, anche lei bellissima. Di spalle notai un'altra ragazza e al suo fianco un ragazzo, sicuramente era il mio più grande incubo.

-Andrej! Clara!- Urlò Alvaro alzandosi. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Andrej gli strinse la mano.
Mi voltai verso Alice, la sua ragazza e mi presentai. Feci lo stesso con l'altra ragazza, Irina, amica di Alice. Infine, ignorai spudoratamente Marco, il quale rimase deluso dal mio comportamento.

-Quindi studiate tutti e due lingue qui a Madrid?- chiese Alice, bevendo poi dal bicchiere che continuava a tenere tra le mani, dopo lunghe conversazioni per conoscerci un po'.
-Io si, lingue e letterature moderne. Lei fa altro.- rispose Andrej.
-Mi piace come risposta.- rise Alice. -Tu quindi cosa studi?-
-Io studio mediazione linguistica, vorrei diventare un'interprete. Mi piacerebbe sussurrare ai bonazzi, come fa Olga Fernando.- ammissi ridacchiando. Ovviamente solo Alice, l'unica italiana, comprese. Gli altri presenti rimasero perplessi.
-Non mi hai mai detto che vorresti "sussurrare ai bonazzi".- disse Andrej.
-Un mio grande segreto, ormai svelato.- annuii spostando il mio sguardo su Marco. Da quando mi sedetti con il gruppo non avevo ancora incrociato il suo sguardo.
-Chi sarebbero questi ragazzi a cui vorresti sussurrare?- chieste Marco toccandosi il mento.
-Secondo me vorrebbe sussurrare qualcosa a te.- disse il croato, provocando il riso di tutti, esclusa me. Io tirai semplicemente un calcio al mio amico.
-Neanche nei miei peggiori incubi. Il bonazzo, questo è il termine giusto, per cui lavorerei volentieri è Mandzukic, però non conosco il croato, quindi dovrebbe parlare in Inglese, per rendere il tutto possibile.-
-Il fascino croato.- disse Andrej dandomi dei colpetti con il gomito. Gli feci l'occhiolino e lui rise.
-Giusto, la grande juventina.- disse Alvaro -Potresti lavorare con Zaza, le uniche parole di spagnolo che conosce sono "Hola" e "Paella".-
-Potrei sbavare mentre parla, non mi sembra il caso.-
-Noto che hai una grande passione per i calciatori.- disse Irina. Non parlava molto la ragazza, sembrava timida e, ovviamente, poco loquace. Sorrisi al suo intervento.
-In effetti, ci sono diversi calciatori che mi piacciono.-
-Qualcuno che proprio non ti piace?- chiese questa volta Alvaro.
Ci pensai qualche istante. -Sicuramente Messi e Neymar. Non li posso vedere. Poi ce ne sono molti che giocano in Italia, tra cui Hamsik e Nainggolan. Qui a Madrid ce ne sono due che non posso proprio sopportare, uno è Cristiano, l'altro è una sorta di incubo per me.- spostai il mio sguardo verso Marco e sorrisi alzando un angolo delle labbra.
-Chi sarebbe questo "incubo"?- chiese sempre Alvaro.
-L'interessato già sa.- spostai nuovamente lo sguardo su Marco e tutti mi seguirono a ruota, cercando di comprendere quello che stava succedendo.

Fu Andrej e rompere il silenzio che si creò nel gruppo. Chiese ai presenti se avessimo voglia di camminare, o di visitare la città, e tutti, esclusi Asensio ed io, accettarono.
I nostri sguardi ancora si incontravano. Io sfidavo lui, lui sfidava me. Alvaro tossii e Andrej mi diede una gomitata.
-Uhm, si, andiamo.- spostai la mia sedia e aspettai di essere seguita dagli altri.
Qualche passo più tardi, mi trovai al fianco di Marco.

-Cla?- mi chiamò con un tono particolarmente basso.
Sbuffai.
-Cosa ti ho fatto di male?- chiese ancora.
-Senti, non mi interessi. Non mi intetessa essere tua amica, non mi interessa conoscerti, parlarti o tutto quello che vuoi.- ammisi, prendendo il telefono che nel frattempo cominciò a suonare.

Miguel. Risposi sorridente, pur sapendo che non avrebbe mai visto la mia espressione compiaciuta.

-Noi entriamo.- mimò con le labbra Andrej indicando un negozio, mentre io ascoltavo le dolci parole del mio amico catalano.
Annuii e diedi le spalle ai ragazzi.

La conversazione purtroppo durò poco, Miguel doveva andare a lezione. Così, dopo i saluti, misi il telefono in tasca e mi voltai, trovandomi faccia a faccia con Marco.

-Perché non sei con gli altri?- alzai un sopracciglio.
-Non mi interessava il negozio.- alzò le spalle.
-Bene.- cercai di aggirarlo per raggiungere il resto del gruppo, ma mi bloccò, stringendo con una sua mano il mio braccio. Alzai un sopracciglio attendendo una spiegazione.
-Dammi una possibilità. Proviamo ad uscire qualche volta, conosciamoci e divertiamoci. Non ti costa nulla. Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ma questo non vuol dire che non possiamo diventare amici.-
-Che incubo.- scossi la testa cercando poi di nascondere il mio sorriso.
-Smettila di chiamarmi così.- rise tirando poi fuori dalla tasca dei pantaloni il suo telefono. Me lo porse e feci finta di non capire. -Hai intenzione di scrivere il tuo numero o lo devo indovinare?-
-Sarebbe divertente vederti provare ad indovinarlo.- risi iniziando poi a scrivere il numero.
-Scrivilo giusto, mi raccomando.-
Alzai per un secondo il mio sguardo verso di lui e lo vidi sorridere.

Ancora non sapevo.
Ancora non sapevo ciò che sarebbe successo dopo quel giorno.
Ancora non sapevo cosa sarebbe successo tra di noi.
Mai avrei immaginato.

Mai.

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora