5, 21 Febbraio.

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Il giorno successivo mi svegliai al suono della sveglia. Quella mattina avevo lezione, ma la voglia scarseggiava.
Presi il telefono dal comodino e rimasi accecata dalla luminosità troppo alta; potete anche immaginare quanti insulti siano usciti dalle mie labbra. Dopo essere riuscita a far tornare il telefono ad una condizione accettabile, notai un messaggio da un numero non salvato. Capii subito di chi potesse essere.

Buongiorno tesoro.

Salvai il numero.

A: Incubo
Non chiamarmi tesoro.

Da: Incubo
Acida già di prima mattina

Ignorai il messaggio e mi alzai pronta per prepararmi. Andai in cucina dove Andrej, che si alzava sempre prima di tutti, stava preparando la colazione. Sentii vibrare il telefono, lo guardai e lessi il suo "nome". Chiamata in arrivo dal mio incubo.

-Cosa c'è?- risposi seccata.
-Dato che ignori i miei messaggi, volevo sapere cosa farai questa mattina.-
-Ho lezione oggi. Mi dispiace rovinare i tuoi piani.-
-Ti accompagno in università, poi vado ad allenamento e quando finisco ti torno a prendere e andiamo a mangiare insieme.-

Andrej mi stava guardando con un sorrisetto sul volto. Alzai le sopracciglia e scossi leggermente la testa, per fargli intendere che volevo sapere il motivo per cui mi stesse guardando in quel modo, anche se era facilmente intuibile.

-Cla?- mi richiamò Marco, non ricevendo una risposta.
-Sì, scusa.-
-A che ora hai lezione?- chiese.
-Alle nove. Tra un'ora.- dissi guardando l'orologio appeso al muro.
-Sto arrivando. A tra poco tesoro.-
-Ma è troppo presto!- dissi al vuoto, ormai aveva già attaccato.

-Lo odio.- dissi forse a me stessa, forse al mio amico. Lui scosse la testa ridacchiando.
-Vado a fare una doccia. Lascialo fuori se dovesse arrivare.-
Mi alzai dalla sedia e mi diressi al bagno.
Attaccai il telefono alla piccola cassa che Marko aveva lasciato a nostra disposizione e feci partire la mia playlist preferita. Sì, si sarebbero svegliati gli altri coinquilini, ma non importava; si sarebbero comunque dovuti alzare precedentemente insieme a me.
La prima canzone dei Cnco cominciò a rimbombare nel piccolo bagno.
Da qualche mese passavo le giornate ad ascoltare quel gruppo sudamericano. Cercai di finire il prima possibile, dato che da lì a poco sarebbe arrivato Marco e, in ogni caso, non volevo arrivare in ritardo a lezione.

Appena finito, uscii dalla cabina e misi il mio accappatoio nero e le ciabatte dell'adidas. Quando le comprai, mia madre quasi mi urlò contro, per il centro di Torino, sostenendo di aver speso soldi inutili, perché sapeva benissimo che non le usavo praticamente mai; ma era da quando le vedevo sempre ai piedi dei miei amati giocatori juventini che le desideravo con tutto il mio cuore. Sì, ogni cosa che vedevo addosso a qualche giocatore che amavo doveva essere mia. Una delle mie strane fisse.

Staccai il telefono dalla cassa, ma lasciai che la musica continuasse. Così uscii dal bagno.

-Come sei sexy.- sentii la sua voce. Irritante.
Alzai il terzo dito senza neanche spostare lo sguardo sul calciatore per poi proseguire il mio cammino verso la camera da letto.
Poco dopo la porta si aprì e la figura di Annette fece capolino davanti a me.
-Mi spieghi?- si lasciò cadere sul letto mentre io sceglievo gli abiti.
-Ieri, quando sono uscita con Andrej, c'era anche lui e dopo un discorso davvero toccante, no, non è vero, decisi che potevo lasciargli il numero, dopo che me lo chiese. Non lo avessi mai fatto. Questa mattina mi sono svegliata con la sua presunzione di poter fare quello che vuole senza neanche chiedere, quindi mi toccherà essere accompagnata all'università e poi mangiare con lui a pranzo. Dio mi aiuti.-
-Ma respiri quando parli?- chiese subito dopo il mio piccolo monologo -Comunque, non sembra così presuntuoso come dici tu. Sembra carino, dagli una possibilità.- alzò le spalle per poi mettersi al mio fianco. Prese una maglietta bianca di un tessuto che poteva sembrare seta, un paio di jeans scuri e me li porse. Sapevo che non avrebbe accettato un no come risposta. Mentre iniziavo a mettere l'intimo uscì dalla camera, tornando poco dopo con degli stivaletti marrocino chiaro.
-E sopra cosa metto?- chiesi chiudendo i jeans.
-La mia giacchetta bianca. Mi ricordi una francesina così, che bello.-
-Non farà freddo?-
-Ci pensa lui a scaldarti.- rise lei e gli lanciai la maglia del pigiama urlando il suo nome.

Uscimmo insieme dalla camera una volta pronte. Lei aveva lezione con me, ma alla mia richiesta di essere accompagnata anche lei da Marco, sostenne di avere un altro impegno prima di andare all'università.
-Come sei elegante oggi. Per me non lo fai mai, sono geloso.- disse Alessandro e mi diede un bacio sulla guancia subito dopo.
Guardai Marco che sembrava scrutarmi nei minimi dettagli mentre si mordeva un angolo del labbro inferiore. Sentii qualcuno tossire visto il silenzio tombale, particolarmente insolito in quella casa.
Vidi Marco sorridere e poi parlò -Andiamo Cla?-
Presi la tracolla con al suo interno il computer e la mia borsa. Seguii Marco fino alla sua macchina, un'audi bianca, credo fosse una Q7.
Dopo aver sbattuto, forse troppo forte, la portiera, Marco mi guardò male dicendomi di trattare bene la sua piccola.
-Sei anche un materialista. Di male in peggio.- lo guardai aspettando una risposta. Ormai mi divertivo a provocarlo. Girò lo sguardo verso di me.
-Non sono un materialista, ma hai idea di quanto costa?-
-Prima di tutto, guarda la strada quando guidi, non voglio morire giovane. Secondo, non credo che i soldi siano un problema per te.-
-Non sono un problema, ma questo non significa che possa cambiare una portiera al giorno perché hai la delicatezza di un..-
-Di cosa, Marco? Attento a cosa dici.-
-Sei bellissima.- disse mentre si fermava ad un semaforo. Spostò lo sguardo su di me e sorrise.
-Non cambiare discorso.- gli diedi un colpo sul braccio ridendo.
-Non sei molto delicata, ma sei comunque bellissima. Ora dimmi dove hai lezione e a che ora finisci.-
-Vai al campus Villaviciosa de Odòn. Poi mi aggiusto io lì. Finisco alle 12.- dissi prendendo il telefono per scrivere al mio amico Miguel.
-Universidad Europea. Interessante.-

Continuai a scrivere senza rispondere.
-Con chi parli?- chiese e con la coda dell'occhio vidi che cercava di guardare sul mio telefono.
-Geloso perché non sei l'unico con cui parlo?- inviai il messaggio e riposi il telefono nella borsa. Poi spostai nuovamente lo sguardo su di lui. Nel frattempo parcheggiò vicino al campus. Era vicino alla casa in cui vivevo.
-Io geloso? Per niente.- scrollò le spalle e lo vidi scendere dall'auto.
-Dove stai andando?-
Uscii a mia volta andando poi verso di lui e gli dissi di rientrare immediatamente nella sua piccola. Non volevo farmi vedere con lui.
Non mi diede ascolto.

-Che problema c'è se mi vede qualcuno?-
-Esibizionista. Nuovo aggettivo da aggiungere nella lista dei tuoi difetti. Se continui così la possibilità che ti sto dando si esaurisce in fretta.-
-Va bene. Me ne vado.- sorrise e poi riuscì a darmi un bacio sulla guancia.

Mi guardò per qualche secondo negli occhi, poi abbassò lo sguardo sulle mie labbra.
Poggiò una mano vicino al mio orecchio così da poter sfiorare con il pollice la guancia dove poco prima mi aveva dato un bacio.
Feci un respiro profondo.
-Devo andare.- quasi balbettai e cominciai a camminare velocemente verso la struttura che ospitava le aule.

Cosa diavolo mi stava succedendo?

The Best Nightmare. | Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora