Ventitreesimo Capitolo

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<<No, mamma. Non voglio tuto celeste, potremmo anche metterci qualcosa di colorato. E' estate!>> siamo in un negozio di Madrid, dedicato solo ed unicamente ai neonati. Ci siamo io, mia madre con mio padre e Gareth. Lei si è messa in testa che tutti gli accessori devono essere tutti blu visto che è maschio. Ed io sono contraria. <<C'è qualcosa di più chiaro? Tipo un beige o un color crema...>> la commessa torna sul retro del negozio dopo averci detto di voler controllare per essere sicura. Intanto io mi siedo sulla seduta che mi hanno prestato. E' da qualche giorno che non riesco più a stare in piedi tanto tempo, quando torno a casa sono stanchissima e spesso crollo sul divano in attesa di Gareth.

<<Sei stanca? Vuoi tornare a casa?>> per fortuna ho Bale che mi aiuta quando ne ho bisogno e mi coccola quando torna a casa ogni pomeriggio dopo gli allenamenti. E devo ammettere che è bravissimo, forse perché ha già avuto una figlia –quindi la sua esperienza- riesce a calmarmi nei momenti in cui ho paura che qualcosa non vada e se ho delle crisi di nervi.

<<No, è solo che non riuscivo più a stare in piedi.>> annuisce, anche se poco convinto, e viene dietro di me a stringermi le spalle. Qualche minuto dopo la commessa riemerge dal magazzino e ci da –almeno per me- una buona notizia.

<<Ciò che avete appena visto c'è anche in beige chiaro. Ed è tutto disponibile anche subito.>> la ringrazio e mi scuso per averla fatta andare di nuovo nell'altra sala. A questo punto cominciamo a cercare e chiedere ciò che ci serve veramente, fino ad ora abbiamo dato solo una rapida occhiata. <<La cosa più importante è il carrozzino, il seggiolino da macchina e quello per casa. Passeremo più avanti per vedere il resto.>> grazie ai suoi suggerimenti riusciamo a chiudere la commissione nel giro di un'ora e mezza. Dopo di che usciamo dal negozio e finalmente torno a respirare aria fresca. Non riuscivo più a starci lì dentro.

<<Facciamo due passi?>> annuisco perché penso che sia meglio camminare che rimanere ferma in sua attesa. In più si è messa mia madre a rompere e quand le ho detto di non contestarmi le scelte fatte lei mi ha gentilmente risposto 'I soldi li metto io perciò decido se qualcosa mi va bene o meno'. Sembrava che fosse lei la madre del bambino e non io. Ma devo dire grazie a papà se la situazione è rientrata. Ogni tanto sa essere proprio stronza. <<Andiamo, dai.>> ci incamminiamo insieme verso l'auto e torniamo a casa, sani e salvi dopo questo pomeriggio.

<<Gareth!>> urlo non appena entro in casa. Stranamente non è venuto a prendermi dal lavoro non appena ho finito e non mi ha neanche richiamato quando gli ho scritto che devo tornare a Torino. Devo incontrare Charlotte per le prove dell'abito da sposa, starò via al massimo tre giorni. Fatto sta che non riesco a trovarlo al piano di sotto, perciò tento al piano di sopra. Magari sono più fortunata, anche se non dovrebbe essere ancora rientrato. Dovrebbe rimanere ancora un'ora dato il suo infortunio dei giorni scorsi.

<<Ero venuta in cerca di Cristina, ma ho trovato di meglio...>> questa voce stridula la conosco con troppo bene, rimango dietro la porta della stanza da letto ad ascoltare un'eventuale risposta alla sua affermazione. <<Gareth, Tesoro. Perché te ne stai zitto?>> ma non c'è bisogno di sentire chi c'è insieme a lei perché riesce a darmi la risposta proprio con quella voce stridula.

Corro per le scale velocemente, ad un tratto sto anche per inciampare però poi mi rendo conto che non devo pensare solo a me in questo momento.

Quando nascerà questo bambino lo crescerò da sola, oppure lo darò in adozione; non voglio diventare una mamma single ed allo stesso tempo un peso per i miei genitori. In più ho tutta la mia roba qui e casa mia è a più di mezz'ora da casa d Cristiano e dei miei genitori.

Il goal della vittoria||Gareth BaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora