Quarto Capitolo.

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<<Piccola, dove vai? Vieni qui.>> il ragazzo dalla voce familiare richiama la mia attenzione. Mi volto per capire da chi proviene la voce ma non trovo nessuno alle mie spalle. Allora continuo a camminare verso una meta sconosciuta. C'è qualcosa che mi blocca. Ad un tratto non riesco più a proseguire. Abbasso lo sguardo e noto che un paio di mani sono avvolte alle mie caviglie, e mi trascinano giù con loro. Chiudo gli occhi per non vedere dove sto andando a finire, non voglio farmi male ma non lo posso evitare. Anche se, quando cado, sento un corpo morbido sotto di me. E' davvero un corpo!

<<Piccola, dove vai? Resta qui con me.>> questa volta la voce è molto più vicina, sento il respiro di chi ho 'pestato' sul mio collo. Voglio capire chi è, perciò mi volto velocemente e preferisco non averlo fatto. Davanti a me c'è Gareth che mi fissa, i suoi occhi sono nei miei e i miei nei suoi. Sono celesti come il cielo, i miei invece sono verdi come le grandi distese di prato. Me lo diceva mamma quando ero piccola, prima che il nostro rapporto si rovinasse per sempre.

Sto per parlare ma un rumore fastidioso mi interrompe prima che possa dire anche solo una parola.

Mi sveglio di colpo, spaventata per quello che mi ho sognato. Perché Gareth? Anche se ci ripenso non so darmi una risposta e mi accorgo che il mio cellulare non la smette di squillare. Lo afferro con molta rabbia e rispondo.

<<Pronto.>> dico non appena apro la chiamata, continuando a riflettere su questo sogno, che non so se chiamare incubo in questo momento.

<<Cristina?>> la voce che mi arriva dall'altro capo del telefono è da oca, penso di capire a chi appartenga.

<<Ciao Alexandra, come va? Che ore sono lì da te, no sai perché qui da me sono le tre del mattino!>> esclamo. Io dico: perché non controllano il fuso orario quando chiamano dall'altra parte del mondo?

<<Oh, scusa. Volevo solo dirti che tu e Charlotte siete invitate al mio compleanno a Las Vegas la prossima settimana. La tua amica non mi risponde, che sta facendo?>> in un primo momento non capisco cosa voglia, ma solo perché a quest'ora il mio cervello non è ancora del tutto sveglio e poi penso a quello che mi ha detto.

<<Si si, ci saremo! Ma solo se ci saranno anche ragazzi carini, ti raccomando. Per quanto riguarda Charlotte: non so cosa stia facendo. Diciamo che, in questo momento, è un tantino lontana.>> Massi, solo qualche chilometro lontano!

<<Ah, okay. Vi aspetto venerdì al mio compleanno. Ciao.>> ho sempre odiato questa piccola stronzetta. La sua famiglia è molto importante in America, sono imprenditori da generazioni, e crede di poter comandare anche su Charlotte e me. Piccola illusa.

L'abbiamo conosciuta durante un campo a New York l'estate scorsa, in un primo momento sembrava simpatica insieme alla sua amica del cuore, ma poi si sono rivelate delle manipolatrici perché arrivate ad un certo punto mi hanno fatto litigare con la mia migliore amica.

Ripongo il telefono sul comodino e cerco di tornare a dormire, mi giro e mi rigiro nel letto ma non riesco ad addormentarmi. Sento delle voci provenire dal piano di sotto, sono quasi sicura che sia Cristiano a parlare con qualcuno. Con calma e in silenzio scendo dal letto, apro la porta e vado al piano di sotto. Come sospettavo: è mio cugino che sta parlando al telefono con qualcuno e presto capisco di chi si tratta. C'è il gallese dall'altra parte dell'apparecchio, chissà cosa si stanno dicendo...

<<Aspetta, spiegami meglio. Tu non sei venuto con la tua ragazza perché hai visto mia cugina? Mi stai prendendo in giro?>> rimango scioccata, non sta parlando di me. Mi avvicino un altro po' per cercare di sentire meglio la conversazione; da quello che vedo da qui Cristiano si sta passando una mano sul volto e poi poggia il telefono, mettendo in viva voce Gareth, sul tavolino in vetro davanti al divano dov'è seduto. <<Gaz, come fai ad esserne certo?>> la risposta non tarda ad arrivare.

Il goal della vittoria||Gareth BaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora