Epilogo.

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<<MAMMA!>> gripo a più non posso, il bambino ha appena tirato un calcio fortissimo ed ho sentito qualcosa che fuoriusciva. Comincio ad avere paura, e se vuole uscire già da oggi? No, non è possibile. E' tra una settimana il parto programmato, io non sono pronta adesso. <<VELOCE!>> lei arriva correndo in salotto, ci siamo solo noi due in casa. Nessun'altro. Si avvicina a me con la faccia schifata; non è il momento di ricordarmi che sono nata con un cesareo e che quindi non ha visto acqua scenderle dalle gambe! <<Chiama Gareth, SUBITO!>> si spaventa quando urlo, peggio di un bambino piccolo, e afferra con uno scatto il telefono accanto a me. Il gallese non risponde all'istante –anzi, se la prende con comodo- e le dico di passarmelo non appena l'ha sentito parlare. <<Gareth, mi si sono rotte le acque. Ti prego vieni...>> mi permetto di essere lagnosa con lui perché so che ha appena finito gli allenamenti del mattino, quindi il Presidente e Zidane possono dargli un paio d'ore libere.

<<Arrivo Bimba, dammi cinque minuti.>> per fortuna il campo d'allenamento è a pochi minuti da qui, altrimenti l'avrei mandato a quel paese già prima. Non posso resistere più di tanto in queste condizioni, sento che sto per sclerare con il primo che mi capita sotto tiro.

Indico a mia madre dov'è il borsone –preparato a tempo debito- e le chiedo di aiutarmi ad alzarmi dal divano. Sento una macchina arrivare fuori dalla porta e fermarsi, poi la porta si spalanca e vedo il mio ragazzo corrermi incontro tutto affaticato. <<Alicia, c'è Cristiano dietro di me. Tu vai con lui.>> questo è un punto su cui è stato irremovibile, in macchina ci dobbiamo essere solo io e lui. 'Siamo noi i genitori e noi sappiamo cosa fare' sono state le sue testuali parole al riguardo. Ed io sono d'accordo con lui, mia madre si è dimostrata petulante e logorroica nei confronti della mia gravidanza quindi è meglio per me se non c'è mentre andiamo in clinica.

Lei sa che è meglio non obbiettare, perché io ed il mio ragazzo abbiamo la stessa posizione riguardo quest'argomento. Prende la borsa dal mobile all'ingresso e lascia casa dicendo che sarà già li quando noi arriveremo. Al momento non m'interessa perché sto pensando a tutt'altro.

<<Gareth, ti prego aiutami. Ho paura...>> con calma mi prende il braccio e camminando, insieme arriviamo alla macchina. Quando mi siedo capisco che i dolori si fanno sempre pi intensi e le contrazioni sono sempre più frequenti.

<<Calmati, non avere paura di nulla. Ci sono io qui con te. Fa' respira profondi e lenti.>> afferra la mia mano e la stringe forte alla sua, infondendomi serenità e tranquillità. <<Ti devi distrarre. Dimmi chi dobbiamo avvisare.>>

<<Charlotte.>> gli detto il suo numero di telefono, ormai non ho neanche il bisogno di leggerlo perché lo so a memoria. E so anche che adesso è impegnata con i preparativi del suo matrimonio però mi aveva promesso di tenere il cellulare sempre acceso. Infatti, risponde dopo solo un paio di squilli. <<Char...AHI!>> spalanco gli occhi a l'ennesima contrazione, intanto non siamo neanche a metà strada per la clinica. <<Char, sto per partorire.>>

<<Cosa?! Ma non doveva essere la settimana prossima?>> anche lei non ci sta capendo più nulla, ma ormai...

<<Il dottore le ha indotto il parto, ha la placenta bassa.>> eh? Quando ha fatto questa cosa e soprattutto come, visto che io non mi ricordo di averglielo sentito dire. <<Ma fidati, lei non se lo ricorda.>> sorrido perché la battuta di Gareth mi fa proprio ridere. Forse è vero che me lo ha detto, solo che io quel giorno sarò stata così tanto soprappensiero di aver detto di 'si' senza neanche capire cosa mi stesse dicendo.

<<Sister, tieni duro. Stiamo arrivando.>>

<<Porta anche tuo padre, devo parlare con lui.>>

Il goal della vittoria||Gareth BaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora