Capitolo 21

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JENNIFER

Devo ancora chiudere il negozio, ma sono qua a fissare il computer da almeno dieci minuti per decidere se schiacciare o no invio. Voglio con tutta me stessa dire a Rick di lasciarmi in pace perché non ce la faccio più a ricevere mail e biglietti di minaccia o quel che sono. Sono stufa che mi ricatti o mi cerchi di spaventare con le sue parole senza un preciso motivo. Devo ammettere che allora, al tempo dell'ultimo anno del liceo mi piaceva veramente. Non ne ero innamorata, non so neanche cosa voglia dire amore o almeno, lo vedo quando guardo Hazel e Kyle. Quello che c'era tra di noi non era amore, ma una forte attrazione fisica. Lui è sempre stato molto protettivo nei miei confronti anche se in realtà non teneva a me. Neanche io a lui. Passavamo il tempo a casa sua o a casa mia. Eravamo dei ragazzini che se la spassavano e ora sembra non accettare come io abbia rifiutato il suo invito quella volta. Giravano voci che si incazzava molto facilmente, ma non ho mai avuto prova di ciò. Sono passati quattro anni e l'ultima volta che l'ho visto è stato due anni fa in un pub. Quello che successe dopo è intuibile.
Mi ci manca lui aggiunto a tutti gli altri problemi.

Continuo ad alternare lo sguardo dalla tastiera allo schermo illuminato.
Un impulso mi spinge a premere invio. Lo faccio.

Lasciami in pace.

Solo questo, niente di più. Credo sia abbastanza chiara la cosa.
Non so per quale motivo mi sento sollevata, ma so per certo che lui non si limiterà a leggere e piantarla. Però è come se mi fossi tolta un peso di dosso. Rilascio un lungo respiro e mi tolgo la coda lasciando i capelli perché il mal di testa mi sta opprimendo.

Mi alzo, ma il rumore del campanello richiama la mia attenzione.
Entra Jake.
Dopo quel breve incontro di qualche giorno fa in ospedale, abbiamo parlato poco e niente.
Giro la testa e per ammazzare il tempo che impiegherà a stare qui, riordino dei fogli che a loro volta erano già messi a posto.
« Quanto ancora metterai le mani su quei fogli? » mi prende in giro, guardandomi con le braccia incrociate al petto che mettono in mostra i bicipiti tatuati che sgusciano fuori dalla t-shirt. Se ne sta in piedi a guardarmi con la testa inclinata, come per chiedermi: "Che problemi ti affliggono?".
« Uhm, mancava ancora un fascicolo da impilare » rispondo vaga, dandogli la schiena. Mi innervosisce, mi fa diventare irrequieta.
« Certo » ridacchia fra se e se, per poi andare nel suo studio a cercare qualcosa che forse ha dimenticato.
Sbuffo.
Sono già stufa di condividere l'aria con lui.
Cerco nella borsa le chiavi dello studio.
Luke mi ha detto che non devo fare il turno alla sera perché è più sicuro per me, ma non capisco. Kyle era impegnato e pure lui, mentre Jake è dovuto uscire prima per andare dalla madre e non sapeva con certezza se tornava, perciò i ragazzi hanno dovuto lasciarmi le chiavi. Non capisco il motivo di tanta preoccupazione.
Voglio dire, l'ho sempre fatto da anni... perché ora sarebbe diventato pericoloso? Comunque non voglio dargli torto perché comunque apprezzo il loro voler prendersi cura di me.
« Come mai sei tornato? » grido per farmi sentire, mentre mi sistemo la giacca sopra la felpa.
Sento i suoi passi pesanti che ritornano all'entrata.
« Avevo dimenticato il portafoglio -mi fa notare agitando le mano che tiene l'oggetto- e poi non è sicuro che tu ti occupi di chiudere il salone da sola, la sera » dice guardando altrove.
« No, aspetta, fammi capire... ti ci metti anche tu ora? » gli domando. Fino ad adesso Jake non ha evidenziato molto questa cosa.
« Me l'ha imposto Luke » fa spallucce.
« Da quando ti fai sottomettere da tuo fratello? » ridacchio, prendendolo per il culo.
« Da... mai » ammicca un sorrisetto.
« Bene, allora accetto volentieri » gli lancio le chiavi. Se posso evitare lo sforzo di abbassarmi per chiudere il lucchetto della saracinesca, ben volentieri.
« Accetteresti anche se ti dicessi di venire con me a mangiare un boccone ad un fastfood? » mi domanda. È piuttosto serio devo dire.
« Nascondi qualcosa » indago, guardandolo sospetta.
« Se è per far ingelosire quella gallina di cui neanche mi ricordo il nome o per scappare da un altro invito di Cole... la risposta è un no secco » gli sputo alzando le spalle.
« Cole? Cosa cazzo c'entra? » domanda ridacchiando, ma senza gusto.
« C'entra eccome. Luke mi ha detto che neanche rispondi alle sue telefonate e sei perennemente incazzato con lui »
« Perché mio fratello ovviamente deve dirti sempre tutto » alza gli occhi al cielo, odio quando fa qual gesto.
Mi avvicino e gli do un pugno sul letto sapendo che per lui è come una carezza, ma sono dettagli. D'altronde non voglio spaccarmi le nocche contro il suo torace duro e muscoloso... perciò ho impiegato anche poca forza.
« Ma che cazz? » allarga le braccia, essendo così stupido da non capire un accidenti di quello che gli sto dicendo.
« Ascoltami bene. So che i vosti rapporti sono cambiati da quando mi stava per mettere le mani addosso quella sera, ma era ubriaco. Non puoi essere arrabbiato con lui. Non lo sono nemmeno io » ed è un miracolo.
« Jennifer, non provare a dirmi cosa devo e cosa non devo fare. La ragione non sei te » sputa acido, puntandomi un dito contro.
« E sentiamo... quale sarebbe allora? » gli domando, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio curiosa.
« Cazzi miei » dice, dirigendosi verso l'uscita.
Ecco, vinco sempre io.
Sbuffando lo seguo fuori e lui poi chiude tutto.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora