Capitolo 40

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JENNIFER

«Allora?» domando eccitata, davanti alla notizia che mi ha appena detto Hazel.
«Sto concludendo il manoscritto e ho accennato questo al mio capo... ha detto che sarà lieto di leggerlo. Speriamo bene!»
È passato del tempo dall'ultima volta in cui mi aveva parlato della sua storia.
«Gli piacerà sicuramente, vedrai. Da quanto aspettavi un'occasione simile?» sorrido, felice per lei.
«Da mai in realtà -ridacchia dall'altro capo del telefono- è sempre rimasto solo ed esclusivamente un sogno nel cassetto. Aspetto ad esaltarmi però...» il tono si affievolisce e sospira.
«Non dire così. Crediamo tutti in te. L'hai raccontato a Kyle?» le chiedo.
«Uhm, no. Te l'ho detto che è nervoso, non capisco. Quando usciamo è come... distante. Sono preoccupata e la cosa peggiore è che neanche tu hai un'idea di cosa gli passi per la testa.»
Mi mordo l'interno della guancia per evitare di parlare.
«Jen? Pronto, ci sei ancora?»
«Si si scusami, stavo solo pensando... Vedrai che sarà solo il momento» sorrido dentro di me.
«Se lo dici tu... -rilascia un secondo sospiro- ...comunque devi farmi conoscere tua sorella Jessica» dice all'improvviso.
Gliene avevo parlato il giorno seguente che l'avevo conosciuta. Ero euforica e davvero felice per aver trovato qualcuno che facesse parte in qualche modo di me, di mia madre e del mio passato. Non mi sento più sola, voglio dire, una solitudine dovuta alla perdita degli unici familiari che pensavo di avere.
Anche se in realtà i ragazzi del salone ed Hazel sono la mia famiglia.
Però ora anche Jes ne fa parte.
«Certamente! Organizziamo poi un'uscita noi tre, tra donne.»
«Benissimo! Ti saluto, ritorno alla scrivania!»
«Idem. A presto» e chiudo la telefonata.

Sono intenta a registrare l'ultimo appuntamento che è stato fissato da una ragazza per domani, quando percepisco una presenza dall'altra parte del banco. Sollevo lo sguardo dalla scrivania ritrovandomi davanti un ragazzo.
«Ciao, benvenuto al Tattoo's Studios! Hai prenotato?» mentre lo dico apro la cartella sul computer per verificare.
«No, sono venuto qua perché volevo farmi un tatuaggio» il tono disinvolto e un sorrisino stampato sul volto.
«Solo un secondo...» gli dico, prendendomi il tempo per registrarlo nella giornata di oggi.
«Tutto il tempo che vuoi, dolcezza.»
Mi sollevo subito dallo sgabello appena sento il nomignolo che mi ha appena assegnato. Già il suo atteggiamento così sfacciato non mi piace per niente.
Sto per dirgli di andarsene, ma mi precede.
«Ti occupi di tatuaggi, no?» appoggia i gomiti sul bancone, proprio come se fosse a casa sua. Il suo atteggiamento mi sta facendo saltare gli ultimi nervi della pazienza che mi sono rimasti.
«Per la cronaca... faccio piercing» alzo un sopracciglio, chiaramente turbata da come si sta comportando nei miei confronti.
«Davvero sexy» ghigna con tono suadente, squadrandomi per come può dall'altra parte.
Sono pronta a dirgli che non ho assolutamente intenzione di flirtare o tantomeno di provarci con lui, dato che sembra sia venuto solo per questo scopo.
«Ciao» una voce roca e profonda ci interrompe. Sorrido istintivamente vedendo Jake che mi raggiunge, mentre si toglie i guanti in lattice dalle mani, gettandoli nel cestino di fianco alla scrivania.
«Ciao amico» il ragazzo di fronte a me ammicca un sorriso. Irritante, direi.
Jake si mette le mani nelle tasche, guardandolo dall'alto in basso, decisamente molto più grande, in altezza, rispetto al tipo.
«Posso aiutarti?» gli domanda, serio in volto.
Poso lo sguardo sulle sue braccia tatuate, visibili grazie alla canottiera nera senza maniche che oggi indossa. Le vene in risalto, dovuto al caldo e i muscoli tesi.
«Veramente parlavo con questa biondina bellissima, perciò no, non ho bisogno del tuo aiuto» ridacchia.
Come se ci fosse da ridere avendo davanti un Walker.
«Ti consiglio di andartene» lo fronteggia il mio ragazzo, incrociando le braccia davanti al petto. Osservando il viso del tizio è chiaro che sia più giovane... forse ha appena vent'anni. E probabilmente anche un po' ubriaco. Già di pomeriggio, che depressione.
«Scusa? Chi saresti per dirmi questo?» allarga le braccia, apparentemente divertito dalla frase di Jake.
«Sono il suo ragazzo. Non ti consiglio di farmi incazzare più di quanto non hai già fatto. 'Biondina' lo vai a dire a qualcun'altra, hai capito? O forse devo rispiegartelo?» serra la mascella. Si vede chiaramente come si stia trattenendo.
«Uuh, fidanzato geloso nei paraggi! Amico, rilassati, ero qui per fare una chiacchierata» fa spallucce.
«È uno studio di tatuaggi, non uno street club. Vai a rimorchiare le donne degli altri, non di certo la mia»
È una sensazione davvero bella sentire queste parole, rassicurante.
«D'accordo -alza le braccia- ma abbassa la cresta -lo guarda per poi puntare gli occhi nei miei- ci vediamo, bellezza» ribadisce quel titolo assurdo.
Jake scatta, ma lo fermo subito, trattenendolo per un braccio... cosa non del tutto così semplice, data la sua stazza, decisamente maggiore, in confronto alla mia.
«Vaffanculo idiota!» ringhia addosso al ragazzo che, divertito, va verso l'uscita.
Mi strizza l'occhio, gesto fatto sicuramente per far alterare ancora di più il mio ragazzone.
Il campanello suona, segno che se n'è appena andato.
«Giuro che lo ammazzo» il tono pieno di rabbia.
«Jake, basta» lo avvicino a me, prendendogli anche l'altro braccio. Sprofonda i suoi occhi nei miei, calmandosi. Il respiro che ritorna più regolare e la vena del collo meno evidente.
«Quello stronzo ci stava provando spudoratamente con te, anche con la mia presenza! Che dovrei fare se non rompergli l'osso del collo?» quasi esplode.
«Non importa. Me la cavavo anche da sola» ammetto, alzando la spalla sinistra per poi farla ricadere lentamente.
«Col cazzo. Si sarebbe fatto fare un piercing solo per chiudersi in una stanza con te» dice su di giri, spettinandosi i capelli, innervosito.
«Secondo te l'avrei permesso? -alzo un sopracciglio, divertita- dai, mi conosci Jake» ghigno, obbligandolo a guardarmi.
Scuote la testa, cercando di non cedere.
«Non ho bisogno di una guardia del corpo» concludo.
«Ah si? Va bene» rilascia le braccia lungo i fianchi ritornandosene nel corridoio. Prima che entri nel suo studio, velocemente lo spingo contro la parete e, prendendolo dalla maglietta, lo avvicino a me baciandolo con gran foga.
«Sei così sexy quando fai il gelosone» sussurro, passando le unghie delicatamente lungo il suo collo e sui pettorali, mordendomi il labbro inferiore.
Soffoca un gemito.
«Se mi baci in questo modo ogni volta che mi arrabbio, dimmelo che lo faccio più spesso» sghignazza.
Gli do un piccolo pugno sul bicipite destro.
«Deficiente» esclamo, per poi poggiare di nuovo le mie labbra sulle sue.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora