Capitolo 33

65.5K 2.4K 704
                                    

JENNIFER

Sono passate ormai due settimane e devo dire che il tempo mi sta aiutando, i ragazzi mi stanno aiutando. C'è Luke che mi tratta come se fossi una bambola di porcellana, Hazel che viene praticamente tre giorni la settimana per mangiare insieme a me, Kyle che si rende sempre disponibile per qualsiasi cosa e poi c'è Jake. Non ho una parola esatta per descrivere come vanno i rapporti tra di noi. E' tutto così strano. Ci parliamo e cerchiamo di non scontrarci a causa dei nostri caratteri, lui evita di esagerare, non si ubriaca come prima e non prende più a botte il suo sacco da box come mi ha detto suo fratello. Vedo e percepisco un cambiamento, come se ciò che è successo l'abbia aiutato a schiarirsi le idee, a crescere nel suo comportamento, ad essere più controllato. Mi piace come ha deciso di reagire e devo dire che mi sto impegnando seriamente a non saltargli addosso quando passo da Luke e lo vedo in asciugamano o semplicemente quando è in maglietta. Non faccio altro che ammirare di nascosto il suo corpo, le braccia che mi hanno tirata via da quell'incubo e che mi hanno stretta in un abbraccio facendo si che potessi dormire beatamente. E poi mi stupisco quando mi chiama baby. Cavolo è così sexy quando lo dice.

Busso alla porta prima di entrare nella stanza di ospedale. Non sono riuscita a fare visita a Matt e mi dispiace moltissimo, soprattutto sapendo quello che sta passando. Ho perso il conto del tempo e vorrei non averlo fatto. Un mese è praticamente passato e resta qualche settimana. Al solo pensiero mi tremano le mani e lo stomaco si chiude in una morsa stretta stretta. In realtà non avrei mai voluto conoscerlo quest'uomo perché mi ci sono affezionata involontariamente. Ho gia perso tutto, o meglio, se non fosse per i miei amici sarei completamente sola. Quello a cui non voglio pensare è la reazione dei due Walker. Non sanno del tempo che rimane a loro padre e mi sentirei troppo in colpa se venissero a sapere che io ne ero a conoscenza. Già mi distrugge la verità, non voglio immaginare anche il peso della bugia. Perché è come se l'incubo non fosse mai finito fin da quando ero piccola. C'è sempre qualcosa di brutto che mi perseguita, c'è sempre qualcosa che mi fa star male in qualche modo.
Rilascio un respiro e giro la maniglia.
Entro piano piano notando che in questo momento sta dormendo. Il suo viso è rilassato. Mi assale un senso di tristezza, forse non so neanche descriverlo. Malinconia, come se l'avessi sempre conosciuto. Lui per me ha un po' rappresentato in questi mesi un padre o un parente stretto che avrebbe dovuto trattarmi in questo modo: col sorriso, raccontandomi esperienze vissute... facendomi sentire amata. Per questo forse per me è strano amare qualcuno, volergli così bene da non volerlo più lasciare; perché io non ho mai provato niente di simile. E' un sentimento che ancora mi spaventa anche se ho avuto paura solo di poche cose nella vita. Be' questa è una di quelle.

Mi siedo sulla solita seggiola e rimango a guardare il suo volto. Sembro una pazza, ma voglio imprimere nella mia memoria il suo viso in modo da ricordare una persona fantastica. Mi si mozza il fiato con questi  pensieri. Guardo la finestra, cercando di cacciare indietro una lacrima che minaccia di uscire.
« Non piangere » una voce calda e debole. Mi asciugo subito gli occhi.
« Non sto piangendo » cerco di sorridere per sdrammatizzare.
Si vede come il suo sguardo sia stanco, come faccia fatica a tenere le palpebre aperte.
« Non ti ho più vista » parla lentamente, alzando di poco l'angolo sinistro della bocca.
« Tranquillo, ho avuto solo qualche problema » sorrido lievemente. Non posso raccontargli quello che mi è accaduto, sarebbe troppo da reggere. Soprattutto più ci penso e più sembra una cosa così surreale.
Cala il silenzio. Quando venivo qui parlavamo di tante cose, di cosa facesse alla mia età, le sue avventure e mi rattrista non poter fare le cose che facevamo prima. Non gli ho mai accennato al mio passato e dovrei farlo.
« Matt... » lascio in sospeso la frase cercando le parole giuste da dire. Mi torturo le mani.
« ... Non ti ho mai parlato della mia famiglia » anche se 'famiglia' è un eufemismo dato che non ne ho mai avuta una vera.
« Jennifer » mi richiama. C'è silezio, lui chiude gli occhi per poi puntarli nei miei.
« Non devi dirmi niente » mi sorride.
« Ma... io... » provo a dire.
« C'è qualcuno a cui dovresti dirlo veramente e potrebbe aiutarti. Io non posso » il suo è un sorriso triste e di conseguenza sento una morsa stringermi dentro.
« Non dire così » gli dico e il mio tono risulta disperato, distrutto.
« Dillo alla persona giusta, Jennifer. Sta solo aspettando » dice lentamente, con il respiro debole.
« Non ti capisco » dico confusa.
« Sai... io e mia moglie eravamo migliori amici d'infanzia » sorride, evidentemente per i bei ricordi. Lo ascolto attentamente cercando di capire cosa mi voglia dire.
« Lei era innamorata follemente di me, ma io non lo vedevo. Per me era solo la mia migliore amica, ma come tale, le confidavo tutto... anche chi avevo baciato per esempio e lei ci stava male, ma io non lo capivo » ridacchia leggermente, volgendo il volto stanco verso il soffitto.
« Ho capito di amarla solo quando qualcuno me la portò via. Da quel momento aprii gli occhi e constatai che avevo sempre avuto la donna perfetta sotto i miei occhi, senza accorgermene... » socchiude gli occhi rilasciando un sospiro.
« Cosa c'entra con me? » domando ad un certo punto.
« Niente » sorride, sempre con gli occhi chiusi. Ridacchio.
« Ci vediamo presto, okay? » gli dico, controllando l'orario. E' tardi e devo tornare a casa.
« Presto » mi sorride lievemente, guardandomi.
Mi alzo, recuperando lo zaino e mettendolo su una spalla. Arrivo dalla porta e prima di aprirla, mi richiama di nuovo.
« Ah, Jennifer »
« Hai bisogno di qualcosa? » mi affretto a domandare.
« Soltanto... non avere paura » si limita a dire.
« Di cosa? »
« Di parlare. E qualcuno là fuori ha bisogno di te, e la cosa è reciproca. Non fare l'errore che ho fatto io. Apri gli occhi » mi sorride dolcemente.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora