JAKE
Sorseggio la mia bibita in santa pace, su uno dei divanetti del salone, godendomi il silenzio di fine giornata. L'estate ormai sta arrivando, così come l'affluenza della clientela. Ci diamo da fare giorno per giorno e il nostro capo, essendo un uomo che gestisce più di un negozio, viene ogni tanto e fortunatamente siamo sempre molto impegnati nel lavoro, risparmiandoci così la solita chiacchierata tra datore e dipendenti. Lui ce la risparmia dato che di tempo ne ha proprio poco. In effetti avremmo bisogno di una nuova segretaria dato che Jennifer ha molto da fare e noi, anche se ci diamo il cambio, siamo più indaffarati di lei. Abbiamo provato a parlarne con lui e devo dire che dalla sua espressione ho subito dedotto che ci avrebbe pensato; è un tipo in gamba, non mi lamento. D'altronde qualcuno di nuovo al negozio non farebbe male anche se preferisco restare nella mia cerchia di amici senza nuovi arrivati.
« Sembri un pensionato » ridacchia Kyle mentre passa per l'ingresso intento a cercare qualcosa nella tasca della sua felpa.
« Sta' zitto » ghigno per voi bere un sorso.
« Vedo che te la prendi con comodo eh. Io faccio il lavoro sporco e tu te ne stai lì a cazzeggiare » il tono divertito e lo sguardo ammiccante nella mia direzione.
« Io ho già fatto quello che dovevo, piuttosto... cosa stai facendo? » allungo di poco la mano con la bottiglia nella sua direzione, indicandolo.
« Uhm... niente d'importante » nasconde qualcosa che aveva nella tasca centrale della felpa per mettersela in un taschino dei jeans neri. Credo sia un sacchettino, non ho fatto in tempo a capire che fosse.
« Mi prendi in giro? È chiaro che mi nascondi qualcosa » scuoto il capo ridendo, per poi alzarmi e buttare la lattina nel cestino.
« Non cominciare. Sono affari miei » alza lo sguardo verso di me, per poi voltarsi e incamminarsi verso la porta d'ingresso.
« Dai Kyle, i tuoi affari sono anche i miei. Sei come un fratello per me, non puoi dirmi "niente d'importante" quando ha l'aria di tutt'altro » faccio spallucce incrociando le braccia al petto.
Sbuffa e si gira verso di me.
« Scommetto che non mi lascerai andare finché non te lo dico, vero? » alza un sopracciglio, incrociando anche lui le braccia per fronteggiarmi. Rimane però più piccolo. Di qualche centimetro. Comunque sono sempre più alto io.
« Esatto » scrollo le spalle.
« Senti... è una cosa strana ancora per me e se te lo dico, va a finire che dubito per la milionesima volta di quello che sto facendo. Perciò dammi tempo e saprai la risposta » rilascia un sospiro, esasperato dalla mia insistenza.
Ma davvero?
« Avanti, ho tutto il tempo che vuoi »Wow, non ci posso ancora credere. Davvero, mi sembra una cosa così strana... però non devo farne parola con nessuno e i segreti con me sono al sicuro. Perciò cerco di non pensarci, anche se è piuttosto difficile visto quello che mi ha detto poco fa.
Sto guidando verso l'ospedale per andare da mio padre dato che può ricevere le visite fino alle otto di sera. Una mezz'oretta ce l'ho buona.Scendo dal pick-up ed entro.
Cazzo quanto odio questo posto. Mi chiedo come la gente scelga di fare il medico, di trovarsi a contatto con persone malate anche gravemente, magari con malattie che sono incurabili, sentendoti impotente. È l'ultimo lavoro che farei.
I corridoi bianchi e tristi ti danno già l'idea di che posto sia. Anche l'odore nell'aria dei medicinali devo dire che aiuta non poco.
Scuoto la testa maledicendomi ogni santa volta che vengo qui. Mi sento ridicolo. Non ho potuto fare niente per mio padre e ciò mi fa male, ma soprattutto mi fa sentire un pessimo figlio che non si è mai accorto della condizione sanitaria dell'uomo che gli è stato accanto per tutta la vita. Però subito dopo sento la rabbia ribollirmi nelle vene sapendo che lui non ha fatto niente per curarsi e cercare di migliorare la situazione. Doveva farlo tempo fa. Doveva farlo per la sua famiglia, per noi.
Faccio un lungo respiro per poi fare leva sulla maniglia di metallo freddo.
« Ciao papà » lo saluto anche se so che probabilmente starà dormendo. In effetti è così. È sdraiato, con le braccia lungo i fianchi e la testa leggermente inclinata verso destra. Per un secondo l'ho immaginato senza tutti questi fottuti fili, senza questo stupido lettino e quant'altro. Ho tolto tutto quello che mi ricorda la realtà per cercare di ricordarmelo com'era prima, com'era quando io e mio fratello eravamo piccoli, com'era prima che si riducesse in questo stato.
Mi siedo, appoggio i gomiti sulle gambe e nascondo la testa tra le mani, chinandomi in avanti. È tutta una merda. Non dovrebbe essere qui, ma a casa, magari anche per una cena in famiglia. Non in fin di vita su questo dannato letto.
Calmati Jake.
Tiro su il volto, prendo coraggio e poggio una mano sulla sua. Vivo costantemente con l'ansia, l'ansia di una chiamata improvvisa dall'ospedale, l'ansia che mia madre non possa farcela senza di lui, l'uomo che ha amato fin da quando erano piccoli. E questa ansia si riversa su di me, sul mio umore che spesso oscilla. Si, chiunque mi darebbe del lunatico ma non credo che esistano delle persone che in momenti come questi non si sentano deboli o incazzati per ciò che ha scelto il destino per te. Ma questa è la vita.
Bisogna saper convivere con i problemi, con ciò che ami, che odi, con i ricordi... ricordi capaci di distruggerti.
« Dovresti sentire quanto i miei pensieri siano patetici, papà » ridacchio amaramente, sentendo la tristezza che mi mozza il respiro.
« Vederti ridotto in questo stato è l'ultima cosa che mi sarei aspettato... perciò devi anche capirmi. Non è facile. Proprio per niente.
Perché ci hai fatto questo? Si, ti potrò rimproverare e farti mille domande, ma ormai il gioco è fatto e sembra arrivato il momento di dire game over. Tu non ti meriti questa fine, lo sai meglio di tutti, ma a quanto pare il mondo può metterti tutto contro e distruggerti nel giro di qualche attimo » sospiro, distogliendo lo sguardo dal suo viso tranquillo, dalle sue palpebre stanche, chiuse per dormire.
« Sai Jennifer? Non ho ancora capito come tu possa vedere una ragazza fragile in lei. Ha dimostrato sempre di essere il contrario e so, ho capito che c'è qualcosa che non va, ma non so cosa.
Mi chiedevo se tu ne fossi al corrente dato che parlate spesso » mi fermo, pensando a quanto possa far ridere io in questo momento. Sto facendo delle domande ad una persona che sta beatamente dormendo, credendo anche di ricevere delle risposte.
« Comunque la mamma parla sempre molto di te e non so certe volte come far si che non si rattristisca. Tu sapresti senz'altro che fare, ne sono più che sicuro » ridacchio, stringendo la presa sulla sua mano.
« Non so che succederà sinceramente quando te ne andrai... voglio dire... io, Luke e la mamma siamo persi senza di te » fisso un punto a caso della stanza per evitare di piangere. Ho pianto poche volte nella mia vita, ma è raro che io mi apra così tanto, rendendomi vulnerabile tanto da emozionarmi. Però questa non è un'emozione positiva perché so che sto parlando con una persona che mi abbandonerà. Faccio fatica a sopportarlo.
« Ti ricordi quando ero ancora un ragazzino e mi sono messo a fumare una delle miei prime sigarette in casa? Tu sei rientrato da lavoro e mi hai beccato. Non ti sei messo a fare una sfuriata come avrebbe fatto qualunque altro genitore, anzi, ti sei preso un'altra sigaretta dal pacchetto, te la sei accesa e poi hai cominciato a tossire perché mi mostrassi cosa significasse assumere quello schifo dentro al corpo. Mi avevi anche detto che con l'alito che sapeva di fumo nessuna ragazza mi avrebbe baciato. E cavolo se ti ho dato ascolto. Avevo dodici anni -ridacchio alzando gli occhi al soffitto- non mi scorderò mai di quella volta »
Per questo lui è sempre stato un modello da seguire. Mi indicava le cose sbagliate, ma nel modo giusto. Sapeva come farmi capire cosa non mi convenisse fare, cosa sarebbe stato meglio per me... e questo con tanto di risate.
Faccio un sorriso, un sorriso amaro.
« Eccome se me lo ricordo » sento ad un tratto.
« Ehi » mi avvicino.
« Ciao Jake » cerca di sorridere come può.
« Non volevo svegliarti » gli dico.
« Tranquillo figliolo, non dormivo » alza un angolo della bocca, facendo un piccolo ghigno.
« Ah... quindi tu hai sentito tutto » indago, vergognandomi della situazione in cui mi sono messo.
« E quindi? Sono tuo padre, puoi dirmi qualsiasi cosa » alza di poco la spalla sinistra, per poi rilasciarla lentamente.
Mi guarda, prima di dare un breve colpo di tosse.
« Vuoi dell'acqua? » gli chiedo in procinto di alzarmi.
« N-no no » tossisce ancora una volta, agitando di poco la mano destra.
« Okay, ma dimmi quando ne hai bisogno » mi appoggio contro lo schienale rigido e in plastica della sedia.
Guardo l'orario. Ancora cinque minuti.
« Oggi sono venuti anche la mamma e Luke giusto? » gli domando.
Annuisce piano con la testa.
« Sicuro di star bene? » gli richiedo per accertarmi.
« Sono solo stanco » dice lentamente, con il fiato corto.
« Ti lascio solo » mi alzo, dandogli una piccola pacca sulla spalla e un breve abbraccio nel modo migliore dato che i cavi impediscono praticamente i movimenti.
« Prenditi cura della famiglia » mi sorride per come può.
« Ma certo » mi metto le mani nelle tasche dei pantaloni.
« Anche di Jennifer. Ne ha bisogno » rimango un attimo colpito da questa ultima frase.
« Si ovvio... fa parte dei miei amici » alzo le spalle. Lui chiude gli occhi e cala il silenzio tra di noi.
Poco dopo li riapre.
« Sei un ragazzo intelligente, Jake. Non lasciarti scappare una ragazza come questa. Saresti soltanto un gran coglione » ridacchia lievemente e anche io. Be' ammetto di esserlo già di mio un coglione.
Sono sbalordito, non so che dire. Jennifer ha rappresentato sempre il tipo di ragazza da cui stare lontano, quel tipo di ragazza che ti travolge in pieno e anche io sono fatto della stessa pasta. Non credo ci sia compatibilità tra di noi, se non per dell'attrazione fisica.
« Papà, non potrebbe mai funzionare » alzo le spalle con tono divertito, quasi nervoso.
« Questo lo dici tu » richiude gli occhi come se fosse assonnato. In effetti sta facendo tardi.
Mi volto, non prima di sentire di nuovo la sua voce.
« Vieni qui » muove impercettibilmente un dito per indicarmi di avvicinarmi a lui, cosa che faccio.
« Più vicino » il fiato sempre più debole. Arrivo con l'orecchio dalla sua bocca in modo da sentirlo meglio.
« È la ragazza giusta per te e sono poche lo cose di cui sono certo » dopodiché il suo fiato si arresta, lasciandomi nel più totale silenzio col il bip della macchinetta che smette di essere regolare, non simulando più i battiti cardiaci. Non scherzavo quando dicevo che il mondo ti può distruggere, crollandoti addosso in qualche secondo.// spazio autrice //
Hei!
Come state?
Scusate, ma lo sapevate che le cose sarebbero andate così. Mi ero affezionata, anche se per pochi capitoli, al personaggio di Matt. Cosa ne dite? Io direi che ha contribuito molto a mettere un po' le cose in chiaro ai due protagonisti e ora bisogna vedere come sfrutteranno questa nuova visione dei fatti.
Spero vi sia piaciuto💓
Cosa nasconde Kyle che Jake ora sa? Eheheh lo saprete tra un po' 😌
Ho aggiornato oggi perché domani parto e non ci sarò per una settimana. Vado con una mia amica in vacanza al mare e non avrò molto tempo per scrivere ma vi prometto che farò il possibile e sicuramente un capitolo riuscirete a leggerlo. Avrò poco tempo ma cercherò di sfruttarlo al meglio😘
E perdonatemi se sembra corto questo capitolo, ma i pensieri di Jake dovevo metterli, piuttosto che più discorsi diretti.
Comunque spero vi sia piaciuto 💓Passate a leggere: "Shine, spark of fire" di dreaminghismile
Un bellissimo Kyle molto misterioso (come sempre eheheh)😏❤️
Luke 😍
E il nostro Jake versione pensatore 💓
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Amore tatuato sulla pelle
ChickLitCOMPLETA. Jake è un tatuatore. Un ragazzo dalla mole imponente, dagli occhi profondi, dallo sguardo gelido, severo. Con le nocche e le braccia ricoperte di tanti tatuaggi. Jennifer, detta Jen, invece non è il suo esatto opposto come in tutte le stor...