Capitolo 29

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Batté le palpebre più volte, per capire cosa diamine fosse successo. Guardò il display che lampeggiava, così ringraziò e riagganciò.
Ok, ora più che mai doveva mantenere la calma. Preparò uno zaino con cose di prima necessità e senza avvisare nessuno, salì in macchina e partì .
Non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi una volta arrivata li, l'unica cosa certa in quel momento erano le sue emozioni. Era arrabbiata, confusa e delusa.
Ma doveva essere forte, Edoardo aveva bisogno di lei e non poteva far si che i sentimenti la offuscassero ,prendendo il sopravvento.
Arrivata all'ospedale militare, quella famigliare sensazione di panico si impossessò del suo corpo. Non c'era nessuno con lei, doveva farsi forza da sola. L'ospedale era piccolo e semplice, fin troppo spoglio per i suoi gusti.
Sempre da sola, si avviò presso la segreteria chiedendo informazioni. <Sono la fidanzata di Edoardo, ho chiamato questa mattina.> Un medico sulla cinquantina le rivolse un sorriso compiaciuto e aprì un fascicolo con il nome del suo ragazzo. <Può portarmi da lui?> Chiese prima ancora che parlasse.
<C'è stata... un'esplosione.> La guardò ,come per studiare la sua reazione <Edoardo è rimasto incastrato nelle lamiere.> Un altro battito mancato , sarebbe impazzita di questo passo. <Ha ustioni di quarto grado su gran parte del corpo.> 
<Mio Dio , e ora come sta? Posso vederlo?>
<È in coma.> A quelle parole sentì la terra crollarle sotto i piedi. <Come?>
<Coma farmacologico. Glielo abbiamo indotto per alleviare un po' il dolore. Sono ustioni abbastanza gravi.>
<La stanza è quella.> indicò una porta con il dito. <L’ avviso, non sarà facile ,ne un bello spettacolo .> Annuì con le lacrime agli occhi e si avvicinò alla porta afferrando la maniglia con forza.
Entrò nella stanza a piccoli passi e alla sua vista, sentì il cuore andarle in frantumi.
Edoardo aveva lo stesso colore del lenzuolo, ed era collegato ad alcune macchine che emettevano dei suoni raccapriccianti. Si avvicinò e scostò il lenzuolo dal suo corpo, ma ciò che trovò furono solo bende bianche.
Questo non era lui. Come l'avevano ridotto…Le lacrime cominciarono a rigarle il volto senza sosta, iniziò a singhiozzare mentre gli stringeva la mano .<Ti prego , fa che si riprenda.> Sussurrò , in una sorta di preghiera. Aveva un tubo in bocca che gli permetteva di respirare, ma nonostante ciò riuscì a dargli un bacio sulle labbra. Gli toccò la pelle che ormai non sembrava più la sua, aveva come l'impressione di toccare un oggetto di gomma.
Il suo ragazzo, ridotto così. Edoardo, sempre forte e sul pezzo ....ora indifeso in un cazzo di letto di ospedale. Si asciugò le lacrime e si sedé vicino al suo letto.
<Amore, ci sono io adesso.> Cominciò a parlargli, come se potesse sentirla. Si fece coraggio e scoprì la gamba ingessata, era rotta . Quanta riabilitazione ci sarebbe voluta ? Quanto forti sarebbero dovuti essere?
..............
Passarono ore e gli occhi di Edoardo erano ancora chiusi. Aveva continuato a parlargli ininterrottamente per tutto il tempo. Non l'aveva lasciato solo, neanche per un secondo e non aveva intenzione di farlo.
<Non lasciarmi, ti prego.> Gli accarezzò il viso freddo e notò delle macchie violacee sotto la mascella. <Ho bisogno di te....>
...........
<Tuo fratello è in coma.> Disse quasi apatica . Dall'altro capo del telefono ,sentì i singhiozzi di Aurora e la voce di suo fratello che la consolava. <Mezz'ora e siamo li.> 
Mentre l'infermiera medicava le ferite di Edoardo, lei passeggiava avanti e indietro per i corridoi dell'ospedale. <Bea!> Aurora si catapultò tra le sue braccia piangendo e non poté far altro ,che stringerla e piangere con lei. <Lo hai visto?> Chiese con gli occhi rossi e lui annuì.
Si fece coraggio ed entrò , ma una volta finita la visita era più distrutta di prima. Prese a calci la porta di una stanza a caso e si accasciò a terra tremante. <Ce la farà.> La consolò Gianluca facendola sedere sulle sue gambe.
Entrò di nuovo nella stanza ,seguita da una donna con il camice verde, un'infermiera. La guardò con aria penosa e le diede indicazioni su come medicare le ferite di Edo.
Quando spostò le fasce il respiro le si bloccò e in gola ,un'ulteriore crisi di pianto.
La pelle di Edoardo era ridotta malissimo. <Lo opereranno domattina.>
La informò gentilmente la donna. Annuì e si avvicinò al suo ragazzo stringendogli la mano.
<Ti prego amore .> quasi urlò scoppiando a piangere. Delle braccia la sorreggevano e la stringevano in un abbraccio. <Shh. Andrà tutto bene.> Francesco era appena arrivato in ospedale e la strinse a sé. <Ho paura.> Confessò .
<Ce la farà.> le baciò i capelli e la guardò negli occhi.<Edoardo è una roccia.>
<Perché proprio a lui?> Chiese urlando disperatamente. Batté i pugni sul petto di suo fratello, che prontamente la portò fuori dalla camera, conducendola in bagno. <Bea ascoltami.> singhiozzò e le asciugò le lacrime con il dorso della mano.
<Edoardo ha bisogno di te adesso.>
<Lo so.> Sospirò cercando di darmi una calmata. <Devi essere forte.> Le prese il mento costringendola a guardarlo negli occhi. <E se lui-> cominciò a parlare ma non riuscì a continuare.
<E se lui niente!> Urlò facendola sobbalzare. <Non morirà cazzo!> La prese per le spalle avvicinandola al muro. <Edoardo ne uscirà più forte di prima. Ma devi stargli vicino e darti una calmata.>
<Hai ragione.> la abbracciò e finalmente si tranquillizzò. <Sarà dura Bea, ma ci sarò sempre io con te.> le baciò la fronte e in quel momento si accorse, di quanto fosse fortunata ad avere tutti li con lei.
<Ce la farò. Ce la faremo. Come sempre.>

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