Capitolo 44

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Capitolo scritto con Deny-princess

EDOARDO 

Erano giorni che non vedeva ne sentiva Bea. Decise di rispettare il suo volere, non la cercò ,non le scrisse e non le lasciò più regali. Non voleva insistere, la sua presenza era diventata opprimente.
Ma questo non lo demoralizzò. Smise di fumare, o per lo meno ridusse drasticamente il numero di sigarette nell’arco di una giornata. Riprese a fare allenamento, lasciando le cazzate a qualcun altro; cominciò a rimettere massa muscolare tornando ,finalmente, quello di una volta.
Aveva iniziato il tirocinio in ospedale, era un lavoro che lo appagava e stare a contatto con le persone gli cambiava l'umore , facendolo sentire sorprendentemente bene.
Nei giorni che passarono, venne a conoscenza del fatto che Beatrice ,aveva lasciato il lavoro, andava di rado all’università e raramente usciva di casa, stava allontanando tutti dalla sua vita e aveva addirittura prenotato un biglietto di sola andata per il suo paese. <Si comporta in modo strano, ha smesso di fumare, è sempre stanca. L’hai distrutta...> Gli disse un giorno Aurora in confidenza, alimentando i suoi sensi di colpa, e confermando le sue teorie sul suo stato di salute ,le quali divennero ancora più solide ,quando la vide uscire di nuovo da pronto soccorso, da sola.
Rimase a fissarla da dietro la scrivania, era bellissima, più del solito. I capelli raccolti ondeggiavano a ritmo con il suo passo, sorrise ad un bambino che le passò affianco, mettendo una cartelletta blu nella borsa. Sembrava felice, raggiante, era il suo baricentro e non ne era a conoscenza, tra tutta quella gente l’unica persona che Edoardo riusciva a mettere a fuoco era lei, l’amava e la sua assenza pesava ancora molto.
<Mi sostituisci per favore?> Domandò ad un suo collega ,che accettò senza troppe cerimonie. Si diresse verso un computer e inserendo la sua password ,cercò la cartella clinica di Beatrice. Sapeva che stava infrangendo la legge, violare il segreto professionale non era una delle cose che avrebbe voluto fare, ma poco importava.
La trovò senza difficoltà, non gli fu subito chiaro quel che c’era scritto. Lesse più volte ,per comprendere davvero il contenuto di quei documenti. Stentò a crederci, pensò che ci fosse un errore, ma pensandoci su lo ritenne impossibile, i risultati dell’emocromo e dell’ecografia parlavano chiaro. Beatrice era incinta di 14 settimane.
D’un tratto diventò tutto più chiaro, le perdite, i giramenti di testa, la pressione bassa, i sbalzi d’umore. Nonostante lei sapesse quanto fosse importante per lui avere un figlio, creare una famiglia, lo tenne all'oscuro...per quale motivo fare una cosa come quella.
<Edoardo, ti cercano al secondo piano.> Lo informarono, ma rifiutò di andarci, avvertendo i colleghi che doveva andare, “un urgente imprevisto” lo chiamò. In realtà ,era impegno che non avrebbe mai potuto rimandare.

Alle 11 di mattina, il traffico in città era intenso e caotico; un’improvvisa sensazione di panico si impossessò di lui . Nonostante fosse abituato a gestire situazioni difficili, quella era proprio una circostanza inaspettata. Come si sarebbe dovuto comportare?
Gli vennero in mente i mantra di Padre Lorenzo, “Le cose migliori nella vita sono quelle inattese, perché non vi erano aspettative.” Amava parlare di quanto fosse bello vivere senza aspettative, perché le cose accadevano all’improvviso ,rinvigorendo e donando nuova vita.
Una volta arrivato sotto casa del fratello di Beatrice, si prese qualche secondo per respirare a pieni polmoni e pregò un Dio qualunque ,affinché gli facesse passare quella fottuta paura di fare per l’ennesima volta la cosa sbagliata.
<Cosa ci fai qui?> Bea spalancò la porta incredula, era spettinata e senza trucco, con una extralarge e un pantaloncino,  a piedi nudi lo fissava in attesa di spiegazioni. <Sei sola?> Annuì, ed entrò in casa senza invito, portandosi entrambe le mani sul volto <Edo, cos’hai?>
Lui alzò la testa guardandola <Come stai Bea ?> fece un sussulto e indietreggiò leggermente stringendosi nella felpa <Bene, perché?>
Stava mentendo, come faceva a mentirgli sapendo una cosa del genere…come.
<Strano, oggi ti ho vista di nuovo in ospedale> sbiancò , cercando di rientrare in casa senza successo .
<Perché non me l’hai detto?> Disse, guardandosi intorno alla ricerca di un qualunque indizio che potesse confermare la sua gravidanza. Non vide nulla, ma riconobbe ogni singolo oggetto che apparteneva alla sua ragazza, come la maglietta stesa ad asciugare che le aveva regalato quando era in missione, il paio di orecchini sulla mensola del soggiorno, il braccialetto uguale al suo.
<Detto cosa?>  avrebbe voluto urlare dal nervosismo, ma tentò di rimanere calmo. Si sedette sulla poltrona e fissò il cielo azzurro in attesa di qualche segnale.<Ti avevo detto di non venire, di non cercarmi, invece come se non bastasse mi segui ora...>
Edoardo sentendola pronunciare quella frase, scattò in piedi e le si parò davanti. <Smettila con questa farsa!> Avanzò, costringendo Beatrice a sedersi sul divano. <Ho visto la tua cartella clinica. Sei incinta cazzo! Aspetti il mio bambino e non me l’hai detto! Mi hai nascosto l’unica cosa bella che io abbia mai fatto! Perché?>
La porta di casa si aprì e Gianluca, sentendo le urla, si precipitò al fianco della sorella invitandolo ad uscire. <Va tutto bene.> gli disse asciugandosi le lacrime e singhiozzando. <Puoi lasciarci soli, per favore.>
<Ma Bea…> lo prese per mano e lo accompagnò all’uscita <Ho fatto un casino.> Guardò il fratello negli occhi, chiudendogli praticamente la porta di casa in faccia.
<Lascia che ti spieghi.> Edo le disse di proseguire, ma Bea si chiuse in un mutismo selettivo <… Il bambino è mio?> le chiese giustamente Edoardo;  a quel punto era l’unica ragione plausibile per non averglielo detto .
Il tempo si fermò, Bea annuì facendogli tirare un sospiro di sollievo. <E allora qual è il problema? Hai superato il terzo mese, non puoi abortire , ho visto gli esami e sono perfetti. Perché tenermelo nascosto?>
<Avevo paura! Sai, l’ultima volta che aspettavo un bambino ,non è andata esattamente come speravo!> Urlò.
<Io non sono il tuo ex cazzo! Non sono uno qualunque, sono il tuo uomo, sono il padre di tuo figlio, tu e quel bambino siete la mia ancora, non voglio rinunciarci.> Sbottò Edoardo urlandole contro. <Certo che non sei il mio ex! Sei l’amore della mia vita e te l’avrei detto, ma non volevo darti false speranze, sai che non ho molte probabilità di portare a termine una gravidanza!>
Si chinò davanti a lei baciandole le mani, le accarezzò la pancia e poggiò la testa sulle sue ginocchia, Bea gli passò una mano tra i capelli morbidi ,sorridendo per la sensazione di benessere che stava pian piano ritrovando. <Scusa. Non avrei dovuto tenertelo nascosto.> Scosse il capo, una lacrima gli rigò la guancia, ma Bea non se ne accorse. <Sai il sesso?> Si alzò sedendosi sul divano, Beatrice si girò di schiena poggiandola contro il petto di Edoardo, le baciò la guancia e l’abbraccio. <Non ho voluto saperlo.> Ammise stringendo le sue mani. <Aspetta, torno subito.> Sparì nel corridoio, tornando poco dopo con una cartelletta. <Questo…> Indicò una macchina sull'ecografia <È il nostro bambino.>
Edo prese il pezzo di carta tra le mani tremanti, non sapeva di essere in grado di provare emozioni così forti, non pensava di poter provare una felicità così immensa. <Dovevi dirmelo… cazzo Bea ,sei incinta!> Allargò le braccia mostrando un sorriso smagliante, Beatrice non aspettava altro, si catapultò tre le sue braccia stringendolo, la sollevò da terra e la fece girare mentre le sussurrava  “ti amo da impazzire”.

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