Capitolo 40

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BEATRICE

Condividere la notte con qualcuno, è l'esperienza più intima che si possa avere. La notte è fatta per amarsi, per confidarsi e per poter vivere un'altra persona senza filtri, senza pregiudizi.
Aveva sempre amato la notte, il buio e il silenzio. Conoscere Edo e vivere con lui quel genere di esperienza, era stato fino ad allora uno dei momenti più belli della loro relazione.

Di notte si era mostrato per ciò che era, un ragazzo fragile, un uomo in grado di amare, un amico con cui parlare...solo lui fu in grado di donarle un senso di protezione e di pace, solo lui era stato in grado di illuminare le sue notti.
Si girò nel letto, non riusciva a prendere sonno, aveva dormito forse un paio d'ore, sentiva caldo nonostante l'autunno fosse ormai era entrato nella loro quotidianità. Con le serrande abbassate vi entrava poca luce, ma riusciva comunque a scorgere la sagoma di Edoardo in piedi vicino l'armadio.
Era immobile come una statua, credeva che non stesse neanche respirando. <Edo> Lo chiamò a bassa voce, forse stava avendo un incubo,pensò. Non si voltò, non l'aveva sentita? Lo richiamò. <Edo, va tutto bene?> percepì un leggero movimento della gamba, come se stesse cedendo, ma si ristabilì subito mettendosi dritto.
Spostò il lenzuolo, scese dal letto ma non si mosse, strinse gli occhi per mettere a fuoco nel miglior modo possibile quella figura nell'oscurità. <Amore mi stai facendo preoccupare.> Mosse il collo prima a destra e poi a sinistra, facendolo scrocchiare.

Si infilò la maglietta molto lentamente, cosa insolitamente strana per lui, che dormiva perennemente a petto nudo. A quel punto si chiese se fosse sempre stato accanto a lei , oppure se avesse fatto qualche cazzata durante la notte.
Coraggiosamente fece dei passi verso di lui, ed Edo si spostò andando verso il bagno, come se volesse evitarla. Lo chiamò alzando la voce, iniziava a preoccuparsi seriamente. -Ti vuoi fermare?>
<Torna a letto Bea, va tutto bene.> Non gli credeva minimamente. Camminava a fatica zoppicando, con una mano sull'addome, come se gli facesse male. Lo bloccò per un braccio, che lo portò a gemere, un lamento sordo che le bloccò il cuore.

La luce che penetrava dal salone lo illuminò leggermente, palesandole uno scenario spaventoso. <Ti ho detto di andartene a letto.> La spostò bruscamente, facendola sbattere contro la libreria, ma lui sembrava non preoccuparsene. Entrò in bagno e si chiuse a chiave.
<Apri questa cazzo di porta!> Batté i pugni contro il legno, le facevano male i polsi tanta era la violenza che stava usando. Ad un tratto le veni un'idea. Aprì la cassetta degli attrezzi e prese un giravite, smontò la maniglia e facendo pressione la serratura scattò aprendo la porta.
<Oh mio Dio.> si tappò la bocca per non urlare, cadde a terra senza neanche provare a reggersi <Cosa-cosa ti è successo?>
<Sto bene.> Si alzò dal pavimento, Edo le si avvicinò sorridendole. Sgranò gli occhio per ciò che stava vedendo, scosse la testa, disapprovando tutto ciò che aveva fatto, provò una grande angoscia e si sentì presa in giro. <Mi hai mentito. Non andavi da Biagio per fare boxe.> Era sporco di sangue, con un sopracciglio spaccato e la gamba sinistra che stava dritta a fatica.

Gli sfilò la maglietta facendolo sedere su uno sgabello, si lamentò per il dolore nel momento in cui alzò le braccia. Era pieno di lividi, le cicatrici erano rosso sangue e alcune ferite erano praticamente riaperte. <Edo, ti prego> lo supplicò piangendo <dimmi cosa hai fatto...>
Le sue mani la strinsero forte, fino a farle male. Non aveva la forza di spostarsi da dov'era, i battiti del cuore divennero più veloci e cominciò a sentire il peso del suo corpo che le impediva di muoversi. <Fatti medicare almeno il sopracciglio, sgorghi sangue.> Prese il kit di pronto soccorso e si mise difronte a lui, non la guardava, la evitava...come ormai faceva da tempo.
<Ho fatto alcuni incontri.> Confessò stringendo i denti per il dolore, mentre Bea cuciva i due lembi di pelle a crudo. <Questo è stato il peggiore, ma ho vinto un sacco di soldi.>
<Un sacco di soldi...> sorrise amaramente <Ma ti rendi conto di cosa cazzo dici !?> Disse con calma, senza urlare o fare scenate. <Mi sono sentito vivo..>
<Sei un masochista, egoista e ipocrita.> Strappò il filo con i denti, avvicinandosi al suo viso. Solo allora notò le pupille dilatate, nere e prive di espressione. <No...dimmi che non l'hai fatto davvero.> Questa volta urlò <DIMMI CHE NON HAI FATTO QUELLO CHE PENSO!> lo strattonò provocandogli dolore. Rise, rise di lei mentre si toglieva un po' di sangue dal petto con un asciugamano.

<Bea, non sai come mi sento. Mi sento vivo, sto bene. Il dolore mi ricorda che sono vivo!> Continuava a ridere guardandola, si avvicinò e la baciò tenendole con forza il viso. <Devi essere felice per me.> Gli tirò uno schiaffo, colpendolo con tutta la forza che aveva, facendogli restare il segno. <Quindi io non ti faccio l'effetto che vorresti. Hai bisogno della droga e dei pugni per state bene!> Lo spinse e Edo batté contro il lavandino. <Allora?! Io non ti basto!?> Prese a pugni il suo petto <È questo che vuoi?> Urlò piangendo, ma non smise di colpirlo.

<Ti amo Bea, lo sai, ma avevo bisogno di una scossa. Tu sei la mia vita, non ti rimpiazzerei mai e poi mai, ma ora, nonostante il dolore sto bene! Guarda!> Allarga le braccia e sorride. <Ho vinto! Il prossimo incontro vincerò ancora più soldi perché più gente punterà su di me>

Non ci voleva credere, era impazzito, il ragazzo che conosceva era perso per sempre. Aveva superato ogni limite. <Avremo una vita bellissima insieme.> le passò le mani sotto la maglietta tentando di toglierla, ma si divincolò. Le baciò il collo, la teneva ferma per i fianchi e non riusciva ad allontanarlo. <Smettila.> Piangeva tentando di scappare. <Edoardo ti prego, mi stai facendo male.> Allentò un po' la presa, ma non diminuì la passione nel baciarla.

<Mi stai facendo paura cazzo! Lasciami!>
Sentendo quelle parole si allontanò di colpo, portandosi una mano alla bocca, le parole lo colpirono forte. <Io non...> Si avvicinò di nuovo, ma non la toccò. <Non volevo farti del male, lo sai. Non lo farei mai. Scusami. Ti prego.> aveva il volto bagnato di lacrime, ma questo non la distolse da quello che era appena successo.
<Io me ne vado.>
<Ti prego no, resta. Ho bisogno di te.> La supplicò, ma lei non lo ascoltò ed uscì dalla stanza.
<A quanto pare hai bisogno di tutto tranne che di me.>

Aveva bisogno di respirare, se ne andò cominciando a correre sotto la pioggia sottile, senza badare alle auto, senza badare a dove stesse andando.Sarebbe andata da suo fratello, o da qualsiasi altra parte. Di certo non se ne sarebbe stata li a vederlo autodistruggersi.

E mentre vagava per le vie buie della città, non poté fare a meno di pensare che Edoardo, era riuscito a rovinare l'esperienza più bella della sua vita.

Ti Prometto Una Vita - In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora