<Bea ,c’è da prendere un ordine al tavolo 5 !>
<Vado subito.>
Da una settimana ormai lavorava in un ristorante in centro, molto carino e accogliente. Il proprietario, Antonio, insieme a sua moglie Raffaella ,l’avevano accolta sin da subito come fosse un'amica di vecchia data. La paga era ottima e oltre a coprire le spese dell'università, poteva togliersi anche qualche sfizio.
Suo fratello Francesco, continuava a trattenersi a Milano con Claudia , “l’occasione della vita” aveva detto.
<Buonasera, cosa vi porto?> Con la sua agenda, si avvicinò al tavolo di una coppia molto distinta, portavano dei vestiti molto eleganti e avevano un portamento da far invidia al galateo.
<Insalata di mare per entrambi, grazie.> Annotò il numero del tavolo per l'ordinazione ,ed entrò in cucina per riferire tutto ad Antonio.
<Tavolo 5 ,due insalate di mare!> Appese il foglio sulla bacheca e tornò fuori.
<Sono pieni di soldi eppure, si ostinano a mangiare solo una misera insalata di mare.> Borbottò il cuoco tra sé e sé.
Nel frattempo si soffermò ad esaminarli. Lui indossava una camicia bianca e una giacca grigia, aveva capelli brizzolati e occhi azzurri come il mare .Con appena un accenno di barba , sorrise alzando solo un angolo della bocca. Lei aveva un modo di fare molto fine ,con capelli biondo scuro che le ricadevano sulle spalle, occhi castani e un vestito rosa cipria.
Viaggiando con la mente pensò che potesse essere un chirurgo ,professoressa o un avvocato , oppure una psicologa. Insieme formavano proprio una bella coppia, sembravano molto affiatati.
<Bea tavolo 5!>Si affrettò a prendere i piatti, per dirigersi al tavolo della coppia felice.
<Ecco a voi.> Posò i piatti sul tavolo e la donna non le tolse gli occhi di dosso. Avrà avuto non più di 45 anni.
<Sei nuova? Non ti ho mai vista.> Chiese lei accennando un sorriso.
<Si, sono qui da una settimana .> Si strinse nelle spalle in imbarazzo. <Come ti chiami?>
<Beatrice, signora.> Annuì ma non smise di parlare. <E quanti anni hai?>
<Cristina ,non ti sembra di esagerare?> Fortunatamente l'uomo si intromise, mettendo fine al terzo grado di Cristina. <Scusami , hai ragione.> Sorrise con educazione e si allontanò. Che stranezza.
……………………
<Sono a casa.> Accese la luce appendendo giacca e borsa. Nella casa regnava il silenzio e non pareva esserci nessuno. <Edo?> Provò a chiamarlo, ma niente.
Mentre sorseggiava un bicchiere d'acqua , notò un biglietto sul piano della cucina.
“Ho avuto un impegno, non aspettarmi .”
Provò a chiamare Aurora ,ma il telefono risultava occupato, così come quello di Gianluca. Guarda caso.
Quei due erano cotti a puntino, ne era certa, Gianluca non gliela raccontava giusta. Fosse stata un'altra, l'avrebbe già spedita a casa dopo essersela “lavorata”, ma con Aurora non sapeva per qualche strano motivo ,era diverso.
Prese il suo quaderno ,e scrisse dei due signori conosciuti al ristorante. Era una mania, ne sentiva l'esigenza.
Andò indietro di qualche foglio , trovando la pagina in cui scrisse di lui.“Finalmente sul treno per questa nuova avventura, una nuova città e chissà forse una nuova vita. Ho il costante bisogno di cambiare, anche se a volte il cambiamento mi spaventa, ma è pur sempre meno grave della solita routine che mi consuma[...]”
“Occhi azzurri, capelli neri e divisa da militare. Il suo sguardo è spento, sembra come essere nel profondo del mare durante una tempesta. A volte sbatte ripetutamente le ciglia, come se i ricordi gli pungessero gli occhi.
Mi piacciono le sue mani, sembrano forti e virili ,anche se ha qualche taglio non mi spaventano per niente. Mi danno l'impressione di mani che proteggono, ma addestrate anche a distruggere a comando.”
“Chissà quale sarà il suo nome. Lo immagino come un 'Lorenzo' ,ma magari si chiama Vincenzo o ...Bernardino!? Muove freneticamente il piede sotto il tavolo e guarda fisso fuori dal finestrino .Quella divisa sembra pesare molto. Il tessuto deve essere ruvido e soffocante, ma lo rende affascinate.”
“Sono curiosa di vedere chi lo sta aspettando alla stazione, magari la madre o il fratello. Forse è sposato e ha dei bambini pronti a saltargli addosso, dopo mesi di distanza.
Ho sempre pensato che 'fare' la guerra fosse dura, ma non ho mai pensato alle persone che restavano lo ad aspettare notizie, non credo se la passino tanto meglio. Dev'essere straziante l'attesa di un messaggio, una chiamata o una lettera ,che magari non arriverà mai.”
“Mi ha appena chiesto di smettere di fissarlo, bella figura da idiota che ho appena fatto. Credo che possa bastare, prima che cambi posto e mi mandi al diavolo.”
…………………
Un rumore incessante la costrinse ad aprire gli occhi. L'orologio sul comodino segnava le 3:45, cosa diavolo era stato?
La parte del letto dove dormiva Edoardo era vuota. Aveva fatto bene a dirle di non aspettarlo, altrimenti a quest'ora sarebbe uno zombie. Il rumore non cessava e controvoglia scese dal letto dirigendosi alla porta. In quella casa faceva molto caldo, quindi indossava solo una maglietta nera di Edoardo.
<Chi è?> Chiese ma non ottenne risposta. Dopo qualche secondo, qualcuno dall’altra parte della porta parlò. <Bea non trovo le chiavi. Apri.> Non appena sentì la sua voce, si affrettò ad aprire trovandolo seduto sul pianerottolo con la testa poggiata sulle ginocchia.
<Ehi.> Si inginocchiò, prendendo il suo viso tra le mani inchiodandolo con lo sguardo. Puzzava di alcool e aveva gli occhi rossi. <Cosa hai fatto?>
<Mi sono divertito un po'.> Si alzò barcollando avvicinandosi alla porta, ma prima che potesse cadere lo raggiunse afferrandolo per un braccio. Essendo più alto e pesante di lei la portò giù facendola cadere sulle gambe. <Credo ti sia divertito più del dovuto.>
A fatica riusciva a farlo entrare in casa ,e dopo essersi assicurata che nessuno si fosse accorto dello stato in cui si trovava, richiuse la porta alle sue spalle. Lo fissò, aveva il capo chino, stringeva i capelli tra le mani e respirava faticosamente.
<Edo, forse è meglio se ti stendi.> Si inginocchiò davanti a lui ai piedi del divano e gli sfilò le scarpe. Biascicò qualcosa, ma non lo capì, lo osservò portarsi una mano al petto e stringere forte gli occhi.
Stava avendo un attacco di panico, sentiva il petto pesante, stretto in una morsa potente che gli impediva di respirare. Aveva le mani sudate, le pupille dilatate e la testa che girava.
<Ho bisogno d’aria.> Si alzò dal divano e, togliendosi la maglietta, uscì in terrazza respirando a pieni polmoni, Bea lo seguì abbracciandolo da dietro. <Respira con me, segui il mio respiro. Con calma, non c’è fretta.> Lo tranquillizzò Beatrice e con sua sorpresa Edoardo la assecondò respirando insieme a lei. <Bravo, respira piano.>
<Sono uno stronzo.> Affermò stringendole le mani, sempre più forte. Le unghie premevano forte sul palmo, ma non lo fermò , stava provando dolore. <Sono uno stronzo...> Ripeté, ma questa volta più piano, come per autoconvincersi della veridicità di quelle parole.
<Hai esagerato e ora ne paghi le conseguenze.> Bea lo prese per mano e lo portò in camera da letto, lo mise a sedere e lo spogliò, facendolo rimanere in mutande. <Stenditi.> Lo fece, ma lui la portò a sé, riducendo le distanze dei loro volti in modo significativo. <Sei bellissima. Vorrei tanto… mi piacerebbe davvero…>
<Shh, stai delirando.> Bea si alzò, imbarazzata e preoccupata, mentre il ragazzo continuava a tenerle il polso ,formandole dei cerchietti circolari sulla pelle. Prese il telefono, digitò il numero e fece partire la chiamata.<Aurora, ho bisogno di aiuto. Tuo fratello è… ubriaco e non so come comportarmi, richiamami.>
Lo guardò e aveva gli occhi rossi <Dimmi che hai solo bevuto.>
La guardò e riempì la stanza con la sua risata, poi poggiandosi sui gomiti ,con un espressione buffa disse <Ho fumato, ma solo un po'.> Indicò la quantità con le dita per poi lasciarsi cadere.
<Perché lo hai fatto?> Si sedé affianco a lui ,accarezzandogli la schiena con movimenti circolari.
<Perché la vita fa schifo...>
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Ti Prometto Una Vita - In Revisione
Romansa[...] [...] con sguardo perso rispose Due ragazzi che vi faranno innamorare della vita. Edoardo e Beatrice , reclute di un viaggio che non avrebbero mai voluto affrontare. Un cuore pronto a esplodere dalla rabbia e un altro pieno di paura e delus...