Capitolo 22

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<Quindi lei ti piace?> chiese Gianluca <Si> rispose Edoardo , il suo cuore saltò fuori dal petto , non riusciva a crederci ,aveva fatto breccia nel cuore di quel ragazzo serio e cupo,  troppo orgoglioso ma sempre pronto a tendere una mano. Voleva poter ricambiare, prima di subito. Tese l’orecchio nella speranza di riuscir a sentire altro. <Ma non so come avvicinarmi a lei , non so come parlarle , non so un cazzo!>
<Vivete nella stessa casa dannazione! Dovresti dirglielo prima di partire , dille che vuoi provarci , che ti piace. È mia sorella e sono pronto a spezzarti le ossa una ad una, non mi importa se sei un militare, però non credi che ne valga la pena? Non hai tempo! E questo è prezioso>
<Credi che non lo sappia! Non voglio farla soffrire, non posso, io sono complicato lo sanno tutti> dopo tutto quello che avevano condiviso, credeva davvero che non sarebbe riuscita a sopportare una cosa del genere? Doveva mettere fine a quell’assurda conversazione.
Suonò il campanello e suo fratello aprì la porta<Ciao ragazzi.> Bea entrò in casa fingendo di non aver sentito niente. Notò le intense occhiate tra i due, i gesti di Gianluca che lo incitavano a fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di farle capire le intenzioni che aveva.
<Dovete dirmi qualcosa?> Chiese sedendosi vicino a Edoardo e cominciando a massaggiargli la nuca, con movimenti lenti e circolari. Furba <Niente, avete fame?> Tentò di cambiare discorso, fallendo miseramente. <Voi due dovete parlare. Ci vediamo domani.>
Gianluca li lasciò soli con i loro dubbi e perplessità, la tensione era palpabile, ma i loro corpi iniziavano già a sprigionare passione, con il solo contatto visivo.
<Cosa ti prende?> Edoardo sbuffò chinando il capo all’indietro, non sapeva cosa risponderle, non era pronto, aveva paura di deluderla, temeva di farla soffrire o peggio ancora di non renderla felice.
<Non pensavo fossi così…> lo squadrò da capo a piedi, indicandolo con la mano <… insicuro.>
<Insicuro? Io? Ma cosa dici.> Finse una risata, ma nel suo petto il cuore aveva preso a ballare una danza scatenata. Era palesemente innamorata, ma non riusciva a dimostrarlo, tantomeno a dirlo.
Senza preavviso si mise a cavalcioni su di lui, piegò la testa leggermente da un lato e prese a fissarlo negli occhi. <Cosa stai facendo?>
<Sai, io non credo che debba essere sempre l’uomo a fare il primo passo, questi luoghi comuni sono convenzioni che si inventa l’essere umano, per avere una scusa a portata di mano.> Lo spinse di schiena al divanetto, avvicinandosi al suo viso, sorridendo.
<Bea, cosa vuoi fare?> La bloccò, aveva preso coraggio, l’adrenalina le scorreva forte e veloce in tutto il corpo <Sto per baciarti e so che non avrai il coraggio di fermarmi>

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Voglio baciarti e so che non avrai il coraggio di fermarmi”. Edoardo stentava a crederci, si sentiva come una ragazzino alle prime armi, come se non avesse mai baciato una donna, come se Beatrice fosse l’unica donna che lo avesse mai desiderato.  <È vero, ma pensi sia la cosa giusta?>
<Perché dobbiamo sempre fare la cosa giusta? Per una volta, prendiamo la situazione di petto, come se un domani non dovesse mai arrivare, viviamo il presente, godiamoci le piccole cose che ci fanno stare bene. Tu, mi fai stare bene. E voglio viverti, non intendo sprecare un minuto di più.>
Gli prese il volto tra le mani e senza esitare, lo baciò, come se non aspettasse altro da tutta la vita.
Edoardo si sentì improvvisamente vivo, riprese possesso del suo corpo e ricambiò quel bacio rendendolo più intenso, ma allo stesso tempo intimo e dolce, come se le stesse riservando una parte di sé che non credeva esistesse. Riuscì a descrivere quella situazione citando mentalmente un proverbio cinese: “Baciare è come bere acqua salata. Più si beve, e più la sete aumenta”.
Si rese conto che Beatrice non gli sarebbe mai bastata, non voleva smettere di baciarla, non sarebbe andato oltre, ma quella sensazione di appagamento era lontana, se avesse potuto avrebbe continuato per tutta la notte. Si staccarono solo per prendere fiato, i respiri coordinati rendevano l’idea di quanta alchimia ci fosse tra loro.
<Sul quel treno sei stato la rivelazione più importante della mia vita, sentivo qualcosa dentro di me, una sorta di magnete che pian piano mi avvicinava a te, sapevo che sarebbe successo l’inevitabile, non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso. Sei importante Edo, hai conquistato la mia fiducia e proprio per questo non ti libererai facilmente di me. Non importa quanto tu possa allontanarmi.>
Si perse in quelle parole e in quel bacio, bramato sin dal primo istante in cui l'aveva intravista dal finestrino del treno. Il suo posto non era quello, ma due poltrone dopo, aveva scelto di sedersi difronte a lei di proposito. Solo Dio sapeva quanto era bella ,con i capelli scompigliati dal poco vento che entrava dalla fessura del suo finestrino mezzo aperto. Aveva un quaderno con sé e scriveva, era letteralmente persa in quelle righe. E dopo essersi reso conto, di essere rimasto in stato di trance a fissarla ,le diede la colpa ,dicendole che il modo in cui lo fissava era irritante.
Mentre i ricordi riaffioravano assaporò di nuovo le sue labbra, sapevano di vaniglia, un sapore dolce e delicato, ed era incredibile come tutto di lei fosse dannatamente perfetto. Bea aveva le labbra rosse e il fiato corto, le sue mani accarezzavano il suo collo, la sua mascella e poi le labbra, dove si soffermava.
<Sappi che amo tutto di te, in particolare i tuoi difetti che ti rendono quello che sei… speciale.> Disse tutto d'un fiato e a bassa voce, come se qualcuno avesse potuto spezzare quel filo invisibile che si era creato tra di loro. <Non devi cambiare ,MAI>
La baciò nuovamente, ancora e ancora con più passione stringendola contro il pete to, fino a fondere i loro battiti.  <Io non ho mai amato nessuno, ho paura di ferirti, di sbagliare.> Gli sorrise, a volte le sembrava di parlare con il bambino che era in lui. <A questo punto, non so se esista un modo corretto di amare. Io però, voglio provarci.> Lo voleva anche lui, non sapeva quanto, ma lo tenne per se.
<Sono stato un coglione a non fare il primo passo.> Nascose la testa nell'incavo del suo collo, ridendo contro la sua pelle ormai piena di brividi. <Voglio provarci anch'io Bea e spero di non fallire.>
Il cielo era pieno di stelle e da lassù riuscivano a distinguersi le costellazioni.
<Vedi quelle stelle?> Indicò un punto impreciso sopra di loro, lei annuì. <Verso ovest, quella è la costellazione di Pegaso e la stella più luminosa, Enif, rappresenta la testa del cavallo alato.>
<Ti intendi anche di stelle?> Giocherellava con le sue dita, mentre tendeva la testa verso l'alto. <Quando sono laggiù, quelle poche volte che il cielo è limpido, mi piace riconoscere le costellazioni e disegnarle.>
<Quella invece è la costellazione di Orione.> Inclinò la testa per guardare meglio, staccandosi da lui di poco. <Oh, ha la forma di una clessidra.>
<Esatto. E' la costellazione più semplice e facile da riconoscere. Sai riconoscerla grazie a quelle tre stelle allineate.>
<Mi sorprendi sempre di più .> Le baciò i capelli e alzandole il viso, le posò un bacio casto sulle labbra.
Non avrebbe mai immaginato di innamorarsi, o almeno di legarsi sentimentalmente a qualcuno. Non pensava di esserne in grado. Con lei voleva che andasse bene, non voleva accontentarsi…voleva che fosse tutto meraviglioso e perfetto.
Voleva renderla felice e fiera di lui. Sarebbe stato il suo uomo e il suo migliore amico. Lui il suo mentore e lei la sua ancora, perché era consapevole che lei l’avrebbe salvato… in qualsiasi posto si fosse trovato.
Aveva voglia di amarla al mattino appena sveglia, e la sera dopo un'intensa giornata di studio e lavoro.
<Andiamo dentro?> Senza rispondere la caricò sulle spalle ,facendole emettere un urlo acuto. <Ehi, fammi scendere!> Colpì la sua schiena ripetutamente con dei 'pugni' ,in grado di fargli solo il solletico. Chiuse la portafinestra e la stese sul materasso della camera da letto. Inchiodò le ginocchia ai lati dei suoi fianchi, ma quella mossa spense i suoi occhi. Così invertì le posizioni, trovandola seduta sulla sua pancia.
Dopo tanto tempo era finalmente felice, aveva finalmente una persona al suo fianco che riusciva a dargli uno scopo per alzarsi la mattina. E non una persona qualunque, ma una che credeva in lui e lo voleva nonostante tutto. Una ragazza forte e con la testa sulle spalle, una ragazza che dipingeva di bianco una giornata nera, solo con un semplice sorriso.
Era consapevole del fatto, che partendo l’avrebbe ferita e sarebbe stato molto difficile allontanarsi da lei. La sua vita adesso sarebbe valsa molto di più e avrebbe dovuto guardarsi le spalle non una, ma ben due volte per portare di nuovo il culo a casa. Avrebbe potuto chiamarla pochissime volte alla settimana, forse due, ma forse anche meno. Già la immaginava , a casa disperata, con lo sguardo fisso sul display mentre si torturava le mani in attesa di sue notizie.
Sarebbe stato uno strazio rimettere di nuovo quella divisa, la sua seconda pelle. Tutte quelle medaglie non valevano un cazzo, uccidere delle vite per salvarne altre, non aveva senso. Ma doveva farlo, doveva imbracciare un fucile e uccidere, doveva togliere la vita a cittadini con famiglia e figli ,mentre avrebbe pensato ai suoi occhi.
………………………
Era passato poco tempo dalla sua convocazione e la tensione diventava sempre più palpabile. Faceva fatica a dormire, la coscienza lo tormentava e il buio in periodi come quelli era il suo peggior nemico.
Bea si era addormentata sul suo petto, con la bocca semiaperta e le ciglia lunghe che le contornavano gli occhi chiusi. Le baciò la fronte e finalmente poteva dire di essere un uomo completo, mancava solo un ultimo passo, doveva fidarsi di lui completamente ,da tutti i punti di vista. Ci avrebbe messo un po’ , ma ci sarebbe riuscito.

Ti Prometto Una Vita - In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora