Capitolo 30

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Il giorno seguente, dopo l'operazione di Edoardo riuscita alla perfezione, il medico le disse che avrebbe aperto gli occhi da un momento all'altro. Cercò di mantenere la calma, ma quando li apri diventò un fiume in piena e non riuscì più a controllarsi.
Provava una felicità che andava oltre il limite del normale , ma allo stesso tempo era preoccupata .Temeva potesse aver perso la memoria e che non si ricordasse più di lei. Non avrebbe mai potuto sopportare una cosa del genere. Qualche secondo dopo la guardò dolcemente e pronunciò il suo nome in un sussurro. <Si amore, sono io.> sorrise a sua volta e delicatamente gli passò una mano tra i capelli. La riconosceva....
Sembrava confuso e terribilmente stanco, aveva paura di stressarlo ulteriormente.
Si accorse che tentò invano di inumidirsi le labbra , così prese una garza imbevuta d'acqua e gliela passò sulla bocca. <Ora va meglio?> disse ingenuamente. <Sento il corpo in fiamme.> disse provando a grattarsi il braccio, ma lo fermò.
<Ci ho provato Bea, sono un fallimento.> Poggiò la  fronte sulla sua. <Sono felice che tu sia qui.> Gli sussurrò sulle sue labbra. <Mi sei mancata così tanto.>
Dopo qualche minuto le sue palpebre si chiusero e sprofondò in un sonno profondo, così decise di andare a prendere un caffè, giusto per non addormentarsi a sua volta.
<Come sta?> persa nei pensieri, non si accorse di Simone appoggiato contro il muro difronte alla stanza. <Come vuoi che stia. Lo stanno imbottendo di medicine ed è confuso.> scosse la testa e si trovò all'improvviso a pochi passi da lui.
Aveva gli occhi lucidi e l'aria stanca. <Posso vederlo?> Chiese. <Adesso sta riposando, magari più tardi.> Annuì e prima che potesse rendersene conto l' attirò in un abbraccio. <Per qualunque cosa non esitare a chiamarmi.>
<Grazie Simo, sei un amico.> Quando tornò in stanza, trovò un’infermiera che medicava la ferita all'addome del SUO ragazzo. Era a petto nudo, e notò con quanta enfasi la ragazza passava le mani sui suoi addominali.
Si avvicinò al letto e gli lasciò un rumoroso baciò sulle labbra, giusto per marcare il territorio.
<Non sapevo avessi una ragazza.> Sorrise lei, guardandoli entrambi. <Futura moglie.> mostrò entusiasta l'anello e lei formò una O con la bocca.
<Che ti metti a fare la gelosa in ospedale?> Edoardo si aggiustò sul letto e le fece spazio. <Hai visto come ti stava toccando?> Si sistemò sul letto accanto a lui, stando attenta a non fargli male.
Rise e le mise un braccio sulle spalle, avvicinandosi ancora di più. <Ho visto Simone qui fuori.> Sbuffò sonoramente. <Voleva vederti.>
<Non ho intenzione di vedere nessuno, non voglio visite. Ah, e stagli lontano.> sputò acido e incazzato.
<Va bene.> Non aveva intenzione di replicare o alimentare un incendio con le sue stesse mani .
.................
La notte dormì in stanza con lui, sulla scomodissima sedia della stanza. Quando si svegliò , erano circa le tre di notte, Edoardo sbuffava e imprecava. Mise a fuoco l'immagine e lo vide tirarsi via le bende.
<Edo, non puoi toglierle> Urlò facendolo spaventare. <Voglio vedere cosa cazzo mi hanno fatto.> notò il volto contratto in una smorfia a causa del dolore. <Ti fa male?>
<No.> confessò con poca convinzione. Continuava a toccarsi la benda e i suoi nervi ,stavano saltando uno ad uno come delle molle impazzite.
<Adesso basta.> Gli bloccò i polsi con fatica e lo fece smettere. <Bea lasciami andare.> scosse il capo ,stringendo ancora di più la presa.
Voleva che le dicesse cosa provava, cosa sentiva, non che si chiudesse tenendo tutto dentro.
<Mi sto incazzando.> La fissò con aria di sfida. <Lasciami!>
<Perché?> insistette facendolo innervosire.
Strinse gli occhi e alcune lacrime bagnarono il suo viso. Poggiò la testa sul suo petto e cominciò a singhiozzare come un bambino. Lo stinse a se e gli accarezzò dolcemente la schiena. <Non so se riuscirò a sopportare questo dolore.> Confessò stringendo il tessuto della mia maglietta in un pugno.
<Sembra di stare in un forno.> Lo lasciò parlare, volevo che si liberasse di quel peso e che cacciasse via, almeno a parole, tutta la paura e lo sconforto.
Vedere Edoardo in quello stato le fece spappolare il cuore in mille pezzi, e i mille pezzi in altri pezzi ancora.
<Ce la faremo amore.> Lo cullò fino a quando non crollò, per l'ennesima volta, in un sonno profondo. Quello era l'effetto dei farmaci, riuscivano a placare un po' il dolore e avevano un effetto rilassante.
Ma sia Bea che lui, sapevano che non avrebbe potuto prenderli per sempre e che prima o poi ,avrebbe dovuto fare i conti non solo con il dolore fisico ,ma anche quello mentale.
Lo coprì con il lenzuolo bianco, lasciandogli un bacio sulle labbra e addormentarsi a sua volta.
......................
La luce del sole filtrava attraverso le tende, Edoardo dormiva e lei sperava che continuasse ancora per molto, così da non dover soffrire più del necessario. Con l’occasione andò in bagno a darsi una rinfrescata.
Aveva bisogno di caffè. Forte e lungo.
Inserì le monetine nel distributore automatico e prese la sua amata bevanda , gustandola come fosse la cosa più buona che avesse mai bevuto. Le facevano male il collo e la schiena a causa della posizione in cui aveva dormito, ma non ebbe il coraggio di lamentarsi, dato che in qualunque modo non poteva essere paragonato a quello che stava provando il suo bellissimo ragazzo sul letto d’ospedale.
Non aveva idea di cosa avrebbero dovuto passare, una volta finito l'effetto dei farmaci il dolore l'avrebbe portato alla rovina e doveva essere lei a far in modo che non accadesse. Ma chi avrebbe impedito a lei di crollare?
Cercava di pensare positivo. Si sarebbero lasciati tutto alle spalle, ne era sicura. Gettò il bicchiere nella spazzatura e salì con l'ascensore, soffermandosi per guardare all'interno di una stanza. Un ragazzo, forse dell'età di Edo, giocava sul letto con il suo bambino. Aveva perso la gamba destra, ma non il sorriso.
Con un groppo in gola e con l'amaro in bocca, arrivò davanti alla sua stanza, ma si bloccò di colpo nel momento in cui li vide <Voi cosa ci fate qui?>

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