Capitolo 1

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In molti pensano che il viaggio non sia importante, che sia la meta il vero valore di un percorso. Beh, per me non è mai stato così. Anzi, ho sempre sostenuto che il viaggio fosse la parte più bella della vita in generale. Non ci si dovrebbe  trattenere per un'esistenza intera, solo ed esclusivamente, in un unico luogo , in un'unica mente...
Bisognerebbe viaggiare, scoprire e SCOPRIRSI. Si, perché cambiando capiamo chi siamo.

Beatrice ha sempre amato prendere i treni e in quel giorno di metà settembre, decise di recarsi alla stazione due minuti prima della partenza, in quanto si considerava una ritardataria cronica.
Stranamente, le carrozze erano quasi tutte vuote, cosi,  prese posto vicino al finestrino, in modo da poter guardare fuori e ammirare l'immensità di quello che tutti chiamavano mondo.
Dallo zainetto recuperò il suo quaderno azzurro e cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca di un'anima disposta a farle da soggetto.
Poco distante da lei vi era un signore in giacca e cravatta, intento a parlare al telefono.Non voleva origliare la sua conversazione, ma le orecchie, come ben sapeva, erano fatte per ascoltare.
Comprese in fretta che  l'uomo in questione, aveva un'amante e che la moglie era all'oscuro di tutto. La poverina pensava che fosse in viaggio per lavoro, quando invece stava per incontrare un'altra persona. Non sarebbe voluta essere nei suoi panni. Decise così di non scrivere di lui, tante erano le storie simili a quella e risultavano banali, scontate. A dirla tutta, lei odiava terribilmente i tradimenti; lo riteneva solo un altro degli infiniti modi di manifestare immaturità.
Il treno frenò bruscamente, emettendo un ronzio stridulo. Alla prima fermata alcuni scesero, altri salirono, e mentre era intenta ad immaginare le vite di ognuno di loro, qualcuno posò rumorosamente uno zaino sul tavolino facendola sussultare. Un ragazzo le si posizionò davanti e lei spontaneamente, accennò un sorriso. Lui al contrario, si limitò ad alzare la testa. Come i cavalli, pensò.
Indossava una divisa da militare e degli scarponi marroni che sembravano pesare un quintale. Aveva degli occhi azzurri profondi come l'oceano, ma spenti come un falò dopo una notte di pioggia. Guardava fuori dal finestrino e sorreggeva la testa con la mano. Prese la penna, aprì il quaderno e scrisse di lui. Non aveva mai avuto occasione di incontrare un militare in treno  e questa cosa la incuriosiva particolarmente. Immaginò come potesse chiamarsi, le dava l'aria di un 'Lorenzo', o forse un 'Michele'. Si domandava di dove fosse e se avesse o no una bella famiglia pronta ad accoglierlo dopo una missione faticosa.
Una cosa che la colpì subito, furono le spalle larghe e la mascella ben delineata, che presentava un accenno di barba. La sua capigliatura non era quella tipica dei militari, aveva dei capelli neri, disordinati, che ricadevano appena sulla fronte.
Osservando bene notò anche  dei tagli sulle mani e uno sotto il mento , ma qualcosa in lui, la portava a pensare che avesse un fascino tutto suo.
<Devi guardare ancora molto?> le disse all'improvviso, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio.
<Non stavo guardando te, ero semplicemente sovrappensiero.> mentì, ma era estremamente certa di aver assunto il colorito di un peperone. Non rispose, si limitò ad alzare le sopracciglia e sbuffare sonoramente. Per un secondo si fermò a pensare a quanto bella potesse essere la sua voce. Richiuse il quaderno per rimetterlo nello zainetto, un'altra mezz'ora di viaggio e sarebbe arrivata dal suo amato fratellino Francesco. Con lui si era sempre confidata e nonostante fosse di qualche anno più grande di lei, avevano sempre condiviso le stesse amicizie. 
Oltre a lui aveva altri due fratelli, Alessandro di 5 anni più grande di lei e Gianluca di un solo anno.

Arrivata a destinazione il ragazzo in divisa si fermò per farla passare e lo ringraziò, ma non ricevette nessuna risposta, solo uno sguardo inespressivo.
Era curiosa di vedere come avrebbero reagito i familiari nel vederlo dopo tanto tempo, ma rimase delusa quando notò, che aprendo la sua jeep nera, al suon interno non c'era nessuno. Il ragazzo dagli occhi oceano  mise lo zaino nel cofano, e nel partire la guardò, questa volta alzando addirittura una mano per salutarla.
Quando la sua auto sparì, Beatrice prese il cellulare e chiamò Francesco per avvisarlo del suo arrivo ,ed informarlo che avrebbe preso un taxi; ma lui, come aveva previsto , insistette per andare a prenderla.
<Mi sei mancato tanto.> Gli saltò praticamente addosso, riempendolo di baci dalla felicità.
<Anche tu sorellina.>  Guidò fino a casa sua, dove ad aspettarli c'era la sua fidanzata, nonché sua migliore amica, Claudia.
Claudia era sempre stata una ragazza adorabile, sempre presente nel momento del bisogno, anche quando si trattava di cazzate, anzi, soprattutto in quei momenti .
Bea la conosceva da molti anni e quando la presentò a suo fratello, lui se ne innamorò subito ed era felice che la cosa fosse reciproca.
Arrivati davanti al condomino, Francesco, le prese la valigia e salirono fino al quarto piano.
Passarono la serata a raccontarsi una marea di novità e a mangiare come se non ci fosse un domani. Decisero cosi di non uscire, ma le promisero, che le avrebbero fatto conoscere i loro amici il giorno successivo .
Cosi , poco dopo essersi messa a letto, sfinita, crollò in un sonno profondo.

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