Un boato invase il campo e qualcosa li spinse tutti a indietreggiare, non riuscì a capire nell’immediato cosa fosse successo, ma una cosa era certa. Non sentiva più le gambe.
Provò ad alzarsi, faticava a respirare, e aveva delle fitte atroci al fianco e alle braccia, si rese presto conto che l'ossigeno non era sufficiente a farlo rimanere sveglio. Strisciò fino all'entrata del loro capanno, si sentiva puzza di carne bruciata e in un attimo il buio lo avvolse, facendolo crollare a terra.Si svegliò di soprassalto con il cuore in gola, rivivere inconsciamente quelle immagini lo fece spaventare a morte. <Bea!> chiamò invano con la voce impastata dal sonno, aveva bisogno di bere. Provò ad allungarsi verso il comodino per prendere la bottiglietta, ma senza successo. <Dannazione.> fece leva sulle braccia e nonostante il dolore, arrivò al mobiletto, allungò una mano rischiando di cadere faccia a terra.
Lanciò un urlo di frustrazione e si lasciò cadere sul materasso morbido. Guardò le innumerevoli ferite che aveva sul corpo, e provò schifo per se stesso.
Non poteva credere di essere arrivato a tanto. Rischiare di morire. Assurdo.
Si massaggiò le tempie lentamente e ad ogni respiro una lama lo trafiggeva. Non aveva mai provato un simile dolore ,spiegarlo a parole era impossibile.
Tra un respiro e l'altro ,sentì la voce di Beatrice provenire dal corridoio. Un suono così dolce e delicato che lo fece sorridere, ma ascoltando bene sentì altre voci oltre alla sua. Non riuscì a distinguerle, ma la sua era nitida e chiara, sembrava arrabbiata e delusa. <Bea!> Cominciò a chiamarla, per attirare la sua attenzione. <Mi sta chiamando, scusate devo andare.> Con chi diamine stava parlando. Udiva una voce maschile e questo gli fece scattare i nervi. <Aspetta Beatrice, facci entrare.>
<Non credo sia il caso, non voglio che si agiti. Forse è meglio che andiate via.>
Iniziò a stancarsi, era nervoso, teso e dolorante. Con tutte le forze si avvicinò al comodino e stringendo i denti lo lanciò per terra. Il rumore metallico rimbombò e come sospettava, Beatrice aprì la porta preoccupata.
<Santo Cielo! Stai bene?> si avvicinò a lui correndo <Con chi stavi parlando?> chiese, ma la porta si spalancò ,non gli servì una risposta.Batté forte la porta ,per far capire a chiunque fosse in casa , che era tornato .
<Oh sei tu> gli disse sua madre .
<Non ho mai visto faccia più felice della tua mamma>
Nonostante andasse bene a scuola e tutti parlassero meravigliosamente di lui , in casa diventava un'altra persona. Subiva un cambiamento radicale , come avesse un disturbo dissociativo della personalità, mai confermato però degli specialisti. Aveva 16 anni in quel periodo , iniziava a guardare il mondo con occhi diversi , occhi più grandi ,che sapevano comprendere.
Quel pomeriggio tornò a casa , dopo aver trascorso le ultime ore di sole con i suoi amici , amici che alla fine si sarebbe portato fino all'età adulta. Come tutti i ragazzi in piena adolescenza, anche lui faceva le sue cazzate ,come fumare erba...cosa che faceva quasi tutti i giorni.
<Perché sei sempre cosi acido?> gli chiese sua madre .
<È perché tu non ti fai mai i cazzi tuoi?>
Salì entrando in bagno per farsi una doccia, e proprio nel momento in cui cominciò a spogliarsi ,sua madre entrò dovendo prendere i vestiti da lavare e nella tasca posteriore del pantalone , trovò una bustina di fumo.
<Ti rendi conto della gravità della situazione? Sei cresciuto in questa qui o in una casa di tossici!> Urlò, sventolando davanti ai suoi occhi quella maledetta bustina.
<Io e tuo padre siamo due persone rispettate, cosa ti abbiamo insegnato per tutto questo tempo eh !> Sua madre ebbe una crisi isterica , suo padre cercò di calmarla ,ma invano.
E lui non poté far altro, che guardare in basso e subire...Prima di partire , Edo aveva avuto occasione di parlare dei suoi genitori a Bea; o almeno di alcuni eventi ,che avevano acceso la miccia, fino ad arrivare alla fine del loro rapporto... Quando vi fu una vera e proprio esplosione.
Ricordava ancora ogni minimo dettaglio di quel pomeriggio ,ricordò che il suo nervosismo ,lo portò a spaccare i vetri della finestra in salotto.
<Cosa ci fanno loro qui?> Strinse i pugni ,per evitare di tirarsi via le bende per la frustrazione. <Lascia che ti spieghi.> Sua madre si avvicinò al letto ,con le lacrime che le rigavano il volto.
In tutta la vita non l'aveva mai vista piangere, era sempre stata una donna forte e vederla in quello stato pietoso, fece scattare in lui un sentimento troppo forte, che pensava aver dimenticato... L'odio.
<Te ne devi andare.> Non la guardò, pronunciò quelle parole fissando il vuoto davanti a sé . <Mi dispiace così tanto.> singhiozzò e si coprì il volto con le mani, era più che sicuro che in quel momento provasse vergogna, ma non gli importava.
Sorrise e pensò a tutto quel dolore che gli avevano procurato. <Troppo facile adesso ,venite a piangere un figlio mezzo morto. Ti senti in colpa ora , non è così?> scosse la testa e continuò a sorridere strafottente, non gli importava più nulla di loro , l’avevano buttato in un mare pieno di squali senza il minimo battito di ciglia <Mi fai pena.> Si sentì uno stronzo bastardo, ma era il minimo che potesse dire.
Bea guardava tutta la scena restando in disparte, con gli occhi rossi carichi di lacrime, singhiozzava come una bambina, ma era comunque bellissima. <La tua ragazza è un angelo.>
<Ecco il burattino.> suo padre entrò, ma non lo guardò, come invece si sarebbe aspettato. Posò solo lo sguardo su Beatrice.
<Hai ragione, mi sono fatto manipolare per tanto tempo e me ne pento. Avrei potuto gestire la cosa diversamente, aiutarti in un altro modo. Ma ormai il danno è fatto.>
<E ovviamente io ne pago le conseguenze. IO sono costretto a stare in ospedale. IO sono quasi morto e sono sempre IO, quello che probabilmente non potrà più camminare per colpa VOSTRA!> Urlò talmente tanto forte ,che sentì la gola andare a fuoco. <Ora andate via!> tirò un pugno sul letto ,ed entrambi se ne andarono. <Ho provato a mandarli via , davvero ma->
<Ti prego abbracciami.> chiese quasi supplicando. Senza farselo ripetere una seconda volta , Bea si catapultò tra le sue braccia facendogli anche un po' male, ma non disse nulla , tutto quel dolore era sopportabile con lei vicino , così la strinse a se in un abbraccio disperato.
Cominciò a piangere sulla sua spalla silenziosamente ,mentre lei gli accarezzava i capelli e gli sussurrava che sarebbe andato tutto bene.
<Noi due ce la faremo …fidati di me> annuì poco convinto e le stampò un bacio sulle labbra. <Non mi lasciare.> gli asciugò le lacrime e sorrise. Era la donna più bella avesse mai visto ,ed era sua. Solo ed esclusivamente sua. Cosa aveva fatto per meritarla? Era forse un angelo mandato dal cielo , per portarlo via da tutta quella merda? O per aiutarlo a sopportare il peso che il mondo continuava a mettergli sulle spalle?
<Non ti lascerei per nessuna ragione al mondo.>
E così, con il cuore più leggero , si addormentò nuovamente tra le sue braccia.
Ormai è diventata una routine.
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Ti Prometto Una Vita - In Revisione
Romantik[...] [...] con sguardo perso rispose Due ragazzi che vi faranno innamorare della vita. Edoardo e Beatrice , reclute di un viaggio che non avrebbero mai voluto affrontare. Un cuore pronto a esplodere dalla rabbia e un altro pieno di paura e delus...