Prologo (?)

26 4 0
                                    

Erano stesi sul prato del parco su un telo, una testa appogiata sugli zaini, a riposarsi, un'altra su un palmo della mano, ad ammirare la prima, pronto a proteggerla, fosse successo qualcosa, e ispezionava lo spazio circostante.  Le foglie sui rami del vecchio ulivo li riparavano dai primordiali raggi solari, in quella giornata di inizio estate. Respiravano la brezza mattutina non ancora contaminata dallo smog, non ancora intrisa dei rumori della gente, delle loro voci, dei loro problemi.
Li senti gli uccellini cinguettare, chiese lei. Lui, scostando un poco la chioma profumata che lo aveva prima pervaso il gusto, e successivamente l'olfatto, rispose con un cenno del capo. Le accarezzò il viso, scrutandola nella sua bellezza mattutina. Teneva a riposo gli occhi, dopo che ne aveva viste tante, forse troppe, e il sorriso all'insù a sancire che il peggio fosse passato. O che non fosse ancora giunto, convenne lui. Le panchine erano ancora sgombre, così come le saracinesche dei chioschi abbassate, il laghetto ancora calmo, senza bambini a giocare a lanciarci sassolini. La senti l'acqua del lago, In che senso, rispose con una domanda lei, che non aveva capito, Il silenzio del lago, intendo, lo senti che il lago sta in silenzio, Ora che me lo fai notare, sì, è vero, Non pensi sia bellissimo, Sì, disse, e mosse le spalle per accompagnare il suo giudizio, lo è.
Il ragazzo, che adesso aveva distolto gli occhi dalla ragazza per portarlo al vecchio ulivo, chiese, Lo senti l'ulivo che sta fermo. La ragazza, che riteneva non poco curiose le metafore sancite fino a quel momento, si trovò ancora una volta spiazzata, ma, sia perché era troppo stanca per controbattere, sia perché non voleva interrompere questo momento di riposo, non fece altro che acconsentire con un sorriso, È talmente fermo che è come non sentirlo. Ridacchiò un filo, ma senza intenzione di offenderlo.
Lui la spintonò un po', e poi, portandole il braccio dietro la testa e stendendosi al suo fianco, rivolse lo sguardo al cielo. Se qualcuno li avesse visti da lontano, avrebbe potuto pensare che avessero sbagliato posto, che non fossero su una spiaggia, ma il ragazzo avrebbe avuto a che rispondere dicendo che non ci sono luoghi sbagliati per stare con qualcuno, perché per essere felici basta starci, indipendentemente dal dove. Poi, pensando ad alta voce, continuò con le sue domande poetiche, Senti il chiacchiericcio delle panchine, la freschezza dei drink del chiosco, la luce dei faretti. Tutte le domande trovarono solo cenni d'assenso, non tanto convinti, ma sapevo più segni di stanchezza. Il petto del ragazzo si gonfiò d'aria, e il cuore iniziò a battere più veloce perché la ragazza, ai freddi zaini riempiti da libri e bottigline d'acqua, preferì poggiarsi su di lui. Il gesto inatteso fu apprezzato, e pregò affinché divenisse quotidiano, e desiderò una fotocamera temporale che li immortalasse per sempre in quel momento. Le senti, Cosa, il brusio dell'erba, il sussulto del vento, Non solo, E cosa, Le nuvole che parlano, E cosa dicono, Raccontano storie, Sì, Sì, e se le ascolti le senti, Riesci a capirle, Certo, Allora, mi racconti le loro storie.
Il ragazzo sorrise.
Le nuvole di passaggio guardavano quelle due anime solitarie appaiate nel parco, ferme, vicine.
Allora, riprese la ragazza, cosa raccontano le nuvole, Stanno raccontando una storia, ma vanno di fretta, Perché, dove vanno, Non si sa bene dove, ma possono andare ovunque, disse il ragazzo, e pensò che anche loro potevano, ma avevano decise di rimanere lì, insieme.
Mi piacerebbe ascoltare le loro storie, disse la ragazza, Io posso raccontartele, se vuoi, Lo faresti per me, Sì, se ti va, Mi va, lo gradirei molto.
Lui si grattò la testa e acuì l'udito, cercando di non perdere una sola parola. Continua a tenere gli occhi chiusi, la incalzò, riaprili solo quando avrò finito, Va bene.
Il lago era ancora calmo, i faretti ancora spenti perché il sole stava nascendo, le panchine libere perché non c'era ancora nessuno che avrebbe potuto guardare con disprezzo quei due ragazzi stesi su un telo nel prato a fare chissà cosa, ma il ragazzo, a tal proposito, avrebbe avuto a che rispondere, Le sto raccontando una storia, sì, avrebbe detto così, Le sto raccontando la storia delle nuvole d'estate.

Graphaema

Souls of the night | Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora