Siamo arrivati al Distretto 10. Il Distretto che fornisce carne bovina a Capitol City.
Come nel Distretto precedente, non dico una parola ma, a differenza dell'11, non trovo rimpianto o dispiacere.Finalmente dopo ben due ore di discorso, siamo condotti dai Pacificatori alla residenza a noi riservata.
Non vedevo l'ora, anzi, non vedo l'ora di andare a Capitol City e poi tornare a casa.
Il nostro soggiorno sarà breve dato che subito dopo pranzo ripartiremo per il Distretto 9.Decidiamo di consumare il pasto subito, anche perché ciò che ci hanno servito è abbastanza invitante. Un buonissimo stufato di manzo con cereali di vario tipo che danno quel tocco in più di gusto. Stranamente restiamo tutti in silenzio con gli occhi fissi sul piatto, perfino i bambini non parlano o giocano col cibo.
Verso le due del pomeriggio, ripartiamo alla volta del prossimo distretto in questo tour annuo che non sembra terminare mai.
La casa dei cereali. Quelle prelibatezze assolute che ho scoperto solo durante i 74esimi Hunger Games dato che al Distretto 12 con le tessere ci davano dei cereali duri e immangiabili per pietà.
Giusto. Perché il meglio va a Capitol City e gli scarti restano ai distretti, ai più deboli. L'istituzione dei giochi diceva da sè: vince il più forte, ma mai nessuno sarà forte quanto la capitale.
L'ultima affermazione è sbagliata. Capitol City non è forte. Il suo sistema è fragile, tanto fragile da essere spezzato da una manciata di bacche. Le stesse parole che dissi a Snow quando me lo ritrovai in casa, con l'odore del sangue misto al profumo insopportabile della rosa bianca geneticamente modificata.
Forse dovrei smetterla di ripensare al passato, anche se sarebbe un tentativo inutile visto che la mia vita ormai si è intrecciata bruscamente con gli Hunger Games. Non c'è presente senza passato. Se non fossi andata volontaria al posto di Prim, se Peeta non mi avesse resa desiderabile al pubblico di Capitol City, se non avessi tirato fuori quelle bacche... Adesso il presente non sarebbe stato lo stesso. Molto probabilmente non avrei sposato Peeta e quindi Prim e Mitch non sarebbero esistiti. Tra me e Gale ci sarebbe ancora quel rapporto di amicizia o anche qualche cosa in più.
Okay, adesso devo proprio smetterla, altrimenti finisce che cado nella depressione e rompo qualche oggetto o urlo contro qualcuno (o entrambe le possibilità).
Distolgo lo sguardo dal paesaggio che sfreccia e vedo Peeta giocare con Mitch come se fosse un bambino della sua stessa età. Mi viene da sorridere. Non credo che Gale sarebbe stato un padre altrettanto bravo, soprattutto dopo aver ucciso quegli infanti e mia sorella con le sue bombe. Certo, un sistema ingegnoso, neanche lui forse sapeva che le avrebbero usate per ammazzare delle povere anime innocenti, ma era comunque farina del suo sacco.
Torno per l'ennesima volta al presente. Ora lo sta facendo volare. Lo lancia più o meno in alto e ridono... Ridono come se nulla stesse accadendo, come se fossero padre e figlio che hanno una vita normale. Un fornaio e un bambino. Non un vincitore degli Hunger Games e suo figlio. Mi chiedo come Mitch stia prendendo la cosa. Se nella sua testolina inizi a girare l'idea di una piccola gita annuale, o se qualcosa lo abbia intuito. Ne dubito e spero con tutto il cuore che non sia così. È ancora piccolo, sembra ieri che è nato. Mi domando come faremo a dirglielo, se glielo dirà Peeta o glielo dirò io.
Prim l'ha saputo all'incirca uno o due anni fa. Non è rimasta sotto shock, anzi era stupita e più le raccontavo e più voleva sapere. Anche se mi faceva male dirlo, era giusto che lei sapesse chi era realmente sua madre: la volontaria, la Ragazza in fiamme, la Ghiandaia Imitatrice. Su questo argomento, io e Peeta avevamo fatto un accordo muto: non dovevamo dire nè troppo nè poco. Non crediamo ancora che sia pronta per affrontare una storia così pesante e drammatica.
Piano piano si avvicina la sera e subito dopo il buio. Il Distretto 9 è più lontano di quanto ricordassi e l'idea di dormire mi spaventa, preferirei passare la notte in bianco che vedere mio padre morire nella miniera o la morte di Rue o qualche altro sogno legato agli Hunger Games.
Mi lavo, mi metto la camicia da notte e mi infilo il più veloce possibile sotto le coperte aspettando che Peeta faccia lo stesso.
"Hey." mi saluta dopo essersi messo al mio fianco "Lo sai che sei più pensierosa degli anni scorsi?"
"Sì, me ne sono resa conto. Non la smetto di pensare. Ho cercato di impormi di non farlo, ma non ci riesco..."
"Parlane con me ora che Prim e Mitch dormono..."
"Non smetto di pensare a mia sorella, agli Hunger Games, a tutto quello che abbiamo passato insieme o che ho passato da sola quando tu non c'eri... Forse è perché per Primrose sarebbe stata la prima mietitura e, avendo assistito a quella di mia sorella, avrei avuto talmente paura di perderla..."
"Ma adesso ci sono, ci sarò sempre d'ora in poi. Supereremo tutto insieme e anche quello che affligge solo te o solo me, ne parleremo e cercheremo di risolvere tutto nel migliore dei modi."
Ed ecco perché lo amo.
"Katniss, promettimelo: ogni volta che qualcosa ti turberà o ti opprimerá tu ne parlerai con me, okay?"
"Promesso."
Ci guardiamo negli occhi. Lo sa che questa promessa non la manterrò mai, mi conosce troppo bene.
"Giura sulla cosa più preziosa che hai." dice con aria severa.
"Non posso."
"Avanti, Katniss! Giuramelo! Dimostrami che la manterrai!"
"Non posso giurare sulla tua vita e su quella dei bambini."
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𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐈𝐥 𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞
FanfictionSequel NON UFFICIALE di "HUNGER GAMES" Dopo sedici anni Katniss Everdeen e Peeta Mellark continuano a ricordare quegli anni fatali. Un po' per gli incubi, un po' per un giro simile al Tour della Vittoria che si ripete annualmente. Ma un'ombra oscura...