Una vipera. Mi viene in mente solo questo anche se le sue parole sono state commoventi. Non mi fido, perlomeno ancora no, ma non trovo motivi per cui io dovrei affidare la mia fiducia a questa donna che oltre a essere giovane (quindi potrebbe essere inesperta) è anche la nipote di Snow.
Alla fine dell'intervista, Effie sembra essersi bevuta tutto ciò che ha detto Pamela mentre io, Peeta ed Haymitch cerchiamo di non eccedere a qualche emozione forte.
"Ohhh che dolce... Per lei è molto importante il rapimento di Prim e Mitch..." esclama con stima Effie.
"Effie, non capisci che..." Peeta inizia a parlare, ma Haymitch lo blocca per evitare discussioni accese. Che dire, sta diventando molto saggio il nostro caro Abernathy.
"La visita è finita." annuncia un'infermiera entrando nella camera.
Prima che possano andare via, però, Peeta prende per le spalle Haymitch e lo supplica: "Ti prego, Haymitch. Occupati tu delle indagini... Non lasciarle a lei... Ti scongiuro..."
"Farò tutto il possibile." lo rassicura dandogli un buffetto sulla guancia sinistra.
Una seconda infermiera entra con una sedia a rotelle e la avvicina cautamente al mio letto "Signora Everdeen, su nuovi ordini verrà dimessa oggi stesso."
"Oggi stesso?" mi sorprendo.
"Proseguirà le cure nella casa presidenziale."
Se già vedendola in un filmato mi fa venire i brividi, figuriamoci adesso che dovrò anche conoscerla.
"E chi l'ha deciso?" incalza Peeta .
"Io." risponde una voce proveniente da fuori la stanza. Quando solca la porta, la vediamo per la prima volta dal vivo "Buongiorno, cari."
Cari? Ma se ancora non ci conosciamo!
"Buongiorno." rispondiamo io e Peeta con molto meno entusiasmo di lei.
L'infermiera mi aiuta a scendere dal letto e, dopo essermi seduta sulla sedia a rotelle, Pamela mi viene incontro e mi stringe la mano "È un vero onore poterti conoscere."
Lei sorride, io non riesco a vedermi, ma so che non sto ricambiando e, quando va a salutare Peeta, lui ha la mia stessa reazione.
Pamela non sembra farci caso, ma può impredibilmente segnarselo e farcela pagare.
"Credo che possiamo andare." afferma girandosi verso di me e rivolgendomi un sorriso gelido.
Altro che genetica, quelli sembrano essere proprio gli occhi di Snow. In un'istante mi si è gelato il sangue.
"Vengo anche io." si impone Peeta avvicinandosi a me e poggiandomi le mani sulle spalle scostando l'infermiera.
"Certo. Perché dovrei dividervi? Non avete già passato troppi guai?"
Peeta sposta le mani sui manici della sedia a rotelle e inizia a spingermi fuori dalla stanza.
Arrivati alla macchina della presidente, mi fanno salire con un po' di fatica che mi procura anche dolore dove Plutarch mi ha sparato.
"Mi dispiace davvero tanto per i vostri figli..." inizia la conversazione dopo qualche minuto di silenzio "Sappiate che i Pacificatori li stanno cercando in tutti i Distretti, nei boschi, ai confini, da tutte le parti."
"A noi non servono le parole, a noi servono i fatti." dice Peeta in tono neutro "Perché l'altra notte hanno minacciato, anzi, hanno promesso che li avrebbero uccisi e probabilmente è già troppo tardi."
Abbassa lo sguardo e intravedo dei luccichii sotto i suoi occhi "Erano dei bambini innocenti..." continua "Non avevano fatto nulla di male eppure la loro fine sarà lenta e brutale solo perché i genitori hanno messo fine al vecchio regime..."
Ha usato la parola genitori, ma alla fine quella che ha messo fine alla dittatura sono io. Ero convinta di non volere figli per il loro bene e non volevo neanche sposarmi, ma quando tutto è cambiato, quando i tempi degli Hunger Games sono finiti, ho pensato che avrei potuto avere una vita normale come tutte le altre donne.
Ricordo ancora il giorno in cui io e Peeta abbiamo deciso, oltre alla cerimonia in stile Capitol City, di sposarci alla vecchia maniera del Distretto 12. Tornati a casa dalla capitale e da una settimana di festeggiamenti abbastanza pesante, abbiamo deciso di dedicarci un po' di tempo solo per noi, effettuando anche la procedura del pane. Era appena entrato l'inverno nel nostro Distretto e i fiocchi di neve avevano iniziato ad imbiancare il terreno, il Prato compreso, la cui terra era ancora smossa dopo aver seppellito tutti i morti, tranne la famiglia di Peeta che sono riusciti ad identificare, e Prim, le cui ceneri sono state fatte riportate da Capitol City su richiesta mia e di nostra madre.
Siamo entrati nel Villaggio dei Vincitori (l'unica parte del Distretto che restò intatta) e abbiamo deciso che la mia casa sarebbe diventata la nostra.
Siamo andati direttamente nel salotto, abbiamo accesso il fuoco con quei pochi pezzi di legno che restavano e abbiamo messo una fetta di pane sulla fiamma aspettando che si tostasse.
Nel frattempo, abbiamo parlato degli ultimi tempi anche se volevamo cercare di dimenticarli, perlomeno io volevo dimenticarli.
Dopo due o tre minuti, il pane si è abbrustolito e lo abbiamo tolto dal fuoco. Peeta, come lo sposo deve fare, ha tagliato la fetta a metà e me ne ha dato un pezzo. Ci siamo giurati eterno amore e per concludere ci siamo baciati.
La frenata brusca del veicolo mi fa tornare al presente. Siamo arrivati, sfortunatamente... O forse no. Forse potrò stare in pace nella mia camera, fino ad un certo punto poiché saremo strettamente controllati.
Peeta si offre di portarmi in braccio fino alla nostra stanza e, anche se può sembrare maleducato (per Effie lo è sicuramente), restiamo quasi tutto il giorno nella nostra camera. Io perché devo e Peeta perché non vuole lasciarmi sola.
Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti, lo sai?
Le parole di Haymitch mi echeggiano nella mente. Certe frasi mi hanno talmente colpito che faccio fatica a dimenticarle. Alla fine quell'affermazione, anche se detta da un Haymitch sbronzo, era vera e lo è ancora adesso, solo che non posso parlarne con Peeta. Non posso, non accetterebbe mai una frase come questa.
Il silenzio è padrone della stanza, realmente o per chi non fa parte della mia testa, perché sento quella stupida vocina che mi fa venire a conoscenza dei miei pensieri. A volte tristi, a volte dolci, rabbiosi, ma sì, qualche volta anche felici.
Tutto d'un tratto Peeta va al microfono e sussurra: "Carta e matita."
Un'ordinazione strana, tanto strana che dubito che venga accontentata, ma Capitol City può tutto, perciò non ritardano nella consegna.
Non chiedo nessuna spiegazione, sono curiosa, ma voglio aspettare che mi dica lui ciò che ha intenzione di fare.
Sicuramente starà disegnando, è l'opzione più ovvia che mi viene in mente conoscendolo.
Dopo forse mezz'ora termina e mi mostra forse il disegno più bello che lui abbia mai fatto, anzi decisamente il più bello! Solo che, stando alla situazione attuale, mi viene solo da piangere.
È un ritratto di famiglia, non riesco a capire come abbia fatto a ritrarre i volti di Prim e di Mitch cogliendone anche i particolari, come la cicatrice di una ferita causata dalla varicella sulla tempia destra di Prim oppure il neo praticamente sotto l'occhio sinistro di Mitch. Mi si stringe il cuore alla vista di me con in braccio il neonato, il cui viso è offuscato siccome non sa come sarà, ma dá per scontato (o meglio spera) che il parto sia senza complicazioni e che il bimbo o la bimba sia sano.
"Voi siete la mia famiglia, non riesco ad immaginare una vita senza di voi e adesso che quei due non ci sono mi sento mezzo vuoto, come se una parte di me fosse scomparsa..."
"Non sei l'unico a sentirsi così. Mi mancano troppo..." le lacrime iniziano a scendere e arrivano a bagnarmi le orecchie e la parte laterale del collo, proprio dove Peeta ama baciarmi.
Cerca di confortarmi, ma cade anche lui nel pianto.
Tre giorni passano...
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𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐈𝐥 𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞
FanfictionSequel NON UFFICIALE di "HUNGER GAMES" Dopo sedici anni Katniss Everdeen e Peeta Mellark continuano a ricordare quegli anni fatali. Un po' per gli incubi, un po' per un giro simile al Tour della Vittoria che si ripete annualmente. Ma un'ombra oscura...