"Qualcuno ti ha raccomandato di dirmi qualcosa?" gli domando fredda.
"No, nessuno. Persino Effie ha taciuto."
"Strano." commento.
Chiude la porta e si siede accanto a me "Posso farti una domanda?" chiede poi.
"Dipende. Quale?"
"Perché volevi che salvassero me e non te?"
Silenzio. Un silenzio che viene animato solo dai nostri respiri.
"Perché? Ti chiedo solo questo."
"Meritavi di vivere fin dall'inizio. Tu saresti stato il vincitore che tutti avrebbero voluto. Bello, divertente, che non crea problemi... Per Capitol City sei perfetto, lo sei sempre stato."
"Non sarei stato lo stesso senza di te."
"L'umorismo non ti sarebbe mancato."
Prende fiato e poi continua "Avrei perso la persona che amavo e con lei la mia personalità, il mio io, tutto."
"Credi che io sia l'unica ragazza presente al mondo? Ti saresti dimenticato di me dopo aver incontrato un'altra al Distretto che sarebbe stata migliore! Non sai quante ragazze parlavano di te! Bastava soltanto che te ne scegliessi una! Se fossi morta, non saresti stato depistato, perché alla fine la colpa è mia. Mia, mia e solamente mia!"
"Ti avevo detto che sei stata la mia unica cotta duratura, non mi sarei mai dimenticato di te facilmente. Ero a conoscenza di quelle ragazze, ma non le ho dato mai tanta importanza perché nella mia mente c'eri tu. Non riuscivo a togliermi dalla testa la canzone che cantasti il primo giorno di scuola, le tue due trecce ai lati della testa e i tuoi occhi grigi..."
Resto in silenzio sentendolo parlare e poi continua "Ti avevo chiesto solo il perché e non volevo che andasse a finire con una discussione... Perciò lasciamo perdere. Io mi metto a dormire." va dalla sua parte del letto e, dopo essersi cambiato per la notte, si infila sotto le coperte. "Non ti sto dicendo questo per rinfacciartelo, ma prendila come una prova d'amore, anche se penso di avertene già date tante."
Appena sento il suo respiro farsi più pensante, inizio a piangere silenziosamente.
Ed ecco l'ultima emozione: la rabbia. Non lo capisce... Non capisce che si sarebbe dimenticato di me... Le ragazze che parlavano di lui e di Gale erano tantissime ed erano molto più belle di me e ora la maggior parte di loro sono morte a causa del bombardamento.
Mentre penso mi esce un piccolo urletto soffocato che sfortunatamente lo sveglia.
"Torna a dormire." gli dico cercando di avere un tono normale "Non è successo nulla."
Si mette seduto appoggiando la schiena alla testata del letto "E allora perché avresti urlato?"
"Stavo ripensando ad una cosa, comunque non è niente di importante."
Mi guarda da capo a piedi "Non dormi?" domanda.
"Stavo per mettermi sotto le coperte." rispondo sempre con aria fredda.
"Domani sarà una giornata lunga, meglio se provi a riposare." mi consiglia sorridendo.
Alla mi freddezza risponde con un sorriso? Strano... O è davvero troppo stanco o vuole evitare veramente discussioni.
Mi metto la camicia da notte e mi infilo nel letto poggiando la testa sul petto di Peeta... Come abbiamo sempre fatto...
Il suo battito si sente tale e quale e in un certo senso mi fa sentire più protetta.
Chiudo gli occhi per un secondo ed è già giorno. Forse è stata una delle rarissime notti in cui non ho avuto incubi, ma neanche bei sogni.
Fuori dalla porta si ode la voce stridula di Effie intenta ad entrare per svegliarci.
"Peeta..." sussurro mettendomi seduta e stropicciandomi gli occhi "Dobbiamo alzarci..."
Sbuffa e si alza dal letto maldestramente "Perché deve urlare così tanto?"
Effie bussa alla porta e le diamo il permesso di entrare.
"Su, ragazzi! Oggi sarà una giornata un po' pesante, ma che deve essere affrontata col sorriso in volto e con il buon umore. Tra precisamente otto minuti e trentacinque secondi vi voglio sotto per la colazione. Dai, dai! State già perdendo tempo!"
Prendiamo dei vestiti che sono stati posati con cura su due sedie e ce li mettiamo. Per il momento non sono niente di esagerato, vedremo di cosa saranno capaci i nostri stilisti per l'intervista.
Peeta ha un pantalone nero e una camicia bianca che gli sta un po' stretta sulle spalle, mentre io ho un maglioncino di diversi colori e dei pantaloni attillati. Ci guardiamo per qualche secondo allo specchio e notiamo la spilla con la ghiandaia imitatrice sui miei abiti. Credo che questo simbolo non mi mi lascerà mai più, neanche dopo la morte.
Peeta mette le mani in tasca e trova il ciondolo che Effie aveva fatto forgiare appositamente per lui. Lo apre per curiosità e trova la mia foto, quella di Prim e una di Mitch.
"Chi dici che avrà fatto sostituire le vecchie immagini?"
"Credo Plutarch, ma sinceramente è meglio così." dico sorridendogli. Lui ricambia, chiude il ciondolo e lo indossa.
Decidiamo di scendere scortati da un senza-voce che ci fa strada.
"Ma buongiorno, ragazzi." ci saluta Plutarch "Dormito bene?" ci domanda addentando una fetta di pane cosparsa di marmellata credo di ciliegie.
"Bene, grazie." risponde Peeta facendomi sedere e poi accomodandosi lui stesso.
"E tu, Katniss?"
Non rispondo ed Effie mi spinge col piede sotto al tavolo per incitarmi.
"Bene."
Tutti iniziano a parlare e a servirsi autonomamente dal buffet, ma mi escludo dalle conversazioni poiché le considero banali. Si parla dei costumi, delle interviste... Di tutto e di più tranne che dei problemi seri.
Finisco a bere la mia cioccolata calda e mi metto a fissare il vuoto finché Peeta mi sveglia per andarci a preparare.
"Bene, ragazzi. Ora che vi siete rifocillati, incontrerete per la prima volta i vostri nuovi stilisti che vi renderanno anche questa volta indimenticabili per l'intervista con Caesar." ci informa Effie mentre ci conduce agli studi degli stilisti.
"Ci saranno anche Johanna e Gale?" domanda Peeta.
"Occasionalmente sì. Alla fine loro hanno fatto parte della rivolta e Johanna anche dell'Edizione della Memoria e come voi non è uscita di scena."
Perché Gale? Perché?
Cerco di scacciare il suo pensiero chiedendomi chi sarà mai il mio nuovo stilista. Sta di fatto che nessuno potrà eguagliare Cinna e i suoi lavori. Nessuno.
"Katniss sei arrivata." mi fa entrare in una stanza e richiude la porta.
Ancora non è arrivato e non c'è traccia del vestito che dovrò indossare.
"Spero di non averti fatto aspettare troppo." annuncia una voce maschile alle mie spalle.
Mi giro verso di lui "No, sono qui da qualche secondo."
Ha un aspetto molto famigliare.
"E così ecco la grande Katniss Everdeen. Quale onore poterti vestire..." mi stringe la mano "Sono...."
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𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐈𝐥 𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞
FanfictionSequel NON UFFICIALE di "HUNGER GAMES" Dopo sedici anni Katniss Everdeen e Peeta Mellark continuano a ricordare quegli anni fatali. Un po' per gli incubi, un po' per un giro simile al Tour della Vittoria che si ripete annualmente. Ma un'ombra oscura...