Suono il campanello della porta di legno e attendo con Grace accanto a me, lei sembra calma, rilassata io credo di stare per avere un attacco di panico, tutto in me è in fibrillazione.
Un sorriso troppo familiare ci viene ad aprire la porta.
"Vi stavo aspettando, siete molto puntuali!" esclama quella che dovrebbe essere una zia.
"Si noi ci siamo fermati in città a prendere questo" le dico indicando il gelato in mano a Grace.
"Non dovevate disturbarvi, entrate pure, non fate caso a Nessie, la nostra cagnolina, ama i nuovi arrivati e probabilmente vi sbaverà addosso un bel pò....lui è mio figlio Dan, ha più o meno la tua età Jug" dice lei accompagnandoci nella sala da pranzo. Anche se Grace è accanto a me desidero averla ancora più vicina così le stringo la mano quando vorrei abbracciarla stretta.
"Stanza 25?!" esclama lei fissando il ragazzo di cui neanche mi ricordo più il nome.
"La moribonda della 20?" chiede lui fissandola a sua volta, sembrano quasi come due ragazzine del liceo che si ritrovano dopo anni.
"Vi conoscete?" interrompo il loro contatto.
"Ehm si Jug, quando sei andato a cambiare la chiave della camera questa mattina lui è passato per il corridoio e io ero lì." dice Grace guardandomi.
Dio, quanto è bella quando fissa i suoi occhi chiari nei miei.
"Allora, vogliamo accomodarci?" chiede Josie.
Ci sediamo attorno alla tavola ben apparecchiata e proprio mentre sto per versarmi delle patate nel piatto Josie mi fissa e mi dice:" Qui abbiamo un'usanza prima di mangiare, noi preghiamo. Signore, ti ringraziamo per il cibo che hai provveduto oggi sulla nostra tavola, ti preghiamo per quanti non ne hanno, provvedi tu e grazie perchè hai riunito la nostra famiglia questa sera, amen. Prego, ora potete mangiare" sorride lei.
Riunito la nostra famiglia? Mi sembra ancora tutto uno scherzo.
"Allora, Grace giusto? Che fai nella vita?" inizia il ragazzo.
"Io frequento lo stesso college di Jug, è li che ci siamo conosciuti...e tu cosa fai?" chiede lei gentile.
"Lavoro con mio padre in uno stabilimento di cotone non lontano da qui....sai domani sera mio padre da una festa giù al capannone, dovreste venirci, sarebbe bello" dice masticando una forchettata di peperoni.
"Sarebbe bello, vero Jug?" mi chiede lei con uno sguardo da bambina.
"Grace posso parlarti un'attimo da soli?" le chiedo alzandomi da tavola.
Lei chiede scusa prima di allontanarsi e seguirmi, arriviamo in una stanza vicina dove siamo sicuri che non ci possano sentire e lei inizia:
"Se non ci vuoi andare va bene, l'ho detto solo per essere gentile e....Jug?" chiede lei e mentre la fisso imbambolato senza pensarci connetto le nostre labbra impaziente di creare un contatto e sentirla contro di me, farla mia. La bacio per qualche istante prima che lei realizzi cosa succede e mi abbracci avvicinandosi al mio corpo.
"Grace ti voglio."dico sottovoce.
"Ora?" mi guarda incredula.
"Posso aspettare ma non a lungo. Ti desidero troppo" dico cercando di resistere all'impulso di rimanere appiccicato a lei.
"Non mi piace che quel tipo faccia il carino con te, tu sei mia."
"Sei geloso?" chiede sorridendo.
"Forse?"
"Ma dove sei stato tutto questo tempo Jug? Avevo bisogno di te nella mia vita." dice abbracciandomi, abbraccio che ricambio.
"Scusate l'attesa" sorride gentile Grace.
"Cosa vuoi sapere Jug, chiedimi quello che vuoi".
"Quanti anni hai?" chiedo diretto.
"42"
"Tu e lei andavate d'accordo?"
"Non sempre, lei era quella un pò più irresponsabile, un pò più naif...io ho sempre dovuto fare la parte della dura con lei ma perchè le volevo bene."
"Come si comportava con gli altri?" chiedo costruendo pezzo per pezzo il suo identikit nella mia testa.
"Credo che molti l'abbiano definita biancaneve, era sempre davvero tanto gentile con tutti, generosa, sorridente, amava stare con i bambini. Sai quando siete nati voi due lei era felicissima, piangeva di gioia e diceva che voi eravate il più bel regalo che lei avesse mai potuto ricevere, qualche ora dopo però ha avuto qualche complicazione cardiaca e non ce l ha fatta. E' stata lei a darvi i nomi che avete, lei che ha scelto tutte le tutine che vi avrebbe messo prima che nasceste e lei che teneva a voi due più della sua stessa vita." finisce con gli occhi lucidi.
"Io ho questa piccola voglia a forma di luna vicino all'ombelico e Dylan la ha a forma di sole sempre nello stesso punto, vuol dire qualcosa?" chiedo curioso da sempre riguardo a questo.
"Tua madre le aveva entrambe, io invece ho due stelle, erano i nostri segni distintivi. Dan ha anche lui un gemello ed entrambe hanno questa voglia a forma di stella." dice lei con un sorriso malinconico.
"Papà l'amava?"
"Tuo padre era forse il suo fan numero uno, il suo amico, il suo amante, la sua anima gemella. Da quando si sono conosciuti non si sono più separati e il loro amore cresceva sempre di più. Lui vi ama tantissimo perchè siete tutto ciò che gli rimane di lei, ma nello stesso tempo è anche un dolore perchè gli ricorda che lei non c'è più." dice asciugandosi una lacrima.
"Mi dispiace molto" dice Grace guardando verso Josie e stringendomi la mano sotto il tavolo.
Rimaniamo in silenzio attorno alla tavola ognuno immerso nei propri pensieri, ognuno perso nei propri ricordi.
Grace traccia delle parole sul mio braccio, parole che lettera per lettera vedo scritte sul muro bianco della mia mente con un rosso acceso: IO TI AMO.
Stringo la sua mano e dopo aver salutato usciamo di casa lasciando che le nostre labbra combacino nel modo più naturale e dolce possibile.
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Tadaaaa aggiornamento (quasi) immediato!
Grazie per le letture, siete fantastici :) enjoy xx
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-RIVER love-
FanfictionQuesta storia parla di Jug e Grace, un'anima in due corpi, separati ma irrimediabilmente uniti da sempre e per sempre. Grace, giovane matricola nel college di Atalanta e Jug solitario veterano con un fascino d'altri tempi. Leggete per scoprire. -im...