Aveva gli occhi spenti, un sorriso sforzato, il viso pallido, se ne stava tutti i giorni chiuso in camera, senza mai uscire di casa con i suoi amici.
Questo ragazzo si chiamava Marco, aveva zero amici e quattro nemici.
Sì, quei tipici bulletti che si vedono nei film americani, che lo aspettavano davanti a scuola per farsi dare la sua merendina, lo aspettavano nei bagni per mettergli la faccia nel cesso, lo aspettavano in classe per prenderlo in giro davanti a tutti, mentre gli altri, zitti, erano complici di questa schifezza.
Forse Marco era troppo bravo, non rispondeva mai, faceva tutto ciò che gli chiedevano, accumulava tutte queste ingiustizie sperando che un giorno finisse.
Quel giorno arrivò, finì definitivamente tutto, non ci furono più maltrattamenti per il povero Marco, finalmente era libero, libero da tutti, era libero perché steso per terra, sul marciapiede della sua città c'era un ragazzo.
Marco aveva sedici anni e pesava un po' troppo per la sua età, questo era il motivo del bullismo, questa era la scusa per maltrattarlo, tutto ciò è stata la causa che lo ha portato alla morte quel giorno, perché a buttarsi giù dal balcone di casa sua è stato proprio lui che, stanco di subire ha deciso di farla finita.
Marco è un nome inventato, ma è l'unica cosa da cambiare in una storia che oramai colpisce migliaia di ragazzi/e al mondo.
Non voglio vivere in un mondo, dove tutti i ragazzi che si suicidano ogni giorno sono considerati dei senza palle, lo scarto della società, o persone che hanno fallito, perché a fallire non sono stati loro, ma la nostra società che sorda e cieca di fronte al bullismo, è complice di tutte queste morti.
STAI LEGGENDO
Il mondo che vorrei
PoetryCosa posso raccontarvi? Il mio libro non racconta una storia, non esistono personaggi, trame, avventure. Il mio libro contiene soltanto i miei pensieri riguardanti il mondo in cui viviamo e il mondo in cui vorrei vivere. Molte cose mi ostacolano: s...