Il mondo che vorrei

Ci facciamo comandare

Affronti le tue giornate con una pistola alla mano, con la paura di morire per una semplice rapina nel supermercato di fronte a casa, colmata però dalla sete di soldi e grandezza.
Essere una sulle tante pedine che fanno parte di una partita a scacchi dove, in palio, c'è il nostro mondo e anche se venissero mangiate, non sarebbero mai loro a decidere le sorti della partita.
Questa è la vita di molti ragazzi, costretti o no ad accettarla.
Hai un lavoro regolare? Non sei nessuno.
Studi? Non sei nessuno.
Pensi al tuo futuro? Non sei nessuno.
Entri a far parte della mafia? Potresti essere qualcuno, come potresti essere una delle tante vittime di questa merda.
È vero, oramai le speranze e le possibilità di crearsi un futuro, sopratutto al sud, sono sempre più difficili, ma io credo che ci sia sempre una possibilità, credo che non bisogna per forza alimentare un fenomeno che ci sta distruggendo. Perché alla fine, chi sceglie questa strada non è altro che un pezzo di legno, utile finché non diventa brace.
La maggior parte della colpa però va a noi, a tutti gli italiani,  perché ci comportiamo come delle scimmiette: non vedo, non sento, non parlo mentre loro fanno.
Uccidono la gente nelle nostre strade, spacciano la droga e fanno la guerra sulla nostra terra, permettiamo di farci comandare da due ragazzini che, con la pistola in mano, si sentono più forti.
Aver paura è normale, ma far finta di niente no.
Viviamo in una democrazia finta già da tanto tempo, ci illudiamo di poter ancora scegliere come vivere solamente perché questo ci fa andare avanti e ci fa sperare che un giorno tutto possa cambiare.
Però io credo che, solamente con la speranza le cose non possano cambiare, perché mai a scuola ho studiato di rivoluzioni fatte con le semplici parole.
Io non voglio proprio vivere in un mondo che si lamenta, ma non agisce, che piange ma accetta, che per paura lascia il mondo in mano a dei mafiosi, che a scacchi non sanno nemmeno giocarci.