Bawn era un piccolo Paese disperso nell'America latina più profonda. Il regno viveva in pace, nonostante le ostilità provenienti dai territori circostanti. Il suo re era buono e generoso e, a dispetto del suo carattere burbero, non aveva e mai avrebbe tradito il suo popolo e i suoi sudditi. In un clima così etereo, solo una persona destava preoccupazioni: il principe. Sin dalla più tenera età aveva creato infiniti problemi ai nobili e alla servitù nel palazzo, scorrazzando nei corridoi e rubando i viveri dalle dispense. L'etichetta per lui non esisteva e ciò non si poteva proprio tollerare da un futuro re. Fu così che un giorno, suo padre decise che ne aveva avuto abbastanza; magari, con un amico avrebbe smesso di creare inutili problemi.
«Mi avete chiamato, padre?» chiese il giovane, entrando nell'enorme sala del trono. Il re annuì e lo invitò ad avanzare con un cenno della mano.
«Accomodati, Shawn»
«Cosa succede? Non mi convocate mai nella sala del trono» constatò, dubbioso. Era nei guai? Suo padre aveva scoperto la sua ennesima scappatella? Nel dubbio, si preparò una via di fuga. Aveva imparato che, sebbene sembrasse infinita, la pazienza di suo padre aveva un limite ben preciso.
«Ho delle notizie da comunicarti, figliolo»
Il principe si accigliò, irrigidendosi.
«Non vorrete trovarmi una principessa, spero» borbottò, facendo ridere il re.
«No, no, non ancora»
Lasciò correre, ma quel "non ancora" lo spaventava a morte. Aveva quattordici anni, per l'amor del cielo!
«Dunque?»
«La servitù si è lamentata ancora delle tue incursioni notturne» spiegò, assottigliando gli occhi. Shawn deglutì, a disagio, ma mantenne un'espressione neutrale.
«Avete preso provvedimenti?»
«Sì» sospirò, stringendosi la parte alta del naso. «Ragazzo, entra» gridò. Shawn aggrottò le sopracciglia, prima che il pesante portone alle sue spalle si aprisse. Un ragazzino, forse della sua stessa età, fece il suo ingresso timidamente, osservato dalle guardie del palazzo.
«Non avere paura, avanti» gli disse il re con un gesto della mano.
«Lui chi è?» domandò Shawn, non togliendo gli occhi da quel piccoletto. Quando non ottenne risposta, non disse più nulla, rassegnato all'idea che non avrebbe potuto far cambiare idea a suo padre persino con le informazioni necessarie.
«Hai sentito il re? Cammina, mucchietto d'ossa» sibilò una guardia. Forse, il re non aveva sentito, ma il principe aveva udito le sue parole in modo forte e chiaro. Per non parlare della spinta che seguì. Il ragazzino cadde a terra, trattenendo un urlo di dolore: doveva aver sbattuto il ginocchio con forza.
«Ehi! Fa' piano!» gridò Shawn, aiutando l'altro ad alzarsi. Barcollò un attimo prima di mettersi in piedi e condurlo dal padre.
«Lui è Finn, comunque. Sarà la tua guardia personale»
Shawn rise, alzando gli occhi verso l'uomo seduto sul trono. Quando lo vide tremendamente serio, la sua risata scemò.
«State scherzando, vero?»
Il re scosse la testa.
«Come può proteggermi? Non che ce ne sia bisogno, tra l'altro»
«Deve essere addestrato, figliolo. Come tutti i cavalieri del regno»
Shawn roteò gli occhi e si congedò, seguito dal ragazzino.
«Dunque, Finn. Da dove vieni?» chiese, avviandosi verso la sua stanza. Quella accanto sarebbe appartenuta a quell'individuo tanto strano, che procedeva in silenzio.
«Parli la mia lingua?» azzardò il principe. Quando Finn annuì, si rilassò. Tuttavia, la loro conversazione, o quel monologo, sembrava essere terminato. Shawn accelerò il passo e si parò davanti al morettino, bloccandolo.
«Senti, se questa cosa deve funzionare, tu devi parlare con me»
«Sì, Principe» sussurrò, tremando. E lui avrebbe dovuto proteggerlo dai nemici? Assurdo!
«Chiamami Shawn» sospirò il biondino, irritato. Odiava essere chiamato con il suo titolo e, davvero, detto da quel ragazzino era orribile.
«D'accordo, Prin... Shawn»
Il principe fece un passo indietro, come se volesse riprendere a camminare, poi si bloccò nuovamente. Finn, che era pronto a scattare, gli finì addosso e per poco non li fece cadere.
«M-mi dispiace» balbettò, ricomponendosi.
«Stai bene?» esitò Shawn, afferrandolo per le braccia. Poteva sentire il battito furioso del cuore dell'altro pulsare sotto le sue dita, ma il ragazzino non accennava ad alzare lo sguardo.
«Perché vi siete fermato?» chiese.
«Perché non me lo chiedi mentre mi guardi negli occhi?»
«Sarebbe irrispettoso. Non voglio avere problemi»
«Non ne avrai. Siamo soli nel corridoio» lo rassicurò. Shawn non si aspettava di certo che avrebbe rimpianto quella richiesta. Quando li sollevò, Shawn venne lasciato senza parole dal blu più intenso che avesse mai visto. Le lunghe ciglia scure contornavano due gemme preziose, incastonate in un viso dalla pelle pallida.
«Va meglio?» bisbigliò Finn, osservando la guancia dell'altro. Non osava proprio alzare lo sguardo nei suoi occhi. Aveva paura, aveva una paura folle di vedere la stessa furia omicida che aveva alimentato gli uomini che... no, non doveva pensarci. Pareva che, però, sì fosse destato troppo tardi, poiché una lacrima bagnò la sua guancia. Fece per asciugarla, ma un tocco, leggero come le ali di una farfalla, lo precedette. Colto di sorpresa, alzò lo sguardo e incontrò quello scuro del principe. Avevano la stessa età, certo, ma lui sembrava più grande di almeno tre anni. La tenerezza con cui lo guardò fu disarmante e lo spiazzò.
«Perché piangi?» soffiò Shawn. «Ti ho spaventato?»
Finn scosse la testa, prima di abbassarla ancora, sopraffatto da strane emozioni.
«Sto bene, davvero»
Shawn annuì, prima di mettergli un braccio attorno alle spalle e accompagnarlo nella sua stanza, certo che, se fosse riuscito a vedere il coraggio nell'ingenuo cuore di Finn, sarebbero diventati buoni amici.
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The Prince's Affair [Sospesa]
RomanceShawn è il principe del regno di Bawn ed è ancora un ragazzino quando viene affiancato dalla sua futura guardia personale, Finn. Finn e Shawn hanno la stessa età e John, il re della cittadina, spera che il primo possa essere un'influenza positiva p...