5. Fragile

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«Dobbiamo parlare»

«Di cosa?» singhiozzò Shawn, non accennando a sciogliere l'abbraccio. Carl gli scompigliò i capelli, prima di allontanarlo da sé. Il biondo si strofinò gli occhi scuri, arrossandoli.

«Cosa stai combinando con quel ragazzino?» sbuffò l'uomo, osservandolo. Il principe si irrigidì e, se possibile, chinò ancor di più la testa.

«Non so di cosa tu stia parlando»

«Sto parlando del livido sul suo braccio, Shawn»

Shawn tremò leggermente, ma alzò gli occhi spalancandoli.

«Livido? Quale livido?» quasi urlò, passandosi una mano tra i capelli. Gli aveva fatto così male? Accidenti, che aveva combinato? Lo aveva fatto piangere? Certo che sì, bastava vedere la sua fuga di poco prima. Carl si accigliò, non capendo se il piccolo stesse recitando o meno. Insomma, doveva ben essere conscio della sua forza a quattordici anni.

«Devo sistemare le cose, Carl» sussurrò, strofinandosi la mano sulla faccia. Non riusciva a tenere le mani al loro posto, ma continuava nervosamente a passarle sul viso e nei capelli, facendosi anche male dato il tremolio delle dita.

«Forse dovresti dargli del tempo» suggerì l'uomo, ben consapevole che avrebbe solo peggiorato la situazione.

«No, devo farlo ora» disse, prima di correre via.

«Shawn? Shawn!» cercò di richiamarlo l'altro, quando lo vide scomparire dietro l'angolo. Sospirò scuotendo la testa. Quei due avrebbero finito per distruggersi a vicenda: Shawn era forte, certo, ma Finn lo avrebbe trascinato in un vortice che entrambi non sapevano controllare. Pensò a come riuscire a rimediare al casino che ancora doveva scatenarsi, poi sistemò le armi.

Il principe corse a perdifiato, scivolando sul lucido e marmoreo pavimento. Doveva fare ammenda per le sue azioni, doveva far sapere a Finn che gli dispiaceva, che non aveva intenzione di fargli del male. Incredibile come gli fossero bastati solo dieci giorni per affezionarsi a quel piccoletto. In quel momento, riusciva a pensare solo ai suoi occhi e al dolore che non voleva vederci riflesso. Quando arrivò davanti alla sua stanza, con la porta chiusa, non si mise a piangere per un soffio.

«Finn!» strillò, bussando alla porta. Avrebbe potuto entrare con la forza, ma preferiva che fosse lui stesso ad aprire. Tuttavia, il piccolo non rispose, ma si pietrificò all'interno della stanza. Shawn? Cosa voleva? Carl gli aveva detto qualcosa? No, no, no. Non voleva vederlo.

«Lo so che sei lì! Aprimi» sbottò, continuando a bussare. Non si sarebbe arreso. No, avrebbe continuato a bussare finché non avesse sfondato la porta con le nocche.

Finn scosse la testa, mentre cercava di trattenere le lacrime. Il nodo alla gola non intendeva sciogliersi, ma continuava a togliergli il fiato, mentre sistemava i suoi vestiti.

«Voglio parlare, ti prego» disse, abbassando la voce il biondo. Bussava meno velocemente ma con colpi regolari e ritmici. Il più piccolo si asciugò una lacrima, sdraiandosi sotto le coperte e coprendosi le orecchie col cuscino per non sentire più quella voce. Va' via, ti supplico.

«Ti prego» mormorò Shawn, scivolando con la schiena contro la porta. Nonostante l'emozione, aveva sentito i singhiozzi di Finn e ciò non faceva che aumentare la sua ansia. Appoggiò la testa contro il legno massiccio, sospirando. Come poteva scusarsi se nemmeno gli voleva parlare? Sospirò e, con le lacrime ormai asciutte lungo le guance, si addormentò là fuori.

The Prince's Affair [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora