7. Arco

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Il giorno seguente, Finn si recò nuovamente da Carl. In fondo, non aveva nemmeno iniziato l'allenamento per colpa dello screzio con Shawn.

«Ciao, figliolo» lo salutò l'uomo. Finn sorrise, avvicinandosi.

«Ciao, Carl»

«Qual buon vento ti porta da me?» chiese. Non avevano in programma nessuna lezione, quindi non si aspettava di vederlo lì.

«Pensavo che mi sarei potuto allenare oggi. Ieri non ho avuto modo di cominciare» tentennò, incerto.

«Certo, accomodati» rispose l'altro, scompigliandogli i capelli. «Sei una persona seria, Finn. Spero tu possa trasmettere un po' di buon senso anche alla peste» rise, seguito da Finn.

«Shawn è una brava persona. Ha solo bisogno di comprensione»

Carl si voltò aggrottando le sopracciglia, tanto che il moro temette di aver detto qualcosa di sbagliato.

«Sei sicuro di avere quattordici anni? Ragioni troppo responsabilmente» borbottò l'allenatore. Si voltò verso le armi per nascondere il sorriso che stava per nascere: finalmente qualcuno si preoccupava per Shawn. Era certo che, in fondo, si fosse sbagliato e che quei due fossero una bella squadra.

«Inizia a correre, Finn» ordinò. Il piccolo cominciò a saltellare lungo il cortile, finché non si inginocchiò a terra, distrutto. Carl lo raggiunse con un sorriso di pietà.

«Wow. Sei la persona con la più bassa resistenza che io abbia mai conosciuto» rise, porgendogli la mano. «Sarà difficile fare di te una guardia»

Finn si alzò e sbattè un piede a terra.

«Non ce la farò mai!» si lamentò. Come avrebbe fatto a dire al re che aveva fallito?

«Ho detto che sarà difficile, non impossibile»

Carl si spostò, dandogli le spalle. Studiò nuovamente le armi, poi gli porse un arco.

«Sai cos'è?»

«Certo» affermò con gli occhi lucidi. Almeno quell'arma sapeva usarla. Ricordava ancora come suo padre gli avesse costruito il suo primo arco con dedizione e pazienza. Era bellissimo, rifinito nei minimi particolari. E gli era stato portato via nello stesso incendio che aveva distrutto la sua casa e la sua vita. Quel pensiero gli fece stringere maggiormente il legno tra le dita.

«Ti senti bene, ragazzo?» sussurrò Carl, mettendogli una mano sulla spalla. Finn sussultò, ma annuì.

«Passami le frecce» mormorò. Bramava la sensazione di tenere tra le mani l'arma, di sentire il suo cuore rallentare insieme al suo respiro e di veder scoccare la freccia verso il bersaglio.

«Sei sicuro? Lo sai usare?» domandò l'allenatore, storcendo la bocca. Non era certo che un piccoletto del genere potesse armeggiare quell'arco.

«Sono più che sicuro»

Carl gli diede le frecce, che Finn posò ai suoi piedi. Ne posizionò una sull'arco e si voltò verso i bersagli. Erano dei grandi cerchi di legno colorato appesi al muro, ma sortivano il loro effetto. Prese un bel respiro, prima di sollevarlo verso l'obiettivo rossiccio. La punta della freccia era perfettamente allineata con il centro, e, data la mancanza di vento, così doveva rimanere. Finn chiuse gli occhi, mantenendo la corda tesa. Quando li riaprì, scoccò la freccia. Essa fendette l'aria, fino a conficcarsi nel centro esatto del cerchio.

Il moro sorrise, voltandosi verso Carl, che se ne stava appoggiato a un sostegno con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

«Tu... come...» provò a chiedere. La sua precisione era stata incredibile! Finn rise, arrossendo.

«Me l'ha insegnato mio padre»

«È stato fantastico!» esclamò Carl abbracciandolo. Per la prima volta, il moro sentiva di aver trovato quel calore familiare che gli mancava da tempo ormai.

«Non sei del tutto gracilino, allora» scherzò l'uomo. Dalla porta sul retro, arrivò un battito di mani che li fece voltare. Shawn avanzò verso di loro a passo svelto e, ignorando Carl, si piazzò di fronte al morettino. Aveva assistito a tutto l'allenamento, ma non aveva voluto farsi notare. Finn era pessimo nella corsa ma quel colpo lo aveva stupito al massimo, tanto da farlo uscire allo scoperto. Gli occhi blu incontrarono quelli marroni in cerca di risposte a una tacita domanda. Non ne ottenne nessuna: il principe se ne stava in silenzio, solo fissandolo intensamente. Il biondo allungò una mano, posando il palmo verso il collo del più basso, poi riprese a guardarlo negli occhi.

Carl tossì, dileguandosi. Non aveva mai assistito a nulla di più imbarazzante.

«È stato incredibile» mormorò Shawn prima di far congiungere le loro fronti. In un attimo, il volto di Finn si aprì in un accecante sorriso che bloccò del tutto l'altro, incantato da tale grazia e bellezza. Spaventato dal battere furioso del suo cuore, soffiò di nuovo: «Già, proprio incredibile»

The Prince's Affair [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora