27. Dov'è?

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Shawn si svegliò leggermente contrariato e infastidito dalla luce che penetrava dalla finestra. Sbadigliò con gli occhi socchiusi ed emise un grugnito, prima di ricordarsi gli avvenimenti della notte precedente. Un sorriso allegro e rilassato si fece strada sulle sue labbra, illuminando il suo sguardo. Rotolò su un fianco, bramando di scontrarsi col calore emanato dal corpo del morettino, ma trovò solo le fredde lenzuola ad accoglierlo. Il principe si accigliò. Dove poteva essere andato? Con uno sbuffo, ma pur sempre troppo felice per farsi rovinare la giornata, si vestì, notando solo in un secondo momento un biglietto lasciato sul suo comodino.

Vai in cucina.
- Finn

Strano. Non si aspettava un biglietto così conciso e non capiva perché lo volesse proprio in cucina. Forse, aveva una sorpresa. Con quel pensiero, un ghigno rimase sulla sua faccia per tutto il tragitto. Si reputava patetico e infantile ma non poteva farci nulla. Ancora sentiva i mormorii e la dolce voce di Finn nelle sue orecchie, la sua bocca sulla sua e... Concentrati, si ripeté nella testa.

Arrivato in cucina, diede un'occhiata ma Finn sembrava essersi dissolto nel nulla. Non faticò tuttavia a individuare la cuoca che si irrigidì non appena lo vide. Lui non sembrò farci troppo caso.

«Annie!» la salutò beatamente. La donna lo guardò stranita e insicura, quasi tormentata.

«Ti senti bene, Shawn?» chiese, cauta. Era sorpresa e al contempo preoccupata dal suo comportamento e da quella luce brillante nel suo sguardo. Il biondo sembrò bloccarsi.

«Non... dovrei?» tentennò, scherzoso. Le allungò il biglietto.

«Mi sai dire dov'è Finn? Mi ha lasciato questo biglietto ma non riesco a trovarlo» spiegò, continuando a lanciare occhiate di tanto in tanto. Voleva solo averlo accanto a sé, abbracciarlo e baciarlo. Magari, non in pubblico.

«Finn non è più qui, ma l'ho visto stamattina» fece una pausa, sorridendo. «Penso che dovresti andare da Carl»

Lui annuì semplicemente e fece per uscire prima di voltarsi e abbracciare la donna.

«Ti voglio bene» le sussurrò.

«Anch'io, tesoro»

Sorrise ancora, dirigendosi verso il cortile degli allenamenti. Carl era lì e osservava le armi con le spalle curve e un cipiglio grave sul volto.

«Carl» lo chiamò. Si gelò osservandolo e avanzò con cautela. «Stai bene?»

L'allenatore si passò una mano sugli occhi e annuì. Pareva stanco e invecchiato di qualche anno.

«Tu, piuttosto» parlò con voce graffiata. Aveva pianto per caso? La domanda inespressa lo lasciò perplesso per un attimo, tanto che Carl si sentì in dovere di specificare: «Come stai tu?»

«Bene. Perché me lo chiedete tutti oggi?» rise, fermandosi davanti all'espressione affranta e sconfitta di Carl. Un pensiero aleggiò nella mente del ragazzo, insinuandosi pericoloso nei meandri del suo inconscio. Il cuore prese a galoppare senza sosta, la sua gola si strinse impedendogli quasi di respirare. La testa sembrava avvolta da una bolla di incoscienza e autoconservazione. Se fosse rimasto nel suo mondo, non avrebbe dovuto affrontare quello esterno, no?

«Carl, dov'è?» domandò con voce incrinata. Alla richiesta, l'uomo sospirò abbassando lo sguardo.

«Non te l'ha detto, vero?»

Shawn prese a tremare ma trattenne le lacrime.

«Carl, dov'è Finn?»

L'allenatore prese un respiro profondo,  prima di rispondere. Il principe poteva dire che stesse soffrendo ma al momento voleva solo una risposta.

«È partito questa mattina, Shawn» si decise a mormorare. Si aspettava un urlo, uno sfogo, un pugno di frustrazione. Ma non accadde nulla. Il biondino se ne stava semplicemente lì, con occhi vacui, a metabolizzare la cosa. Quando lo fece, riuscì a dire: «Per quanto?»

«Non lo so, Shawn. Potrebbero essere mesi, così come anni. L'allenamento non ha una scadenza precisa»

Senza una parola, si voltò e, con la testa bassa, si diresse verso la sua camera. Carl lo seguì con lo sguardo finché non scomparve dietro la parete, poi si permise di piangere poche lacrime solitarie in silenzio.

Shawn a malapena salutò le cameriere quando gli passarono accanto e chiuse la porta con delicatezza. Non si sentiva nemmeno arrabbiato. Era deluso e privato di ogni energia. Come aveva potuto? Quel bastardo. Aveva giocato con lui? No, non era possibile. I loro baci, i loro sguardo erano reali. E allora cos'era cambiato? Forse, solo lui aveva preso sul serio quella loro... cosa? Relazione? Sospirò appoggiando la fronte al muro e chiudendo gli occhi.

Già gli mancava da morire.

Ora potete odiarmi.

The Prince's Affair [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora