35. Riunione

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Nelle puntate precedenti
Finn è tornato, ma il primo incontro con Shawn non è andato molto bene. Shawn è chiaramente sconvolto e arrabbiato. Finn non sa come comportarsi e si sfoga con Richard.

Shawn sospirò, stringendo la presa sullo schienale della sedia. Ogni singolo pensiero lo stava uccidendo lentamente e, nonostante la giovane età, temeva per un imminente e dolorosa morte. Con la coda dell'occhio, osservò il ritratto della sua famiglia e si affrettò ad asciugare una lacrima solitaria sfuggita al suo controllo.

«Cosa devo fare?» chiese con voce flebile, scuotendo la testa. «Non so come comportarmi. Padre, so che non approvereste mai questa mia incertezza o questi miei... sentimenti, ma so che mi avete voluto bene e che eravate fiero di me. Ho bisogno di un segno, qualsiasi cosa che mi dica come condurre questo regno senza crollare, senza mostrarmi debole, senza-» cedere a stupide guardie, che decidono di tornare all'improvviso senza avvisare il proprio re. Shawn emise un gemito di frustrazione, lasciando la morsa sulla sedia di scatto.

«Madeline» urlò, chiamando una ragazza della servitù addetta a quell'ala del palazzo. Un viso grazioso fece capolino dalla porta qualche istante più tardi, facendolo sussultare.

«Mi avete chiamato, Maestà?» domandò, facendo un leggero inchino e attendendo paziente. Lui annuì, sospirando.

«Quando ti è possibile, vorrei che convocassi la mia precedente guardia nella stanza con il camino» la istruì, attenuando il tono della voce. Non voleva spaventarla, non aveva fatto nulla di male. Almeno lei. Con un gesto, le disse di andare e diede un ultimo sguardo al quadro prima di ricomporsi.

Sarebbe stata una lunghissima e sofferta riunione. Come se diventare re non fosse già abbastanza difficile.

******
Finn e Richard erano ancora abbracciati sul letto del primo, quando un leggero bussare alla porta non li fece sobbalzare. Finn per poco, in uno stato di dormiveglia, non rotolò giù dal letto. Si alzarono di colpo, lasciando che chiunque fosse entrasse senza problemi.

«Sua Maestà richiede la tua presenza, Finn» annunciò la ragazza, con un sorriso forzato. La guardia si accigliò, ma fece un verso di assenso, che tuttavia non congedò la ragazza. Madeline pareva incerta.

«C'è qualcos'altro?» le chiese, avvicinandosi e portandole una mano sulla spalla. Il contatto la ridestò e i suoi occhi si spalancarono.

«No, no. Solo-» si interruppe, tentando di elaborare il concetto. «Il re è arrabbiato. Direi furibondo. Fa' attenzione»

«Grazie, Madeline» mormorò, congedandola con un cenno del capo e un timido sorriso. Chiuse la porta con controllato angoscia.

«Cosa pensi di fare?» chiese Richard, osservando il corpo dell'altro mentre veniva scosso da tremori violenti. Si stava mordendo il labbro a forza e le unghie si infilavano insistenti nella carne dei palmi delle mani.

«Devo andare, ovviamente. Non posso disobbedire agli ordini»

«Lo so, Finn» disse, mentre l'amico si sedeva ancora accanto a lui. Le spalle avevano assunto una piega accentuata, come se stesse cercando di scomparire piegandosi su sé stesso.

«Vuoi che venga con te?» domandò. Finn incontrò i suoi occhi e annuì, grato. Allungò una mano e Richard passò volentieri un braccio attorno alle spalle del più basso, il quale si appoggiò pesantemente al suo corpo.

Il corridoio sembrava più lungo che mai, mentre i loro passi risuonavano come definitive condanne nel silenzio. Entrambi si fermarono di colpo davanti al portone di legno, ma non si mossero per qualche istante. Finn era a dir poco terrorizzato. Da quando era tornato, ogni rumore gli ricordava una possibile arma da guerra, ogni cibo aveva comunque il retrogusto amaro del sangue e ognuno poteva colpirlo alle spalle. Eppure, niente batteva la paura di affrontare lo sguardo duro e pieno di odio di Shawn.

«Sai ancora come aprire una porta, vero?»

La voce di Richard lo riscosse, facendolo esibire in un'occhiataccia sbilenca. Non era il momento di scherzare.

«Dovrai affrontarlo prima o poi» continuò l'altro, imperterrito.

«Preferivo poi che prima» sussurrò in rimando. Notò all'ultimo secondo che il suo amico si fosse mosso per tornare nella camera e decise di agire d'istinto: gli afferrò il braccio e lo tirò finché i loro corpi non si scontrarono.

«Non lasciarmi. Ti prego» soffiò Finn, stringendogli il polso fino a fargli male. I suoi occhi lucidi si legarono con quelli di Richard, che si limitò a sorridere e annuire. Bussarono, cauti, prima di aprire la porta massiccia. Il castano liberò il proprio arto dalla presa e seguì l'amico con una mano sulla spalla, stringendo impercettibilmente la presa per infondergli coraggio.

Non si prospettava nulla di buono.

The Prince's Affair [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora