Non avevano un piano. Non abbiamo un piano, si ripeté ancora Ethel mentre camminava avanti e indietro per il corridoio della casa di Leroy. Dopo aver detto tutto a sua madre, non era stato facile convincerla che tutto sarebbe andato bene e che, se ci fossero riusciti, gran parte dei problemi sarebbe stata eliminata. Gaila aveva combattuto a lungo per far si che sua figlia ragionasse, ma quando quest'ultima aveva espresso chiaramente di non voler far altro che distruggere il mercato nero di Rivelatori, non ha potuto far altro che accettare sconfitta di darle la sua "benedizione" per quella missione suicida.
Era a casa di Leroy da sola, con Rex. Quest'ultimo se ne stava isolato, seduto sul letto della camera da letto di Leroy, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiata sui libri di musica della libreria della stanza. Come l'altro Avveratore, anche Rex era un musicista, dopotutto.
Ethel, invece, se ne stava in giro per l'appartamento, aspettando che Ben e Leroy tornassero e insieme discutessero finalmente di come voler mettere in atto il piano. La Rivelatrice sapeva che il loro okay era stato dato per una sorta di improvvisazione. Ma sperava in una minima preparazione. Di certo non potevano andare al The Blue Lion e attaccare il nulla, dato che il volto dell'altra metà era ignota a tutti i componenti della squadra.
Certo, avevano parlato di improvvisazione, ripensò ancora Ethel pensierosa. Ma non potevano certo uscire all'improvviso come se andassero al cinema e poi scatenare la guerra da un momento all'altro, anche se, a quanto sembrava, era il quello l'intento di Leroy.
«Devi calmarti. Arriveranno presto.» la voce di Rex arrivò dall'uscio della porta della camera di Leroy.
Mangiandosi l'unghia, Ethel si voltò verso l'Avveratore. Strano come l'uomo che aveva minacciato di uccidere la sua famiglia in quel momento si trovasse lì con lei e che nessuno cercasse di uccidere l'altro. Il mondo ormai era diventato un luogo totalmente assurdo, pensò Ethel.
«Tu come pensi che potremmo fare? A prendere l'altra metà e ad uscirne indenni?» domandò lei all'Avveratore.
Lui alzò le spalle: «Io non ho mai detto o pensato che ne saremmo usciti indenni.»
Ethel si fermò a fissarlo.
Lui proseguì: «Indenni è una parola grossa. Ho più pensato che ne saremmo sopravvissuti, ecco.»
«Davvero incoraggiante.» commentò Ethel.
«Nella guerra devi guardare in faccia alla realtà, tesoro.» ribatté Rex allungando un modesto sorriso. Sul suo volto ancora coperto da diversi lividi apparì come qualcosa di rigenerante: «È inutile pensare che andrà tutto bene, perché è anche logico che qualcosa vada storto. Ma, nel complesso, possiamo dire che con la volontà e il nostro spirito combattivo – magari anche con un po' di fortuna – noi possiamo farcela.»
«Dunque, anche a te va' storto l'operato dell'altra metà.» rifletté a voce alta. Non credeva che un Avveratore come Rex sarebbe stato contrario a ciò che faceva l'altra metà. Insomma, fin dall'inizio si era dimostrato un individuo piuttosto particolare della sua "razza", soprattutto per il suo modo di lavorare. Leroy e Ben dicevano che su di lui correvano delle voci, secondo il quale Rex uccidesse senza conoscere il destino delle sue vittime. Ciò era considerato un crimine, nel mondo dei detentori dei destini. Proprio per questo, vederlo dalla parte dell'altra metà non avrebbe minimamente sorpreso Ethel. Eppure, ultimamente l'Avveratore si stava rivelando tutta un'altra persona. Non le sembrava più lo stesso Rex che aveva conosciuto al Funny Bar o che l'aveva costretta a seguirlo l'ultima sera che aveva avuto una crisi – o meglio, una visione.
Rex piegò leggermente la testa di lato: «Faccio parte della squadra pronta ad ucciderla. Credo la risposta sia ovvia ed evidente.»
«Sì, ma perché?» insisté Ethel.
STAI LEGGENDO
Bitter Fate - Destino Amaro
Paranormal***NOTA: Quest'opera è stato un tentativo di scrittura di un'idea che mi era venuto molto tempo fa. Trovo quella stessa idea ancora validissima, però l'opera che ho scritto, ha diverse cose che, lette e rilette (col senno di poi), non sono realizzat...