Due giorni prima.
Nonostante apparisse arrogante e poco maturo ammetterlo, Leroy adorava osservare il dolore in una persona. Guardarla agonizzante, in preda alle più atroci sofferenze. Dopotutto, era un Avveratore. Ma trovava sempre ancor più elettrizzante assistere ad un Rivelatore nel pieno del suo potere, immerso tra le immagini di un qualche destino che poi lui avrebbe cambiato.
«Non farmelo fare.» aveva implorato il Rivelatore. Ad essere sincero, Leroy non si importò neanche di scoprirne il nome, o l'età. Ciò che gli interessava era tutto ciò a cui serviva, ovvero rivelare il destino che decideva – più o meno, in quel caso – di vedere. Si trovavano in una stretta via tra due palazzine di un quartiere residenziale, in quel momento così silenzioso e buio: l'orario doveva aggirarsi verso la mezzanotte o giù di lì.
«Perché voi Rivelatori non potete semplicemente fare quello che è il vostro unico compito?» gli aveva risposto Leroy con tono scocciato. Fino a quel momento aveva deciso di non intimarlo in alcun modo grave, niente torture o altro: i Rivelatori bisognava modellarli, addestrarli per i propri obbiettivi. Alcuni erano più tosti di altri, ma in un modo o nell'altro, Leroy riusciva sempre a vincere. Utilizzare le maniere gentili, per poi passare a quelle più insistenti, dopodiché le intimazioni e, nei rari casi in cui i soggetti erano più irremovibili del normale, partire con pesanti minacce e anche qualche trucchetto da Avveratore. Certo, i Rivelatori erano avvantaggiati: come per Scongiuratori ed Avveratori esistevano armi per combatterli, contro i Rivelatori non c'era nulla, erano praticamente immuni e anche se Leroy avesse voluto uccidere quell'uomo seduta stante, non avrebbe potuto. Punto primo, perché si trattava di uno dei reati più gravi nel mondo dei tre detentori dei destini e quindi sarebbe morto nel giro di qualche ora; secondo, i suoi poteri da Avveratore non avrebbero funzionato contro un Rivelatore, neanche se avesse impiegato tutte le sue energie per disintegrarlo.
«Voi Avveratori siete così arroganti.» aveva sputato l'uomo e Leroy alzato le sopracciglia. Continuò con: «Non puoi obbligare un Rivelatore a fare ciò che vuoi. E io non cederò mai ai tuoi voleri.»
«L'ostinazione è una qualità da invidiare.» aveva commentato successivamente Leroy: «Ma lo è anche l'ubbidienza. Tu vivi per un solo motivo ed io esisto affinché questo serva a qualcosa.»
Il Rivelatore rise. Forse fu quello a far perdere definitivamente le staffe all'Avveratore oppure il fatto che stesse ancora a perdere tempo con un tizio di cui non conosceva nulla se non i suoi poteri. Fatto sta che lo prese per il colletto del suo maglione bianco e gli tirò un pugno dritto alla mascella. Il colpo portò a terra l'uomo che cominciò a lamentarsi coprendosi il punto traumatizzato con una mano.
Leroy a quel punto si era sistemato la giacca: «Possiamo continuare così per tutta la notte. Non ci crederai mai, ma sono molto più attivo al buio. Una sorta di vampiro.» poi aveva riso alla sua battuta.
Qualche minuto dopo era lì, a guardare il Rivelatore ai suoi piedi semicosciente, con la faccia coperta di sangue, gonfia per i lividi che presto si sarebbero andati a creare. L'Avveratore si massaggiò le nocche sporche del sangue della vittima agonizzante pronto per un nuovo colpo.
«Mi ucciderai comunque!» urlò il Rivelatore sputando del sangue e cercando di alzarsi. Il suo maglione bianco aveva chiazze rosse in così tanti punti che ormai non poteva definirsi del colore originario.
Leroy lo aiutò a tirarsi su, acchiappandolo per le spalle. Si ritrovarono faccia a faccia anche se, nell'imbarazzo del ragazzo, l'uomo era una decina di centimetri più alto di lui per cui la situazione era vagamente strana. L'Avveratore fece una smorfia e gli tirò un altro pugno che lo riportò per terra: «Non sopporto chi mi guarda dall'alto in basso.»
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Bitter Fate - Destino Amaro
Paranormal***NOTA: Quest'opera è stato un tentativo di scrittura di un'idea che mi era venuto molto tempo fa. Trovo quella stessa idea ancora validissima, però l'opera che ho scritto, ha diverse cose che, lette e rilette (col senno di poi), non sono realizzat...